Green e su misura, vola l’imballaggio 4.0
Crescere anche nell’anno del Covid? Possibile, anche se non scontato. Soprattutto se si tratta di un trend che si ripete immancabilmente da 17 anni. Come accade al gruppo Castagna Univel, tre sedi nel cuore della Pianura Padana specializzate nel packaging flessibile, che ha chiuso il 2020 con un fatturato di oltre 50,3 milioni di euro e un incremento del 4,7% rispetto all’anno precedente.
È uno sviluppo che non si ferma dal 2003, quando gli eredi del fondatore Achille Castagna decidono di affidare la guida dell’azienda allora in difficoltà a un manager, Alberto Nicolini, che in poco tempo trasforma la storica fabbrica di Guardamiglio (al confine tra Emilia e Lombardia) in un dello sviluppo: mediamente negli ultimi dieci anni hanno oscillato tra il 5 e il 10% del fatturato, superando il 10% negli ultimi tre.
L’innovazione
Fondamentale è stato l’approccio pro-attivo verso l’innovazione. Oggi significa soprattutto sostenibilità, nelle sue molteplici forme, con processi produttivi il più possibile «chiusi» e a ridotto impatto energetico, e prodotti riciclabili e compostabili. In un settore come il packaging flessibile (per capirci: pellicole e incarti per i cibi e settore farmaceutico) la concorrenza è agguerrita e l’investimento in macchine e attrezzature rappresenta la condizione necessaria — ma non sufficiente — per vincere la sfida. «La differenza — spiega Nicolini — la fanno sempre e comunque le persone, soprattutto in un mercato competitivo come il nostro dove sempre di più, accanto alla qualità, conta il servizio». Perciò, se la qualità è quasi un prerequisito, la differenza rispetto ai concorrenti la fanno i tempi di reazione molto rapidi e la capacità di fornire l’«imballo» esattamente come lo vuole il cliente, «personalizzandolo» fin nei minimi dettagli.
Bastano questi aspetti gestionali a vincere la competizione in tempi di Covid? «È stato necessario mettere in atto fin dal febbraio scorso tutte quelle modifiche organizzative che hanno consentito ai nostri collaboratori di venire al lavoro nella convinzione di entrare in un luogo sicuro — prosegue il manager —. Questo ci ha consentito di continuare a produrre anche nei momenti più complicati, e di fare fronte a un picco di ordini eccezionale nel periodo marzo-aprile 2020, anche con il ricorso a tanto lavoro straordinario». Ricordiamo tutti fin troppo bene come, durante il lockdown, il settore alimentare — e con esso tutta la filiera, quindi anche il comparto del packaging — avesse registrato un’impennata dei consumi. L’assetto industriale e organizzativo di Univel è stato messo a dura prova. In questo caso, però, in direzione positiva. Come conclude Nicolini: «L’ultimo aspetto da tenere presente è la fortuna, che nel nostro caso significa fare parte di una filiera essenziale che non è mai stata chiusa».