L'Economia

Pechino è già a quota 67, la diplomazia di Xi

- Di Guido Santevecch­i

La Cina spende in ricerca e sviluppo scientific­o e tecnologic­o il 2,3% del suo Pil, oltre 320 miliardi di dollari all’anno; quindi, non dovrebbe sorprender­e che sia stata in grado di produrre non uno, ma cinque vaccini. Però, il resto del mondo non ha esultato per il successo dell’industria farmaceuti­ca mandarina: Sinopharm, Sinovac e Cansino. Le critiche e i sospetti di sfruttamen­to politico ed economico della pandemia hanno inseguito il governo di Xi Jinping fin da quando ha cominciato a esportare miliardi di mascherine, tute protettive, guanti, ventilator­i per la rianimazio­ne (valore del business, 67 miliardi di dollari nel 2020, secondo le Dogane cinesi).

Era inevitabil­e che lo scetticism­o e l’accusa di «diplomazia virale» si allungasse anche sui vaccini «Made in China». In effetti, ci sono diverse contraddiz­ioni. Mentre l’oms avverte che i Paesi ricchi stanno pensando solo alle loro popolazion­i, dimentican­do il mondo in via di sviluppo, Pechino promette aiuto. «Il vaccino dev’essere un bene comune dell’umanità», assicura Xi Jinping; il Partito-stato vorrebbe dimenticar­e Wuhan e presentars­i come salvatore del mondo. L’industria cinese ha già prodotto almeno 600 milioni di dosi, e ha spedito grosse forniture, per sperimenta­zione e uso «in emergenza», in numerosi Paesi, dal Brasile alla Turchia, Emirati Arabi, Indonesia, Pakistan, Filippine, fino all’europa (Serbia e Ungheria). Ora la campagna di inoculazio­ne è in pieno corso, con testimonia­l come il presidente turco Erdogan e quello indonesian­o Widodo. Il vaccino della Sinovac di Pechino è quello che ha attirato più attenzione e dubbi. A metà gennaio dal Brasile è arrivato un allarme: sarebbe efficace solo al 50,4%. Il dato è controvers­o: la Turchia ha rilevato un’efficacia al 91%, l’indonesia al 65%. La discrepanz­a, secondo gli epidemiolo­gi cinesi, sarebbe legata alla statistica: in Brasile, il Coronavac di Sinovac avrebbe evitato il 100% dell’esito mortale di Covid-19 e prevenuto il 77,9% dei casi «moderati» che necessitan­o ricovero in ospedale. Il successo scende al 50,4% solo se si consideran­o i vaccinati che poi non mostrano sintomi, anche se risultano contagiati con indagini sierologic­he.

La stampa di Pechino sottolinea che Sinopharm protegge all’’86% e ricorda che anche Pfizer ha avuto problemi di affidabili­tà, durante la fase di sviluppo. Una battaglia di dati che annuncia una sfida politica e soprattutt­o commercial­e, perché probabilme­nte il mondo si dovrà vaccinare per anni contro il Covid-19 e le sue mutazioni.

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