Infrastrutture e rete unica: impegni concreti o solo parole?
Infrastrutture, sembra essere una parola magica. Ogni volta che si parla di ripresa, di rilancio, si pensa a come aiutare l’economia. E se c’è di mezzo lo Stato, la prima azione che viene in mente è quella di potenziare le infrastrutture. Così sta accadendo anche in Italia. Non che il nostro Paese non ne abbia bisogno, basti pensare che i due poli aeronautici e aerospaziali del Sud, quelli di Puglia e Campania, non sono collegati tra loro. Ma va subito detto che lo Stato da solo non può sostenere tutti gli investimenti. E quindi ha bisogno dei privati. Ci si dovrebbe però chiedere perché, attraverso lacci e lacciuoli, si sono voluti di fatto sterilizzare gli interventi di quei General contractor hanno permesso di avere l’alta velocità che così tanto ci rende orgogliosi. E poi, quale sarà il ruolo della pubblica amministrazione in questa operazione infrastrutturale, perché i problemi, come spesso accade in Italia, arrivano a valle. Al momento di eseguire i piani, di dare gambe agli annunci e persino alle leggi, il nostro Paese è particolarmente deficitario. Nello Stato, secondo una ricerca di Ey, i dipendenti con meno di 35 anni sono solo il 2% del totale. Mentre il 46% ha più di 55 anni. Purtroppo, questo non significa maggiore esperienza o qualifiche elevate. Solo meno di un dipendente su tre nella pubblica amministrazione ha una laurea. Tutto questo non agevola quel rapporto tra pubblico e privato che dovrebbe essere il sale degli investimenti. Senza contare che a volte si fa fatica a rintracciare priorità nelle indicazioni del governo. Un esempio per tutti: la rete unica delle telecomunicazioni. Sarebbe di sicuro utile. Purché si capisca che ogni angolo dell’italia non ha bisogno di una rete quanto di connessione, meglio se più connessioni ad alta velocità che abilitino territori e imprese al digitale. Si deve partire da quello che già esiste e non da ipotetiche soluzioni a tavolino. Altrimenti il rischio è che il miraggio di una rete unica diventi paradossalmente un freno agli investimenti.