Vent’anni dopo, ecco le buone azioni
Recordati batte tutti: ha moltiplicato il proprio valore 32 volte. Poi Interpump (+1.850%). Tra i finanziari in attivo Mediolanum e Mediobanca
La pazienza è la virtù dei forti. Lo sanno bene gli azionisti d Recordati che negli ultimi 20 anni hanno moltiplicato per quasi 32 volte il valore del proprio investimento. Si tratta di un’ipotesi poco realistica in un mondo dove i portafogli ruotano velocemente alla ricerca della volatilità, ma la dimostrazione che nel lungo periodo i cassettisti hanno buone probabilità di ottenere soddisfazioni. Questo è il risultato dell’analisi condotta da L’economia del Corriere sugli ultimi 20 anni di performance dei titoli dell’indice delle blue chip di Piazza Affari, i cui risultati sono riportati nella tabella a fianco.
Poco più di un quarto delle azioni a larga capitalizzazione riesce a chiudere in territorio positivo, facendo comunque molto meglio del mercato nel suo complesso, che nello stesso periodo è in profondo rosso: -50% l’ftse Mib. La lista comprende principalmente titoli di «valore» ovvero a bassa crescita ma costante e con generosi dividendi che possono fare la differenza nel lungo periodo. Il primo titolo finanziario in classifica è Mediobanca, seguita da Banca Mediolanum, società che sono riuscite a «difendersi» nel mare in burrasca del settore finanziario grazie a in posizionamento di mercato quasi di nicchia.
In cima alla classifica invece, oltre a Recordati, multinazionale tascabile che in 20 anni ha visto esplodere i profitti grazie all’espansione in nuovi mercati e il lancio di prodotti innovativi, Interpump Enel. Quest’ultima è riuscita ad effettuare con successo la trasformazione da società legata al mondo delle energie fossili verso quelle pulite, posizionandosi oggi come uno dei principali operatori a livello mondiale. Una strategia che il gruppo guidato da Francesco Starace sta ulteriormente rafforzando come dimostra l’annuncio da parte di Enel X, la linea di business del gruppo Enel dedicata a servizi e prodotti energetici avanzati, dell’avvio con Bnl di una partnership su Eco-sismabonus e Superbonus, gli strumenti predisposti dal governo per la riqualificazione degli immobili tanto da un punto di vista energetico quanto di messa in sicurezza sismica. Un affare da 100 miliardi di euro, secondo le stime più recenti.
Cedole
Tra l’altro, la società ha da poco premiato i propri soci con lo stacco di una cedola da 0,175 euro che corrisponde a un 2,5% di rendimento. Deutsche Bank ha così confermato su Enel la raccomandazione buy (comprare, nda )ealzato il target price a 9,50 euro dal precedente 8,70 euro, con un potenziale di rialzo di circa l’8% rispetto al prezzo di mercato pre annuncio
La ricerca evidenzia come: «la combinazione di rendimenti obbligazionari estremamente bassi, interessanti opportunità di investimento, un forte focus sull’economia verde, sono tutti fattore chiave in grado di supportare le utility europee». Bene anche Stellantis, la vecchia Fca che ha appena cambiato pelle, la quale ha chiuso i primi 20 anni del secolo con un rialzo del 188%. Cheuvreux ha appena assegnato una raccomandazione buy con prezzo
Eni ha raddoppiato il proprio valore. Solo poco più di un quarto delle blue chip ha chiuso in positivo
obiettivo a 18 euro che tiene anche conto dello stacco del dividendo avvenuto prima del cambio di pelle. Il giudizio e la valutazione, commentano gli analisti: «riflettono ampiamente i precedenti rating e target price su Peugeot e Fca. I conti delle due società relativi al 2020 verranno resi noti il 3 marzo e potrebbero darci i dati pro-forma completi per Stellantis, che dovrebbero aiutarci a rifinire le nostre stime». Possibili quindi ulteriori sorprese.
Riconversioni
Anche Eni si mette in mostra nella classifica del lungo periodo, meno bene invece la performance su orizzonti più brevi. Complice la forte volatilità del prezzo del petrolio post crisi finanziaria del 2009, il cane a sei zampe ha raddoppiato il proprio valore in 20 anni, che corrisponde a un +5% all’anno di rendimento, ma realizzato una performance negativa di poco inferiore al 10% a 5 e 10 anni. Il risultato, forse, del ritardo con cui la società si sta muovendo verso l’abbandono di un modello di business quasi esclusivamente concentrato sui combustibili fossili. Sul titolo Credit Suisse ha alzato il prezzo obiettivo da 10 a 10,5 euro, confermando la raccomandazione underperform (farà peggio del mercato, nda). Gli esperti restano poco ottimisti sul futuro del settore, complice anche il fatto che la ripresa economica tarderà a causa del perdurare il virus.