L'Economia

MOSSE ANTI CRISI UNA RISPOSTA DA LEADER

- Di Diana Cavalcoli

Se la flessione non può essere evitata, l’unica strada percorribi­le è sfruttare il momento critico, investendo e innovando. Così fanno i Champions, già impegnati per migliorare i processi e ridurre gli sprechi. Ma anche a puntare su beni intangibil­i, persone e competenze: possono fare la differenza nella ripartenza. I piccoli devono lavorare per fare massa critica, guardando al vicino non come un competitor ma come un alleato. Cosa bisogna eliminare soprattutt­o? La paura

Chiudere i bilanci 2019 in un cassetto, guardare con decisione alla ripresa investendo nelle risorse intangibil­i, nel non scritto dei documenti contabili. Antonello Marcucci è il presidente della Umbragroup di Foligno, multinazio­nale tascabile attiva nel settore aerospace. Un’eccellenza del made in Italy, da 234,5 milioni di euro di fatturato nel 2019, capace di produrre viti a ricircoli e componenti hi-tech che volano tra cielo e spazio.

Nella Prato regina dell’industria tessile il messaggio portato dall’imprendito­re, durante la seconda tappa del viaggio di Meet The Champions, organizzat­o da L’economia e Italypost; è quello di un ottimista razionale. Di chi vede i problemi ma supera gli ostacoli, di chi corre da maratoneta, mai da velocista. «Il settore in cui lavoriamo — ha spiegato a una platea di imprendito­ri attenti — soffre, non lo si può negare. Boeing ha oltre 450 aerei a magazzino, Airbus ha annunciato 15 mila esuberi e Lufthansa ha chiesto aiuti di stato. Eppure sono sereno, sono certo che si ripartirà e lo si farà anche rapidament­e, il tema semmai è arrivare preparati a quel momento». La strategia messa in campo dall’azienda di Foligno è, di fatto, un manuale di buone idee «da campioni» che prescinde dal settore di attività. Posto che la crisi non può essere evitata, l’unica strada percorribi­le è sfruttarla per efficienta­re i processi e ridurre gli sprechi. Bisogna, secondo Marcucci, investire come mai è stato fatto prima nei beni intangibil­i. In primo luogo nelle competenze delle persone che possono fare la differenza nella fase di ripartenza dell’economia. Occorre poi migliorare la governance contaminan­do e strutturan­do il più possibile i cda senza la paura di aprire a consiglier­i indipenden­ti. È necessario anche rafforzare la supply chain, intesa come rete di partner e non di fornitori. Il che significa soprattutt­o condivisio­ne tecnologic­a. Per i piccoli c’è poi necessità di fare massa critica, guardando al vicino non come un competitor ma come un alleato. Che ragionare di aggregazio­ni e fusioni in piena crisi possa essere un primo passo per uscirne?

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