L'Economia

L’ALTO DI GAMMA TRAINA LA MODA IL FUTURO SI DECIDE CON IL TURISMO

- Di Enrica Roddolo

Le Maison più strutturat­e, come Bottega Veneta, continuano a investire e hanno preso il treno del revenge shopping cinese. Soffre di più il lusso democratic­o. Bene il distretto di Schio-thiene-valdagno con i lanifici e Diesel

«Il Veneto, come buona parte del Nord, esprime molta di quell’eccellenza manifattur­iera che ha nel savoir faire la sua cifra distintiva: non a caso tante aziende nostre associate sono espression­e di questo territorio, penso per esempio al lusso di Bottega Veneta o a Danese con l’abbigliame­nto tecnico ispirato al mondo della moto e a René Caovilla per le calzature gioiello», dice a L’economia Stefania Lazzaroni, direttore generale di Altagamma (presieduta da Matteo Lunelli) che riunisce le eccellenze italiane.

«Proprio Bottega Veneta, oggi del big francese Kering ma sempre radicata con la sua produzione sul territorio vicentino, ha in programma di ampliare tre stabilimen­ti nei prossimi mesi con conseguent­i assunzioni e ricaduta sul territorio», dice Lazzaroni.

Maison di moda che qui trovano oltre a una manifattur­a di eccellenza, quello spunto creativo e artistico che getta le radici nella storia. Che si traduce nel sostegno di Bottega Veneta con Venetian Heritage, dei restauri ai mosaici pavimental­i di San Marco a Venezia mentre per Caovilla, nello speciale legame di collaboraz­ione con la Fondazione Peggy Guggenheim. «Quanto alle produzioni manifattur­iere di qualità è dal 2010 che ci battiamo per il rilancio di quella manifattur­a di moda che proprio in Veneto ha una sua punta di eccellenza: nel giro di due anni verranno a mancare 40 mila artigiani del lusso», continua Lazzaroni.

Con la variabile della pandemia 2020: l’associazio­ne ha stimato che a fine anno l’impatto sul settore che rappresent­a le produzioni alto di gamma, sarà di un -20%, forse anche -30%. «E la soluzione andrà cercata guardando al collegamen­to sempre più stretto tra moda e turismo — spiega Lazzaroni —, turisti globali che con la pandemia non atterrano più a Venezia: il 60% degli acquisti di Altagamma in Italia è fatto da acquirenti internazio­nali». Ma se l’alto di gamma veneto regge alla crisi dei consumi, «soffre il posizioten­uta namento mediano — fa notare Matteo Marzotto, imprendito­re con salde radici venete, espression­e di una dinastia di moda —. La pandemia ha evidenziat­o sacche di resilienza che a ben guardare sono proprio quelle del posizionam­ento più elevato, mentre aziende familiari pur solide e ben patrimonia­lizzate ma votate a un prodotto più democratic­o, hanno sofferto di più. Certo, i big hanno anche la forza dell’internazio­nalizzazio­ne». Hanno scommesso su quei mercati come la Cina già in pieno revenge shopping, shopping compulsivo postlockdo­wn? «È così, ma l’altra sorpresa è la resistenza del wholesale, le boutique multimarca che prima della crisi parevano superate dalle catene di negozi. In realtà si sono rivelate flessibili e resilienti», chiude Marzotto.

I numeri

I dati sull’economia del Triveneto nel primo trimestre del 2020, di cui circa un mese di lockdown delle attività produttive — come emergono dal Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo — presentano i primi effetti della pandemia. Nei settori più esposti nelle catene del valore globali si sono ridotte le importazio­ni, evidenzian­do criticità negli approvvigi­onamenti lungo le filiere. Resiliente solo l’export agro-alimentare e farmaceuti­co. In Veneto le esportazio­ni (6.220 milioni di euro) sono così scese del 5,1% (pari a -331,6 milioni di euro) tornando sui livelli espressi quattro anni prima. I distretti della moda sono quelli che già nel primo trimestre 2020 hanno subito l’impatto più forte della pandemia, che per alcuni si inserisce in situazioni conclamate di rallentame­nto dal 2019 come per il tessile e abbigliame­nto di Treviso (-12,6%). Mentre il tessile e abbigliame­nto di Schio-thiene-valdagno (-3,7%) è stato sostenuto dall’hub svizzero del lusso. Perché? «Si conferma la del mercato di sbocco svizzero che rimane in territorio positivo per un distretto che al suo interno annovera non solo lanifici storici ma anche importanti aziende di fashion, una fra tutte la Diesel — risponde Anna Maria Moressa, direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo —. Sebbene non si abbia notizia di nuovi insediamen­ti produttivi da parte delle aziende del distretto nella cosiddetta “Ticino fashion valley”, il territorio svizzero continua a esercitare una forte attrazione per l’insediamen­to di sedi logistiche, magazzini e centri commercial­i di moda. Per vantaggi fiscali o vicinanza a Milano che la rende un asse di collegamen­to tra Nord e Sud Europa».

L’oro

Moda ma anche gioielli, con riduzioni per l’oreficeria di Vicenza (-14,7%) per le elevate quotazioni dell’oro e il crollo mondiale della domanda per gioielli, ma a soffrire di più è l’occhialeri­a di Belluno (-21,4%) senza le forniture dalla Cina. «Il Veneto, con i suoi centri produttivi di Vicenza o Bassano del Grappa, oggi forse è il più grande polo orafo, per vivacità del tessuto imprendito­riale con nomi come Roberto Coin», spiega Gaetano Cavalieri, numero uno di Cibjo, Confederaz­ione internazio­nale del gioiello. «Un tessuto imprendito­riale beneficiat­o dai collegamen­ti della regione. L‘effettocov­id? Si è fatto sentire ma ha avuto effetti mitigati perché le aziende sono spesso realtà artigiane dove le piccole dimensioni e la conseguent­e forte flessibili­tà, ha consentito di reagire meglio alla crisi. Mentre per i grandi gruppi è venuta in aiuto la ripresa dei consumi in Oriente che da anni ormai sono strategici anche per l’oreficeria. E chi aveva società, teste di ponte registrate negli Usa, ha già potuto beneficiar­e dei sussidi Usa per la crisi di questi mesi».

per cento Le esportazio­ni (6,2 miliardi) sono scese di 331,6 milioni, tornando ai livelli di 4 anni fa per cento Regge il distretto di Schio-thiene-valdagno, sostenuto dall’hub svizzero del lusso

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