Alitalia con i soliti vizi, anche per oggi non si vola
C’è voluto un ultimatum dell’unione europea, che attende da mesi la soluzione della crisi di Alitalia, perché si componesse il difficile mosaico delle nomine del consiglio di amministrazione della newco, su cui già si fatica a spendere una parola buona. Non si può farlo perché la compagnia sarà nuova, ma i vizi sono quelli di sempre. Il decreto che farà nascere il vettore ha tardato a venire alla luce per un solo motivo, non smentito da nessuno degli interessati: non si trovava la quadra sulle poltrone in cda. Così, per superare l’impasse, sono state fatte lievitare fino a nove, in modo da accontentare tutte le forze politiche, compresa Italia viva e, pare, il premier. Nel frattempo il piano industriale prevederebbe che 5 mila lavoratori su circa 11 mila escano dalla compagnia per venire ricollocati, promessa che di questi tempi suona più che mai poco credibile. Basterebbe questo perché i cittadini, che ancora pagano un prelievo di cinque euro sul biglietto aereo che finisce nel Fondo volo (quello che integra gli ammortizzatori del settore, usato soprattutto per Alitalia), quegli stessi cittadini che hanno sborsato finora 145 euro a testa (fonte Sole24ore) in salvataggi improbabili, avessero il diritto di dubitare sul corretto uso di quei tre miliardi che sono già destinati a far risorgere una compagnia stremata.
Già, perché l’unico effetto certo che ha prodotto la «compassionevole cura» con cui tutti i governi negli ultimi anni hanno tenuto in piedi la compagnia, è la certezza che qualcuno, cioè i contribuenti, ripianerà ogni sperpero, fino all’ultimo centesimo.
Qualcuno ha detto che questo è più che mai il tempo del coraggio. Ma in questo caso il coraggio davvero non basta più: è mancato al momento debito, quando Alitalia era nelle condizioni di entrare in un’alleanza dignitosamente e non ridotta a pezzi come adesso. Non c’è nessuno che non veda che l’operazione che si sta preparando per Alitalia è disperata. Nessuno tranne chi ha pensato che fosse ancora l’ora di sedersi a banchettare sulle sue ennesime spoglie.