La cavalcata dei replicanti, cento miliardi nell’anno più complicato
Il bilancio della raccolta di Etf ed Etc nel Vecchio Continente
In un difficile contesto, senza precedenti per i mercati finanziari a causa della pandemia, gli Etf (Exchange traded fund) hanno dato una prova di resilienza, mettendo a segno, per il terzo anno consecutivo, un record di raccolta, pari al 13% del totale raggranellato dall’universo dei fondi. Altro fatto da sottolineare è la sorprendente crescita, accelerata dalla pandemia, degli Etf sostenibili, che fino a qualche anno fa erano ancora percepiti come prodotti di nicchia, e che adesso si candidano a diventare i protagonisti nei prossimi anni. Gli Etf Esg sono stati l’unica tipologia di replicanti con una raccolta positiva per 400 milioni di euro anche durante il picco di volatilità del mercato, lo scorso marzo. «Gli investitori — commenta Vincent Denoiseux, head of Etf Research and Solutions di Lyxor Asset Management —, sono sempre più consapevoli del ruolo degli Etf Esg per orientare i capitali verso un’economia più sostenibile».
Secondo il Money Monitor di Lyxor, l’industria dei replicanti europei, dopo deflussi per undici miliardi di euro nel primo trimestre 2020, ha chiuso l’anno con una raccolta complessiva di quasi 90 miliardi (di cui 45,5 sono andati agli Etf Esg), portando il patrimonio complessivo poco sotto i mille miliardi di euro (di cui 86 miliardi gli asset Etf Esg), contro i complessivi 870 miliardi di euro a dicembre 2019. Da sottolineare anche il risultato ottenuto dagli Etf sul clima che al loro esordio hanno fatto subito incetta di due miliardi di euro, dimostrando che il cambiamento climatico preoccupa gli investitori.
Entrando nel dettaglio degli asset, il Money Monitor rileva che a trainare i flussi degli Etf domiciliati nel Vecchio Continente, nel 2020, sono stati gli azionari (55,3 miliardi la raccolta complessiva), mentre gli obbligazionari non hanno raggiunto i 33 miliardi. Si direbbe che la pandemia ha attivato la propensione al rischio degli investitori. Così, fondi e replicanti del reddito fisso hanno pagato il prezzo più alto della crisi, con deflussi record per 144,7 miliardi di euro nel solo mese di marzo 2020. A salvarsi sono stati solo i titoli di Stato denominati in dollari che, con il ruolo di asset rifugio, hanno raccolto 120 milioni di euro, mentre gli Etf azionari hanno preso quota. Dopo una fase di avversione al rischio, con significativi deflussi all’inizio della pandemia, l’arrivo di notizie rassicuranti sui vaccini ha sostenuto il rally degli asset rischiosi, portando gli Etf azionari a raccogliere 34,7 miliardi di euro in novembre e dicembre. «Nel complesso — spiega Denoiseux — i dati confermano che l’interesse degli investitori per gli Etf non è diminuito nemmeno in una fase di forte turbolenza come quella della pandemia, che ha anche spinto la domanda degli investimenti Esg destinati a diventare veri e propri standard di mercato».
Questi sono i numeri dei soli Etf. Se si allarga lo sguardo all’intera categoria degli Etp (Exchange traded products) europei, che comprendono anche gli Etc (Exchange traded commodities), la raccolta complessiva del 2020, secondo Morningstar, ha superato i cento miliardi di euro con un patrimonio complessivo di 1.053 miliardi, contro i 923 di fine 2019. Il risultato è merito soprattutto degli Etc esposti ai metalli preziosi ( in particolare sull’oro) che nel 2020 hanno raccolto oltre 13 miliardi. Il patrimonio degli Etc domiciliati nel Vecchio Continente è salito, così, a 83 miliardi dai 60 del 2019. In sintesi l’intera categoria degli Etp domiciliati nel Vecchio continente ha appena chiuso il secondo miglior anno solare della loro breve storia con un patrimonio in crescita del 14%.