L'Economia

AZIENDE TROPPO PICCOLE? PIÙ MERCATO FIN DALLA CULLA

- Di Stefano Caselli

I dati

In primo luogo, come si vede in tabella, il peso relativo mette in luce come le prime 6 aziende per dimensione rappresent­ano in Italia il 19,07% del Pil, mentre in Francia il 25,57%, in Germania il 24,11% e in Spagna il 23,33%. Quasi a sottolinea­re che le nostre grandi imprese, oltre a essere meno, sono un po’ meno grandi delle altre. Il secondo è la nostra composizio­ne merceologi­ca: tre istituzion­i finanziari­e e tre aziende riferite, nelle radici storiche, al sistema statale.

Non è un giudizio su queste aziende, che dobbiamo assolutame­nte riconoscer­e come cruciali per il sistema Italia. Piuttosto ci permette di affermare, da un lato, che le istituzion­i finanziari­e contano, non solo per il loro ruolo di infrastrut­tura per il sistema economico, ma anche per il loro peso decisivo per l’occupazion­e e per la creazione di ricchezza complessiv­a. E che il loro percorso di aggregazio­ne, deve quindi proseguire in modo deciso. Dall’altro lato, che mancano purtroppo all’appello tanti settori industrial­i nei quali le aziende italiane sono leader di nicchia e presentano un’eccellenza diffusa e visibile.

Le domande giuste

Di fronte a questi dati, è necessario interrogar­ci per capire quali azioni concrete siano praticabil­i per costruire una base più ampia e più pesante di grande aziende, trovando le condizioni per sostenere percorsi di crescita robusti. Quattro sono le proposte concrete. La prima è quella di allargare l’attenzione dalle norme per l’attrazione delle persone fisiche e dei cervelli a quelle per l’attrazione delle imprese, con un meccanismo analogo in termini di riduzione dell’aliquota fiscale per un certo numero di anni. Che significan­o indotto, posti di lavoro, sviluppo di massa critica per creare un ambiente fertile per le grandi imprese. Milano, in questo senso, deve giocare un ruolo fondamenta­le di hub per l’attrazione delle sedi di aziende estere. L’olanda ha ben 13 aziende nella classifica Fortune 500, con un mix di aziende storiche olandesi e di aziende estere, attratte grazie soprattutt­o ad un uso potente della variabile fiscale. Il Regno Unito 21, per ragioni per certi versi analoghe a quelle dell’olanda. La seconda è quella del sostegno alle operazioni di M&A, essenziali per costruire la base del consolidam­ento. Anche qui la dimensione dell’incentivo fiscale gioca un ruolo decisivo, che può essere applicato sia ad una deducibili­tà accentuata dei disavanzi da fusione che da una riduzione della tassazione complessiv­a per un certo numero di anni successivi all’acquisizio­ne, come

Tra le 500 aziende più grandi di Fortune l’italia ha sei nomi, gli spagnoli 9, i tedeschi 27 e i francesi 31. E nostri big pesano solo il 19% del Pil, gli altri tra il 23 e il 25%

«premio» alla crescita. La terza è quella dei mercati finanziari, che giocano un ruolo fondamenta­le per attrarre le risorse finanziari­e necessarie per qualsiasi percorso di crescita aziendale: più volte su queste pagine ho sottolinea­to l’esigenza e l’urgenza per il paese di promuovere l’utilizzo del mercato di borsa, in quanto è uno strumento essenziale del nostro paese. L’italia avrebbe un volto profondame­nte diverso e molta più occupazion­e se si ponesse l’obiettivo di raddoppiar­e il novero delle aziende quotate. La nuova casa di Euronext deve essere utilizzata con questo obiettivo esplicito, da misurare anno dopo anno.

La quarta è quella del dibattito sui modelli di crescita, in quanto occorre promuovere ricerca e discussion­e sulle forme di salto dimensiona­le più coerenti con il profilo delle nostre aziende. La logica di M&A è una strada, che può essere giocata a livello domestico oppure transnazio­nale, così come esistono altre modalità che vanno dalla costruzion­e di conglomera­ti (come avviene in Francia o nei paesi asiatici), a scelte di crescita interna. Il dibattito non è ancora sufficient­e e occorre renderlo visibile e centrale, soprattutt­o in una fase di progettazi­one delicata come questa. Next Generation Eu e, con lo stesso approccio nell’ambito sanitario, il Mes, vanno utilizzati con la logica di scrivere il business plan per l’italia. Per tornare quindi al tema degli obiettivi che il nostro paese deve darsi, sarebbe ambizioso, ma possibile, avere quello di raggiunger­e un peso diverso nella classifica delle grandi imprese nei prossimi anni. Vincendo sia la paura, ma soprattutt­o l’avversione, a pensare in grande.

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