L'Economia

Sergio Rossi, partner in punta di piedi

- Di Daniela Polizzi

Lo storico marchio di calzature di lusso, oggi dell’investindu­strial di Andrea Bonomi, sta tornando sul mercato Il futuro ideale? Non un big, ma un socio industrial­e. In stile Ruffini, il patron di Moncler, che ha preso Stone Island

Si è acceso il faro della comunità italiana degli affari sulla Sergio Rossi, iconica azienda delle calzature di lusso e pezzo di pregio del made in Italy di moda e design. È infatti entrato in manovra Investindu­strial, la società di investimen­to fondata da Andrea Bonomi, che possiede il 100% della società romagnola dal 2015 e che ne è stata motore del rilancio dopo un investimen­to del valore di cento milioni, tra acquisto azioni e aumento di capitale per sostenerne la crescita.

A oltre cinque anni da quell’investimen­to la società guidata da Andrea Bonomi studia la fase due con l’ausilio della banca d’affari Rothschild, grande esperto nel settore del luxury. Non sarà certo un’operazione lampo. Ci vorrà tempo per studiare una soluzione che disegni il futuro del marchio in Italia e sui mercati globali e dei 500 dipendenti nel mondo, dei quali la metà in Italia dove 130 addetti sono occupati nel sito produttivo di San Mauro Pascoli, diventato un centro di eccellenza artigianal­e e tecnologic­a in grado di produrre mille calzature al giorno. Certo nel 2020 l’azienda, come tutto il sistema moda-lusso, ha scontato il rallentame­nto durante le chiusure imposte dalla gestione dell’emergenza e i ricavi, stima il mercato, sono scesi del 20-30% rispetto ai quasi 70 milioni dell’anno precedente (nel fatturava 50 nel 2017).

Ma l’azienda — che contava di chiudere lo scorso anno in breakeven — è già in recupero soprattutt­o grazie ai mercati asiatici, in particolar­e Cina e Giappone, che valgono un terzo dei ricavi, una quota al pari di Nord America ed Europa. Senza contare che in questo anno difficile per il retail — Sergio Rossi possiede 50 negozi monomarca diretti nel mondo — è cresciuto l’ecommerce che vale ormai un terzo del fatturato. La ripartenza è stata sostenuta anche dagli ordini produttivi in arrivo da altre griffe italiane ed estere per le quali l’azienda realizza modelli di lusso: le calzature di Bottega Veneta, per la quale Sergio Rossi ha prodotto le scarpe lo scorso anno, e i modelli della giovane stilista Amina Muaddi.

Sotto le insegne di Investindu­strial l’azienda ha seguito la tradizione dell’imprendito­re-designer Sergio Rossi (mancato a primavera) che realizzava le creazioni di nomi come Versace e Dolce & Gabbana.

Il modello

Ma i tempi e le scadenze dei veicoli di investimen­to (Sergio Rossi è in capo a Investindu­strial V) a volte non coincidono perfettame­nte con quelli dei cicli dei mercati e dell’industria. E così si cerca entro l’anno di impostare una nuova strategia — a forte contenuto industrial­e — per l’azienda guidata dal ceo Riccardo Sciutto, ex manager in Pomellato e poi nel gruppo di Diego Della Valle, chiamato da Insciutto vestindust­rial cinque anni fa per guidare il rilancio dell’azienda. Investindu­strial aveva infatti riportato in Italia la proprietà della Sergio Rossi comprandol­a da Kering.

La storia del passaggio di proprietà era iniziata nel 1999 quando Gucci aveva acquistato il 70% da Rossi, alla ricerca di un socio che aiutasse lo sviluppo internazio­nale, per poi salire al 100%. Erano i tempi del ceo Domenico De Sole e dello stilista Tom Ford al comando del gruppo del lusso fiorentino che poi è passato sotto le insegne di Kering della famiglia Pinault.

con Investindu­strial ha rilanciato l’impresa rinnovando processi e squadra di manager e puntando anche su giovani talenti artigiani fino a diventare presidente del Cercal, la scuola internazio­nale di calzature di San Mauro Pascoli, forte di 40 aziende consociate. Difficile — sostiene il mercato — che Sergio Rossi finisca di nuovo nella scuderia di un big del lusso. Kering e Lvmh puntano a marchi di grande taglia, in grado di fatturare da 500 milioni in su, con una dimensione rilevante sui mercati, capace di giocare subito su scala globale, come ha dimostrato il recente acquisto di Tiffany da parte del gruppo guidato da Bernard Arnault.

Per proseguire la crescita Sergio Rossi trarrebbe beneficio da un gruppo industrial­e, con i suoi capitali pazienti. Il modello ideale? Quanto realizzato da Remo Ruffini, l’imprendito­re artefice del successo di Moncler — dice chi si è affacciato sul dossier Sergio Rossi — che ha appena investito sulla Stone Island di Carlo Rivetti. Sempre che Investindu­strial non decida di rilanciare.

Investindu­strial Andrea Bonomi, 56 anni

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