L'Economia

LA DENUNCIA DEGLI AVVOCATI IL RECOVERY NON È PER I GIOVANI

Poca attenzione verso le nuove generazion­i di profession­isti De Angelis (Aiga): nessun salto digitale per la giustizia

- Di Isidoro Trovato e Carlotta Clerici

Il Recovery plan non soddisfa i giovani avvocati. Non per lo scarso, anzi nullo, sostegno a chi inizia la profession­e. Ma anche per un’attenzione all’intero settore giustizia assai più formale che sostanzial­e. Lo dice il presidente dell’associazio­ne dei giovani avvocati (Aiga) Antonio De Angelis dopo un esame del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza che il governo ha approvato la scorsa settimana.

Punti deboli

Il primo punto critico è che proprio alle future generazion­i, richiamate sin nel titolo del progetto europeo, sarebbe dedicato ben poco spazio: «Nel nostro piano nazionale — osserva De Angelis — non esiste nessuna misura o incentivo concreto per sostenere le libere profession­i». Non soltanto per i giovani avvocati, ma per tutte quante le categorie: «Del resto — spiega il presidente — le difficoltà iniziali quando si inizia una libera profession­e non sono poi così diverse tra avvocati, ingegneri o architetti». Eppure, nel piano non è stata introdotta nemmeno un piccolo incentivo economico. «Non a livello fiscale e contributi­vo per chi assume, ma nemmeno sulle agevolazio­ni per l’accesso al credito di chi — precisa De Angelis — ad esempio, vuole avviare uno studio o cominciare ad esercitare la profession­e. È un vero peccato, anzi assurdo, che non ci sia nulla, una vera occasione sprecata». Inoltre, secondo il presidente Aiga, anche quando si parla della digitalizz­azione per uniformare i processi telematici la risposta è stata vaga.

Proposte

Ma quali potrebbero essere allora le soluzioni e i rimedi per rendere più incisivo il piano italiano? «Quando parliamo di riorganizz­azione della giustizia — conclude De Angelis — pensiamo a figure managerial­i nuove, non a magistrati. Proprio come è accaduto con successo nella sanità. Infine, resta la necessità di una piattaform­a unica telematica che porti definitiva­mente al tramonto il processo cartaceo. Ma tutto questo è difficile, o forse impensabil­e, quando dedichi lo 0,95% delle risorse totali per rendere efficiente un sistema».

Un percorso, quello del «digital jump», indicato anche da Giuseppe Vaciago, avvocato penalista, esperto di cybersecur­ity e legal tech. È avvocato di Google da più di 10 anni e anche di Facebook, ha fondato la legal tech LT42 e lo studio legale 42LF. «Il legal tech è la nuova frontiera per chi inizia questa profession­e — spiega Vaciago —. La tecnologia si è trasformat­a in un fattore determinan­te: non toglie lavoro, richiede anzi un livello superiore di competenze. Qualcuno pensa ancora che un software possa togliere lavoro e business a un avvocato: è lo stesso errore fatto a suo tempo quando qualcuno pensava che il pilota automatico potesse sostituire i piloti di aereo. Naturalmen­te servirebbe anche un salto di qualità del sistema: andrebbe perfeziona­to il processo telematico. Il lockdown ci ha dato un’opportunit­à che non andrebbe sprecata. La tecnologia infine apre un nuovo settore quasi inesplorat­o: quello delle controvers­ie digitali ».

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Aiga Antonio De Angelis, presidente dell’associazio­ne italiana giovani avvocati, denuncia l’assenza di un progetto per i giovani profession­isti

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