OLTRE LA CITTÀ CONNESSA PIÙ SERVIZI (E PER TUTTI)
La pandemia sposta l’attenzione delle megalopoli accentratrici di capitali e infrastrutture alla «smart land»: un tessuto composito dove il valore aggiunto sta nell’efficienza dei servizi da remoto. Si ridisegnano gli spazi e le reti, i trasporti, le piattaforme produttive, la sanità. Dal centro alla periferia. Che cosa farà da acceleratore del processo? Il 5G
Chi l’avrebbe detto che sarebbe stata proprio l’entità biologica più basica, arcaica ed elementare che conosciamo a proiettarci nel futuro. Un semplice aggregato di proteine è stato capace di cambiare nel giro di pochi mesi contemporaneamente sia gli scenari geopolitici globali che gli usi e costumi di ogni singolo cittadino. Dal lavoro alla mobilità, dalla scuola ai consumi passando ovviamente dalla sanità, un virus ha messo in discussione il dogma della globalizzazione. E se, in attesa di un vaccino, il distanziamento sociale è l’unico strumento a disposizione per scongiurare un nuovo lockdown, allora la strada è la digitalizzazione spinta della nostra Weltanschauung. Per dirla con Aldo Bonomi, sociologo, fondatore del consorzio Aaster ed esperto di dinamiche territoriali urbane ed extraurbane, «il Covid ci riporterà al modello rinascimentale, all’italia delle 100 città e al rapporto stretto tra città e territorio. Si ridisegneranno gli spazi urbani ma anche le reti, i trasporti, le piattaforme produttive, con uno spostamento dal centro alla periferia che ci cambierà la vita».
Nuovi obiettivi
È un addio al processo di urbanizzazione teorizzato dalla geografia umana degli anni Dieci per tornare alla centralità dei Comuni così cara all’histoire totale di Braudel e Le Goff? Forse no, ma quel che è certo è che mai come ora il focus dei decisori politici, nazionali e soprattutto locali, debba spostarsi dalla smart city — la città iperconnessa e accentratridecisioni da prendere: «Ben il 37% dei Comuni non ha ancora deciso se prevedere nuovi investimenti e rimane in attesa di capire come evolverà il contesto. A farne le spese sono le tempistiche di messa a terra dei progetti in cantiere, molti dei quali (il 61%) sono stati rallentati».
Lo scorso maggio, all’indomani dell’avvio della Fase 2, EY aveva pubblicato uno studio inerente al preparazione organizzativa e maturità strutturale delle amministrazioni locali su quattro capitoli destinati a divenire strategici nell’epoca post-covid. Ossia la riorganizzazione delle infrastrutture di mobilità per consentire i distanziamenti fra persone, il potenziamento delle reti di telecomunicazioni per facilitare lo smart working e garantire il tracciamento capillare degli individui attraverso le reti mobili, l’adeguamento delle strutture sanitarie alle nuove patologie e, infine, il rafforzamento delle tecnologie di controllo delle città per monitorare gli affollamenti e gli assembramenti, regolare opportunamente l’afflusso ai mezzi pubblici e agli esercizi commerciali. «L’impressione — ragiona ora Andrea d’acunto, Med Telco, Media & Technology Sector Leader della società di consulenza — è che l’emergenza sanitaria abbia accelerato il processo di allineamento delle infrastrutture di base necessarie alla digitalizzazione dei servizi. Non senza difficoltà iniziali, enormi passi avanti si sono comunque fatti nell’estensione delle reti e della banda ultralarga. Siamo tuttavia in ritardo sul secondo step, quello che riguarda la dotazione Iot, condizione senza la quale non può evolvere l’offerta di soluzioni smart che la contingenza richiede».