L'Economia

Detrazione o cessione credito: fate il test di convenienz­a

- G. Pa.

Con il super bonus è possibile effettuare lavori che rendono la casa più confortevo­le, più economica da gestire e, come vediamo nella pagina a fianco, vendibile a miglior prezzo. Ma grazie a due strumenti previsti in forma innovativa del Decreto rilancio, lo sconto in fattura e la cessione del credito, questi vantaggi sono ottenibili, per chi vuole, senza dover anticipare un solo euro. Lo sconto in fattura ha un percorso molto semplice: invece di pagare l’impresa che effettua i lavori le si cede il credito fiscale in cambio di una riduzione del prezzo. Se lo sconto è pari al corrispett­ivo per i lavori il contribuen­te nulla deve più ricevere dal Fisco; se lo sconto è inferiore al corrispett­ivo, la parte rimasta a carico è credito fiscale. La procedura della cessione del credito è più complessa, ma tutto lascia pensare che nella stragrande maggioranz­a dei casi vi si dovrà ricorrere perché vede come contropart­e banche e assicurazi­oni, soggetti cioè che non hanno i problemi di liquidità con cui devono fare i conti le imprese edili, soprattutt­o se piccole.

La prima differenza rispetto allo sconto in fattura non è di poco conto: se si opta per la cessione bisogna comunque prima pagare i lavori, o anticipand­o i soldi di tasca propria o accendendo un finanziame­nto di breve durata. Inoltre è necessario fornire un’ampia documentaz­ione. In particolar­e per il super ecobonus bisogna anche produrre un visto di conformità da parte di un profession­ista abilitato o di un Caf che certifichi la congruità dei costi sostenuti rispetto alle opere.

Questo visto non serve se si sceglie di tenere il bonus per sé. Va però detto che in condominio buona parte della documentaz­ione la potrà raccoglier­e e presentare l’amministra­tore.

Pro e contro

Tutte i principali istituti del Paese hanno ormai lanciato prodotti per la cessione, nel caso del super ecobonus il credito viene ritirato a prezzi che variano dal 100% al 105% delle somme spese. In teoria sulla carta tenersi il bonus è più convenient­e, perché significa ottenere il 110% in cinque anni. Se si ipotizza una spesa di 10.000 euro (ma l’importo è irrilevant­e ai fini del rendimento) e che il Fisco ne restituisc­a 2.200 all’anno per cinque anni dal punto di vista finanziari­o si sta effettuand­o un investimen­to al 3,26%, una performanc­e di tutto rispetto in questa fase di tassi prossimi a zero o negativi. Ma ci sono tre problemi con cui fare i conti. Il primo è che bisogna avere i soldi per pagare l’impresa, se ci si finanzia per procurarse­li il rendimento scende; il secondo è che bisogna voler anticipare i soldi; il terzo è che bisogna avere la certezza che per cinque anni non si diventerà incapienti.

Vi è infine da aggiungere che tenersi in proprio il credito è un scelta più agevole da fare quando si tratta di lavori in casa propria, mentre le cose si complicano in condomino. All’inizio era stato chiarito che il singolo condomino non ha l’obbligo di aderire alla cessione o allo sconto in fattura anche se decise dall’assemblea. Il Decreto Agosto ha cambiato le carte in tavola, stabilendo che la cessione del credito può essere decisi dall’assemblea con la stessa maggioranz­a (metà degli intervenut­i, un terzo delle quote millesimal­i) sufficient­e a deliberare i lavori, e secondo molti osservator­i il testo era formulato in modo da rendere di fatto obbligator­ia l’adesione anche ai contrari, con il rischio di dare vita a lunghi contenzios­i. Con la Legge di Bilancio si è cambiato ancora, e ora è possibile attribuire le spese dei lavori ai soli condòmini favorevoli alla cessione, ma bisognerà vedere se un meccanismo così arzigogola­to possa funzionare.

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