IL TERMINALE DI PORTO VIRO LA CONCRETEZZA DEL GAS
In undici anni sono attraccate 789 navi. Messe una dietro l’altra formano una fila di 200 chilometri. Con loro sono arrivati 66 miliardi di metri cubi di Gnl. Una fornitura che oggi vale il 10 per cento della domanda interna
In undici anni di attività il terminale Adriatic Lng ha visto attraccare complessivamente 789 navi metaniere. Se poniamo che mediamente una nave metaniera può misurare 250 metri, davanti a Porto Viro, in provincia di Rovigo, in questi 11 anni si è formata una fila di navi lunga 197 chilometri, un tratto che copre la distanza tra Milano e Bologna.
Basta pensare a quella lunga fila di navi per capire l’importanza che il terminale di Porto Viro ha per l’economia italiana. Da lì, negli anni, sono arrivati 66 miliardi di metri cubi di gas, immessi nella rete nazionale dal nodo della rete di distribuzione nazionale vicino a Minerbio, in provincia di Bologna dopo essere passati per la stazione di misura di Cavarzere, nel Veneziano.
Anche se la crisi pandemica ha ridotto complessivamente i consumi, tanto più che si è manifestata al termine di un inverno particolarmente mite, la strategicità dell’impianto al largo delle coste venete, il cui controllo è per circa il 71 per cento in mano a Exxonmobil Italiana Gas, per circa il 22 per cento a Qatar Terminal Company Limited
e per circa il 7 per cento in mano Snam, è fuori discussione. Tanto che, nonostante siano ancora lontani i risultati raggiunti nel 2019, l’anno dei record per Adriatic Lng, il rigassificatore veneto si conferma ai massimi livelli nel panorama europeo in termini di utilizzo della propria capacità e, soprattutto, resta un’infrastruttura strategica per la sicurezza del sistema energetico italiano.
Secondo gli ultimi dati del ministero dello Sviluppo economico, in Italia nei primi 8 mesi dell’anno sono stati consumati circa 45 miliardi di metri cubi di gas, con un calo del 9,4 per cento rispetto al 2019. Ma nel medesimo periodo il terminale Adriatic Lng, che ha continuato ad operare durante l’intera fase del lockdown, ha contribuito a soddisfare circa il 10 per cento delle importazioni totale di gas.
Secondo le stime di Aie, l’agenzia Internazionale dell’energia, la domanda globale di gas diminuirà del 4 per cento nel 2020, per un totale di 150 miliardi di metri cubi, e il 75 per cento del calo si concentrerà nei mercati più maturi del Nord America, Europa e Asia. Le prospettive di mercato a lungo termine restano però positive a livello mondiale, grazie alla crescita della popolazione globale e al ruolo del gas naturale quale primaria fonte energetica tradizionale di transizione nel contesto della cosiddetta decarbonizzazione. Ma il Covid-19 – che ha visto Adriatic Lng in prima fila nell’aiutare la Ulss 5 Polesana - ha imposto di rivedere le previsioni sulla domanda. Secondo le stime di Aie, nel periodo 2019-2025 si avrà un tasso di crescita medio annuo dell’1,5%, rispetto alla stima precedente dell’1,8%. A trainare il mercato saranno soprattutto Cina e India.