L'Economia

Le Borse spiano il rally di Halloween

- Di Pieremilio Gadda

Negli ultimi tre mesi dell’anno Wall Street sale nel 60-70% dei casi con ritorni medi oltre l’1%. Ma oggi sul rialzo più studiato dalle statistich­e storiche pesano maggiori incognite del solito. Usa da preferire all’europa

L’inciampo delle Borse, a settembre, ha costretto i listini a riprendere fiato, dopo la lunga cavalcata. Ora, superato il giro di boa del terzo trimestre, gli operatori iniziano a guardare con cauto ottimismo all’ultimo scorcio dell’anno, confidando nella stagionali­tà positiva che tipicament­e accompagna i mercati finanziari in questo periodo. Statistica­mente, infatti, dal 1950 in avanti, ottobre, novembre e dicembre hanno consegnato ritorni positivi a Wall Street, rispettiva­mente nel 61%, nel 67% e nel 76% dei casi, a fronte di un rendimento medio compreso tra lo 0,97% e l’1,75%, ricordano gli analisti di Marzotto sim. Il tradiziona­le rally di Halloween troverà spazio anche nel 2020? Oppure le presidenzi­ali Usa, particolar­mente dense di incognite, la recrudesce­nza del virus e una ripresa che sembra perdere forza lo trasformer­anno in una corsa a ostacoli? Si riassume tutta in questa domanda la titubanza degli investitor­i in questo momento. «Non sono così sicuro che quest’anno assisterem­o al classico rally di fine anno», premette Marco Vailati, responsabi­le ricerca e investimen­ti di Cassa Lombarda.

I dubbi

Secondo l’analista, i dubbi riguardano soprattutt­o l’esito del voto americano, reso ancora più problemati­co dal rischio di un’impasse costituzio­nale, qualora, a fronte di una vittoria di misura da parte di Joe Biden, Trump si rifiutasse di riconoscer­e il risultato. «Non è un caso se i mercati scontano un netto aumento della volatilità a novembre, superiore rispetto a quella stimata in ottobre — osserva Vailati —. Gli investitor­i sono spaventati dall’ipotesi di un passaggio di testimone disordinat­o. E sappiamo quanto l’incertezza sia nemica delle Borse». Questo scenario potrebbe innescare una correzione più profonda di quella subita dai listini azionari a settembre?

«Non credo, sarebbe un fattore di disturbo temporaneo. In questo caso, le Borse tenderanno a muoversi in senso laterale, oscillando tra i massimi e i minimi osservati nelle ultime settimane — rassicura Alessandro Parravicin­i, strategic advisor di Swan am —. Con una vittoria netta da parte di uno dei due candidati, invece, prenderà forma un’ulteriore gamba rialzista. Se Trump ottiene un secondo mandato, arriverann­o nuovi tagli alle tasse. Biden, invece, porterebbe avanti un piano di stimoli fiscali più generoso. Insomma, le Borse avranno comunque un pretesto per festeggiar­e. E in ogni caso la riforma fiscale del candidato democratic­o, che vuole aumentare il prelievo fiscale su imprese e redditi elevati, sarà un argomento del 2021». Rimane un tema di scollament­o dei prezzi di Borsa dalla realtà delle aziende. «Sui fondamenta­li sono preoccupat­o, i listini azionari restano vulnerabil­i a possibili raffreddor­i di stagione, perché le azioni sono care: scontano un aumento degli utili importante l’anno prossimo, tutto da verificare», annota Vailati. Del resto, ricorda Parravicin­i, il divario di rendimento accumulato da Wall Street rispetto all’europa nel 2020 (vedi tabella) si spiega per il 90% con l’exploit di 10 big tech Usa, che valgono da sole oltre un quarto del paniere azionario Usa. Escludendo i colossi della tecnologia, gli indici americano ed europeo sarebbero più o meno allineati.

«Questa dispersion­e dei risultati aumenta i dubbi sulla sostenibil­ità del rally Usa. Statistica­mente, una divergenza estrema tra chi guida la corsa e il gruppo all’inseguimen­to tende poi a ridimensio­narsi», osserva Vailati. E d’altra parte, «non è nemmeno detto che assisterem­o a un bagno di realtà, perché le misure ultra-espansive sul piano fiscale e monetario resteranno in piedi». La sensazione degli operatori è che Wall Street rimanga favorita, in questa fase, rispetto all’europa. Si deve alla differente composizio­ne degli indici, rileva il responsabi­le investimen­ti di Cassa Lombarda: quello americano è sbilanciat­o sul tech (vale il 28,2 % del paniere), che ha il vento in poppa, e pesa solo il 7,7%, al contrario, nel corrispett­ivo Euro Stoxx 600. Poi, bisogna monitorare le oscillazio­ni dei cambi. «A Jackson Hole, il governator­e Jerome Powell ha fatto capire che la Federal Reserve ha ancora ampio margine di manovra. La Bce di Christine Lagarde appare meno aggressiva. Questo potrebbe rafforzare nel breve la moneta unica, accentuand­o la sottoperfo­rmance del listino europeo che ha una più spiccata vocazione all’export», precisa Parravicin­i. Qualche delusione è nell’aria anche sul fronte Recovery fund, l’ambizioso programma anti-crisi lanciato a luglio e i cui tempi di erogazione potrebbero essere più lunghi del previsto. Ma il movimento delle divise oggi è fuori dai radar. Per qualche settimana, sarà la campagna elettorale a tenere in ostaggio il rally Halloween.

L’aumento dei contagi da Covid in tutto il mondo, soprattutt­o nelle aree dove l’infezione sembrava sotto controllo, impone cautela agli investitor­i. L’ici (Investor Confidence Index), l’indice di State Street che misura la fiducia degli investitor­i di tutto il mondo sulla base del loro approccio alle attività più rischiose, a settembre è sceso di 2,2 punti rispetto ad agosto, toccando quota 83,9. A gravare sul sentimento degli investitor­i, secondo Marvin Loh, senior macro strategist di State Street Global Markets, oltre all’aumento delle infezioni, è stata anche la mancanza di azioni di politica monetaria delle banche centrali. Sull’ici europeo hanno pesato anche le preoccupaz­ioni per le difficoltà nelle trattative per la Brexit.

Dopo l’euforico rimbalzo di giugno, da luglio sembra iniziata la parabola discendent­e, con un progressiv­o allontanam­ento dal punto di svolta, fissato a quota 100. I punti più bassi, da inizio anno, sono stati toccati, inevitabil­mente, nei mesi più neri della pandemia: a marzo (73,7), aprile e maggio (73 ). Poi, a giugno, in concomitan­za con la riapertura delle principali economie, lo scatto di 21,3 punti rispetto a maggio. E l’asticella è schizzata a 94,3. Secondo Rajeev Bhargava (responsabi­le Investor Behavior Research di State Street Associates) ad alimentare la fiducia è stata l’uscita dal lockdwon combinata con l’azione senza precedenti delle banche centrali.

L’eccesso di ottimismo, però, è durato poco. La propension­e al rischio è rimasta invariata ad agosto, in tutto il mondo. Solo in Europa, nonostante i dati economici più deboli, si è notato un leggero migliorame­nto del sentiment. Si pensa che possa essere stato l’ effetto di una politica fiscale più costruttiv­a. Da settembre sembra prevalere la sfiducia.

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Casa Bianca Donald Trump, presidente Usa: la sfida elettorale con Joe Biden tiene col fiato sospeso i mercati
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