SHOWROOM IN RIVOLTA LASCIATECIAPRIRE ECCOLENOSTRE7PROPOSTE
Francesco Casile: «Il blocco a ripetizione delle boutique ha fermato l’intero settore, che ha un’organizzazione molto più complessa di quanto possa sembrare perché si basa sulla stagionalità. Lavoriamo oggi per avere le commissioni tra 18 mesi»
L’idea è scrivere una lettera aperta al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Poche frasi precise per descrivere la situazione attuale e sette proposte per attenuare gli effetti della pandemia rimettendo in moto quel settore dell’abbigliamento che si affidava ai saldi per rientrare delle perdite di fine anno.
Come ha calcolato l’ufficio studi Confcommercio (di Milano, Lodi e Monza Brianza) la zona rossa prorogata fino al 31 gennaio brucerà nel terziario 485 milioni di euro di cui 113 per i 5.675 negozi moda. E qui, spiega Francesco Casile, attivissimo nel Comitato promotore di Csm-camera Showroom Milano, si chiude il cerchio. «Il blocco a ripetizione delle boutique ha fermato l’intero settore, che ha un’organizzazione molto più complessa di quanto possa sembrare perché si basa sulla stagionalità». Il meccanismo merita di essere spiegato perché si comprendano i problemi: «Lavoriamo oggi per avere provvigioni tra 18 mesi», ricorda l’imprenditore, illustrando così la catena: «Vendiamo oggi, le aziende producono e consegnano tra sei-nove mesi, incassano dopo tre-sei mesi e a noi pagano dopo sei mesi. In totale 18 mesi». Ecco perché il raffronto «aprile 2020 su aprile 2019 o ottobre 2020 su ottobre 2019 non ha valore. Il raffronto dovrà essere fatto nel 2021 quando ci saranno i grossi cali di fatturato e le aziende non pagheranno le provvigioni». E ancora: «Hanno tenuto aperto tutti i negozi, lasciando chiusi quelli dell’abbigliamento». Ma «sulla moda, che pure rappresenta una delle bellezze italiane, grava un giudizio morale che si può riassumere così: non è indispensabile, non è un genere di prima necessità, quindi se ne può fare a meno, quindi chiudiamo tutto. Senza nemmeno preoccuparsi di sapere come funziona il secondo settore industriale del Paese il cui fatturato — prima di questo anno terribile — superava i 90 miliardi. E anche se il calo del 2020 è stato del 27,5% restiamo comunque oltre i 65».
L’organizzazione
Esperto del settore, dove è attivo da oltre 50 anni (ha avviato giovanissimo il suo primo showroom a Milano nell’aprile del 1969) Casile è tra i fondatori di un’associazione di categoria dedicata agli showroom multibrand di Milano, con una forte vocazione internazionale. Piccola — 50 adesioni al massimo — vanta però associati che in totale generano un fatturato di vendite wholesale di circa 5 miliardi di euro e accoglie a ogni appuntamento semestrale circa 20mila buyer. «Abbiamo preparato tutto per riceverli anche in questa stagione — dice — ma al momento nessuno registra appuntamenti dall’estero. Resistono gli italiani, a dimostrazione di una tenacia straordinaria pur chiedendosi se ha un senso acquistare oggi senza sapere quando potranno riaprire. E con quali mezzi. Per fare un po’ di chiarezza ho inviato 116 mail a tutti gli assessorati, i ministeri, gli enti presentando i nostri problemi. Mi ha risposto soltanto il Comune di Milano offrendo uno sconto minimo sulla Tari, la tassa dei rifiuti». Per attenuare almeno in parte la gravità del momento, Gigliola Maule, presidente di Csm, cita alcune delle richieste rivolte al presidente del Consiglio. «La sospensione degli anticipi d’imposta di giugno e novembre, che rappresenterebbero un aggravio molto pericoloso per l’equilibrio finanziario. Ai quali aggiungerei sgravi distributivi del 50% su tutto quest’anno per incentivare il minor ricorso possibile ai licenziamenti». Ma considerando che gli showroom di Milano godono della meritata fama di essere tra i più belli del mondo e sono allestiti nelle vie più eleganti ed esclusive è fondamentale, aggiunge Maule «permettere un’auto-riduzione per tutto il 2021 dei contratti d’affitto, arrivando fino a un massimo del 50%. Sospendendo le conseguenze civili che questo comporterebbe, come azioni legali, decreti ingiuntivi, chiusura dei contratti. Naturalmente per bilanciare queste misure, bisognerebbe introdurre sgravi fiscali per i proprietari degli immobili commerciali».
In solitudine
Le richieste al governo: dalla sospensione degli anticipi d’imposta di giugno e novembre all’autoriduzione degli affitti
Ma la richiesta che è destinata a fare più rumore e a suscitare forti discussioni con gli esperti, è la proposta dell’apertura immediata di tutti i negozi di abbigliamento plurimarche negli orari consueti anche nelle «zone rosse». Senza limitazioni se la superficie commerciale è inferiore ai 200 metri quadri. Con un servizio di security all’entrata e ingressi contingentati se è superiore. «Non possiamo perdere un’altra stagione — ribadisce Francesco Casile — anche perché i ristori in Italia non raggiungono certo quell’80% stabilito da tedeschi e francesi. Il fatto è che la categoria degli agenti di commercio e distributori moda non ha riconoscimenti né appoggi. Siamo soli e il nostro lavoro non gode della considerazione che merita». Eppure Camera Showroom Milano rappresenta oltre 1.500 brand che danno lavoro a più di 100mila persone, provenienti soprattutto da imprese artigiane e commerciali. Perché non di soli gruppi internazionali del lusso è fatta la moda.