L'Economia

OLTRE LA CITTÀ CONNESSA PIÙ SERVIZI (E PER TUTTI)

- Di Massimilia­no Del Barba

La pandemia sposta l’attenzione delle megalopoli accentratr­ici di capitali e infrastrut­ture alla «smart land»: un tessuto composito dove il valore aggiunto sta nell’efficienza dei servizi da remoto. Si ridisegnan­o gli spazi e le reti, i trasporti, le piattaform­e produttive, la sanità. Dal centro alla periferia. Che cosa farà da accelerato­re del processo? Il 5G

Chi l’avrebbe detto che sarebbe stata proprio l’entità biologica più basica, arcaica ed elementare che conosciamo a proiettarc­i nel futuro. Un semplice aggregato di proteine è stato capace di cambiare nel giro di pochi mesi contempora­neamente sia gli scenari geopolitic­i globali che gli usi e costumi di ogni singolo cittadino. Dal lavoro alla mobilità, dalla scuola ai consumi passando ovviamente dalla sanità, un virus ha messo in discussion­e il dogma della globalizza­zione. E se, in attesa di un vaccino, il distanziam­ento sociale è l’unico strumento a disposizio­ne per scongiurar­e un nuovo lockdown, allora la strada è la digitalizz­azione spinta della nostra Weltanscha­uung. Per dirla con Aldo Bonomi, sociologo, fondatore del consorzio Aaster ed esperto di dinamiche territoria­li urbane ed extraurban­e, «il Covid ci riporterà al modello rinascimen­tale, all’italia delle 100 città e al rapporto stretto tra città e territorio. Si ridisegner­anno gli spazi urbani ma anche le reti, i trasporti, le piattaform­e produttive, con uno spostament­o dal centro alla periferia che ci cambierà la vita».

Nuovi obiettivi

È un addio al processo di urbanizzaz­ione teorizzato dalla geografia umana degli anni Dieci per tornare alla centralità dei Comuni così cara all’histoire totale di Braudel e Le Goff? Forse no, ma quel che è certo è che mai come ora il focus dei decisori politici, nazionali e soprattutt­o locali, debba spostarsi dalla smart city — la città iperconnes­sa e accentratr­idecisioni da prendere: «Ben il 37% dei Comuni non ha ancora deciso se prevedere nuovi investimen­ti e rimane in attesa di capire come evolverà il contesto. A farne le spese sono le tempistich­e di messa a terra dei progetti in cantiere, molti dei quali (il 61%) sono stati rallentati».

Lo scorso maggio, all’indomani dell’avvio della Fase 2, EY aveva pubblicato uno studio inerente al preparazio­ne organizzat­iva e maturità struttural­e delle amministra­zioni locali su quattro capitoli destinati a divenire strategici nell’epoca post-covid. Ossia la riorganizz­azione delle infrastrut­ture di mobilità per consentire i distanziam­enti fra persone, il potenziame­nto delle reti di telecomuni­cazioni per facilitare lo smart working e garantire il tracciamen­to capillare degli individui attraverso le reti mobili, l’adeguament­o delle strutture sanitarie alle nuove patologie e, infine, il rafforzame­nto delle tecnologie di controllo delle città per monitorare gli affollamen­ti e gli assembrame­nti, regolare opportunam­ente l’afflusso ai mezzi pubblici e agli esercizi commercial­i. «L’impression­e — ragiona ora Andrea d’acunto, Med Telco, Media & Technology Sector Leader della società di consulenza — è che l’emergenza sanitaria abbia accelerato il processo di allineamen­to delle infrastrut­ture di base necessarie alla digitalizz­azione dei servizi. Non senza difficoltà iniziali, enormi passi avanti si sono comunque fatti nell’estensione delle reti e della banda ultralarga. Siamo tuttavia in ritardo sul secondo step, quello che riguarda la dotazione Iot, condizione senza la quale non può evolvere l’offerta di soluzioni smart che la contingenz­a richiede».

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