Ora la consulenza si fa (anche) con gli occhiali smart
«Per stare accanto ai nostri clienti in tutto il mondo ci siamo inventati metodi nuovi, utilizzando ad esempio i Google Glass». Gilda D’incerti è ceo e fondatrice di Pharma quality Europe, multinazionale tascabile specializzata nella consulenza farmaceutica. Che significa supporto in termini di compliance, audit e certificazione degli standard di qualità di farmaci e dispositivi medici. Un’azienda capace di passare dagli 8,6 milioni di ricavi del 2012 ai 31,3 del 2019 e di crescere dalla sede in Valdarno in tutto il mondo. Aprendo uffici dal Giappone al Messico, dal Brasile alla Cina, passando per l’india, la Svizzera e Israele.
«Tra il 2018 e il 2019 — spiega la ceo — abbiamo investito molto a livello globale, il 2020 doveva essere l’anno del salto. Chiaramente l’emergenza Covid-19 ha rallentato questo slancio anche se chiuderemo l’anno con un +10% di vendite e un fatturato attorno ai 40 milioni». Per il gruppo la pandemia è stata l’occasione per efficientare alcuni processi e trovare nuove soluzioni per garantire supporto ai clienti attraverso la tecnologia. «Abbiamo sfruttato la realtà aumentata — racconta la ceo —. Con gli occhiali smart è possibile sentire, vedere e analizzare quello che avviene presso un cliente». I dispositivi hanno una telecamera incorporata che consente, ad esempio, di mostrare sulla lente i dati relativi a un pc inquadrato. «Riusciamo da remoto a guidare sul campo le persone e in alcuni casi anche i clienti stessi. Abbiamo accelerato il processo di digital transformation scoprendo strumenti utili per l’attività di audit», aggiunge D’incerti.
La forza dell’azienda è stata poi la capacità di coordinare i team internazionali. Una sfida non semplice considerando che Pqe conta 43 nazionalità diverse fra i suoi dipendenti e all’interno dell’impresa si parlano 25 lingue. «Siamo da sempre attenti al tema della comunicazione interna. Tanto che in piena emergenza sanitaria abbiamo deciso di avviare il progetto speciale, Infodemic Task Force». In breve, una serie di articoli e pubblicazioni a carattere scientifico pensati per contrastare il flusso di fake news online sui temi legati alla pandemia. I contenuti, consultabili liberamente sul sito dell’azienda, verranno arricchiti nella seconda edizione del progetto in cui si avrà una maggiore partecipazione dei team dall’estero. «Il 95% dei nostri dipendenti ha una formazione scientifica: abbiamo chimici, fisici e biotecnologi. Approfittando di questo know-how abbiamo cercato di fare chiarezza, prima per la comunità aziendale e poi per il pubblico. Contrastare l’infodemia è una questione di responsabilità sociale d’impresa», conclude D’incerti.
«Chiuderemo l’anno con un +10% di vendite e un fatturato di 40 milioni circa»