Il recupero dei contributi non dedotti
Mia figlia è iscritta a un fondo pensione e ogni anno versa i contributi fino al limite massimo previsto per la deduzione, 5.165 euro. Nel 2020 ha effettuato importanti ristrutturazioni edilizie che, sommate ad altre detrazioni, hanno ridotto a zero l’irpef da pagare. Questa situazione si protrarrà anche nei prossimi anni vanificando il beneficio fiscale dei versamenti alla previdenza complementare. Come può recuperare questi contributi non dedotti?
Lettera firmata — via email La deducibilità dei contributi versati alla previdenza integrativa è una facoltà, non un obbligo. Se la situazione fiscale di sua figlia sconsiglia la deduzione di quanto versato, deve semplicemente segnalare al fondo pensione i contributi non dedotti nell’anno entro il 31 dicembre dell’anno successivo. Ricordiamo che, una volta raggiunta l’età pensionabile, la parte di rendita integrativa derivante da contributi dedotti verrà tassata dal 15% al 9% in funzione del numero di anni di permanenza nel fondo pensione (0,3% in meno per ogni anno dopo il quindicesimo, fino al trentacinquesimo). La parte di rendita derivante da contributi non dedotti invece non verrà tassata. La deduzione in sostanza dà un beneficio immediato (le minori tasse pagate) a fronte di una tassazione futura (dal 15% al 9%) inferiore all’irpef attuale. Le non deduzione consente di versare oggi dei risparmi in un fondo pensione e di riprenderli integralmente al tempo della pensione al netto dei costi e della rivalutazione netta offerta dai mercati (la rivalutazione viene tassata nel durante, mano a mano che si genera). Nella condizione di non deducibilità si trovano tutti i lavoratori in regime di flat tax, forfait o «minimi» che non possono dedurre i contributi previdenziali in forme di previdenza integrativa.
Con la consulenza di Andrea Carbone (Progetica)
Massimo Fracaro
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