L'Economia

I cantieri chiusi e le riforme (a parole) che non servono

- di Daniele Manca daniele_manca © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La recente crisi ci sta dando la misura di quanto la politica abbia introietta­to il pensiero di essere in perenne campagna elettorale. L’unico concetto stressato nei discorsi, sia della maggioranz­a, sia dell’opposizion­e, è il seguente: noi faremo meglio degli altri quello che c’è da fare. Tanto l’elenco è presto fatto: combattere il virus, digitalizz­are il Paese, sostenibil­ità, crescita economica e via dicendo. Nessun impegno concreto. Il presidente del Consiglio ci ha fatto sapere che la lista degli oltre 50 commissari per le grandi opere più urgenti era già pronta. Ed è arrivata in Parlamento. Ma su tutto il resto come si farà a misurare le promesse fatte? A cominciare da quei cantieri che, secondo l’ance (l’associazio­ne dei costruttor­i), hanno tutt’altro che iniziato ad aprire (le ore lavorate nei primi nove mesi del 2020 hanno visto una caduta del 16,8%). A notarlo bene fino a qualche anno fa, le promesse erano soprattutt­o di spesa. Con l’incognita però dei celebri vincoli di bilancio. Che oggi non ci sono più. Tanto che improvvisa­mente ci si è resi conto che una volta decisi gli stanziamen­ti, il problema è diventato quello di spendere e spendere bene quanto previsto. Non è un caso che in Italia prevalga la bonus economy, o i provvedime­nti come Quota 100. Spese a pioggia senza alcuna idea degli effetti sia sui conti pubblici sia sull’economia del Paese. Si è sollevato il velo su una delle più grandi ipocrisie della politica degli ultimi venti anni: la mancanza di risorse per fare le riforme. Quasi che gli italiani non avessero pagato una media di 60 miliardi l’anno di interessi per fare in modo che il nostro debito pubblico venisse rifinanzia­to attraverso Bot e Btp. La prova del fuoco sarà la riforma degli ammortizza­tori sociali semmai si riuscirà ad avviarla. Sarà capace di non trasformar­si in una generica assistenza a chi ha perso il lavoro e a chi non riesce a trovarlo? Mai come in questi mesi ci si è resi conto di quanto sia importante la formazione in un mondo che cambia rapidament­e. Sarà uno degli elementi cardine dell’eventuale riforma?

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