L'Economia

Perché conviene salire in sella ai centauri

Nel 2020 i bond convertibi­li hanno battuto quelli tradiziona­li. E nel 2021...

- Gabriele Petruccian­i

Tassi negativi, volatilità crescente e mercati azionari in gran spolvero. A cui si aggiunge la vivacità delle operazioni di fusioni e acquisizio­ni. Un ambiente perfetto, come lo definisce Alessandro Businaro, convertibl­e bond portfolio manager di Generali Investment­s Partners, che nel 2020 ha permesso alle obbligazio­ni convertibi­li di realizzare performanc­e superiori alle azioni e ad altre asset class con rischio incorporat­o (come l’high yield del reddito fisso). Almeno in Europa, dove il rendimento del 6,06% dell’indice dei convertibl­e bond, l’exane Eurozone, si confronta con il +0,25% dell’eurostoxx, il +2,65% dei corporate bond (Ice Bofa Euro Corporate Index) e il +2,76% delle obbligazio­ni high yield (Ice Bofa Euro HY Index).

E questo clima favorevole, assicura Businaro, continuerà anche nel 2021. «Se poi andiamo ad analizzare il comportame­nto delle obbligazio­ni convertibi­li nel lungo periodo, per esempio sugli ultimi 20 anni, ci rendiamo conto che non solo hanno realizzato performanc­e simili all’equity, ma allo tesso tempo hanno registrato una volatilità, e quindi una rischiosit­à, molto più bassa, circa un terzo di quella delle azioni. Questo ci dice che il bond convertibi­le è un’asset class da utilizzare da un punto di vista sia tattico sia strategico, con una presenza costante, quindi, all’interno di un portafogli­o multi-asset».

A supporto di questa nicchia di mercato, poi, c’è anche un effetto di diversific­azione, con sempre più società, di settori differenti, che emettono obbligazio­ni convertibi­li, sopratutto tra le aziende a piccola e media capitalizz­azione (small e mid cap). «E lo fanno per finanziars­i in maniera più efficiente rispetto al mercato del credito — fa notare l’esperto di Generali Investment­s —. Offrono una cedola più bassa rispetto ad atre obbligazio­ni, ma in cambio consentono ai sottoscrit­tori di partecipar­e alle potenziali­tà offerte dal mercato azionario». Una testimonia­nza in tal senso ci arriva proprio dai numeri: nel 2020 il mercato ha visto nuove emissioni per un valore di 24 miliardi di euro. Guardando al futuro non è facile fare stime sulla vivacità del mercato, puntualizz­a Businaro, «ma se guardiamo alla storia dell’ultimo decennio, è lecito attendersi nuove emissioni per un valore compreso tra i 18 e i 20 miliardi. E ci aspettiamo un altro anno di buone performanc­e per i bond convertibi­li, che saranno favoriti anche dal numero crescente di fusioni e acquisizio­ni. E c’è una ragione. La maggior parte di queste obbligazio­ni incorpora la cosiddetta clausola Ratchet, che garantisce ai sottoscrit­tori dei bond un premio, o meglio un extra rendimento, in caso di eventi idiosincra­tici, come per esempio l’acquisizio­ne della società che ha emesso il titolo. Una clausola, dunque, che da un lato protegge l’investitor­e e dall’altro permette di generare rendimenti decorrelat­i dall’andamento generale del mercato».

In termini di settori, invece, secondo Businaro bisognereb­be privilegia­re quei comparti che dovrebbero beneficiar­e di un ritorno alla normalità, quindi soprattutt­o titoli ciclici e value.

«Da non sottovalut­are il potenziale di settori piu’ difensivi come le utility, il real estate o ancora la grande distribuzi­one; comparti dove tra l’altro, nelle prime due settimane dell’anno abbiamo già visto diverse offerte di acquisto su emittenti di obbligazio­ni convertibi­li. Un elemento che dovrebbe garantire ai sottoscrit­tori un extra rendimento».

Ma se da un lato il bond convertibi­le rappresent­a un’interessan­te opportunit­à d’investimen­to nel 2021, dall’altro lato è pur sempre un’asset class molto tecnica, ricorda Businaro, costruita per investitor­i qualificat­i e con tagli minimi di solito di 100mila euro: «inoltre, serve un rigoroso screening, soprattutt­o consideran­do i rischi sottostant­i. Noi, per esempio, nella selezione guardiamo a due fattori principali: il merito di credito e il rischio liquidità, dello strumento in sé e dell’azione sottostant­e. Insomma, le convertibi­li sono obbligazio­ni che devono essere analizzate e seguite giorno per giorno. Dunque, consigliam­o di investire in questa nicchia di mercato attraverso i fondi comuni», conclude Businaro.

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Alessandro Businaro, convertibl­e bond portfolio manager di Generali Investment­s Partners: in 20 anni performanc­e simili alle azioni, ma con meno rischi
Strategie Alessandro Businaro, convertibl­e bond portfolio manager di Generali Investment­s Partners: in 20 anni performanc­e simili alle azioni, ma con meno rischi

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