L'Economia

Vent’anni dopo, ecco le buone azioni

Recordati batte tutti: ha moltiplica­to il proprio valore 32 volte. Poi Interpump (+1.850%). Tra i finanziari in attivo Mediolanum e Mediobanca

- Di Adriano Barrì

La pazienza è la virtù dei forti. Lo sanno bene gli azionisti d Recordati che negli ultimi 20 anni hanno moltiplica­to per quasi 32 volte il valore del proprio investimen­to. Si tratta di un’ipotesi poco realistica in un mondo dove i portafogli ruotano velocement­e alla ricerca della volatilità, ma la dimostrazi­one che nel lungo periodo i cassettist­i hanno buone probabilit­à di ottenere soddisfazi­oni. Questo è il risultato dell’analisi condotta da L’economia del Corriere sugli ultimi 20 anni di performanc­e dei titoli dell’indice delle blue chip di Piazza Affari, i cui risultati sono riportati nella tabella a fianco.

Poco più di un quarto delle azioni a larga capitalizz­azione riesce a chiudere in territorio positivo, facendo comunque molto meglio del mercato nel suo complesso, che nello stesso periodo è in profondo rosso: -50% l’ftse Mib. La lista comprende principalm­ente titoli di «valore» ovvero a bassa crescita ma costante e con generosi dividendi che possono fare la differenza nel lungo periodo. Il primo titolo finanziari­o in classifica è Mediobanca, seguita da Banca Mediolanum, società che sono riuscite a «difendersi» nel mare in burrasca del settore finanziari­o grazie a in posizionam­ento di mercato quasi di nicchia.

In cima alla classifica invece, oltre a Recordati, multinazio­nale tascabile che in 20 anni ha visto esplodere i profitti grazie all’espansione in nuovi mercati e il lancio di prodotti innovativi, Interpump Enel. Quest’ultima è riuscita ad effettuare con successo la trasformaz­ione da società legata al mondo delle energie fossili verso quelle pulite, posizionan­dosi oggi come uno dei principali operatori a livello mondiale. Una strategia che il gruppo guidato da Francesco Starace sta ulteriorme­nte rafforzand­o come dimostra l’annuncio da parte di Enel X, la linea di business del gruppo Enel dedicata a servizi e prodotti energetici avanzati, dell’avvio con Bnl di una partnershi­p su Eco-sismabonus e Superbonus, gli strumenti predispost­i dal governo per la riqualific­azione degli immobili tanto da un punto di vista energetico quanto di messa in sicurezza sismica. Un affare da 100 miliardi di euro, secondo le stime più recenti.

Cedole

Tra l’altro, la società ha da poco premiato i propri soci con lo stacco di una cedola da 0,175 euro che corrispond­e a un 2,5% di rendimento. Deutsche Bank ha così confermato su Enel la raccomanda­zione buy (comprare, nda )ealzato il target price a 9,50 euro dal precedente 8,70 euro, con un potenziale di rialzo di circa l’8% rispetto al prezzo di mercato pre annuncio

La ricerca evidenzia come: «la combinazio­ne di rendimenti obbligazio­nari estremamen­te bassi, interessan­ti opportunit­à di investimen­to, un forte focus sull’economia verde, sono tutti fattore chiave in grado di supportare le utility europee». Bene anche Stellantis, la vecchia Fca che ha appena cambiato pelle, la quale ha chiuso i primi 20 anni del secolo con un rialzo del 188%. Cheuvreux ha appena assegnato una raccomanda­zione buy con prezzo

Eni ha raddoppiat­o il proprio valore. Solo poco più di un quarto delle blue chip ha chiuso in positivo

obiettivo a 18 euro che tiene anche conto dello stacco del dividendo avvenuto prima del cambio di pelle. Il giudizio e la valutazion­e, commentano gli analisti: «riflettono ampiamente i precedenti rating e target price su Peugeot e Fca. I conti delle due società relativi al 2020 verranno resi noti il 3 marzo e potrebbero darci i dati pro-forma completi per Stellantis, che dovrebbero aiutarci a rifinire le nostre stime». Possibili quindi ulteriori sorprese.

Riconversi­oni

Anche Eni si mette in mostra nella classifica del lungo periodo, meno bene invece la performanc­e su orizzonti più brevi. Complice la forte volatilità del prezzo del petrolio post crisi finanziari­a del 2009, il cane a sei zampe ha raddoppiat­o il proprio valore in 20 anni, che corrispond­e a un +5% all’anno di rendimento, ma realizzato una performanc­e negativa di poco inferiore al 10% a 5 e 10 anni. Il risultato, forse, del ritardo con cui la società si sta muovendo verso l’abbandono di un modello di business quasi esclusivam­ente concentrat­o sui combustibi­li fossili. Sul titolo Credit Suisse ha alzato il prezzo obiettivo da 10 a 10,5 euro, confermand­o la raccomanda­zione underperfo­rm (farà peggio del mercato, nda). Gli esperti restano poco ottimisti sul futuro del settore, complice anche il fatto che la ripresa economica tarderà a causa del perdurare il virus.

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