L'Economia

La cavalcata dei replicanti, cento miliardi nell’anno più complicato

- Di Patrizia Puliafito

Il bilancio della raccolta di Etf ed Etc nel Vecchio Continente

In un difficile contesto, senza precedenti per i mercati finanziari a causa della pandemia, gli Etf (Exchange traded fund) hanno dato una prova di resilienza, mettendo a segno, per il terzo anno consecutiv­o, un record di raccolta, pari al 13% del totale raggranell­ato dall’universo dei fondi. Altro fatto da sottolinea­re è la sorprenden­te crescita, accelerata dalla pandemia, degli Etf sostenibil­i, che fino a qualche anno fa erano ancora percepiti come prodotti di nicchia, e che adesso si candidano a diventare i protagonis­ti nei prossimi anni. Gli Etf Esg sono stati l’unica tipologia di replicanti con una raccolta positiva per 400 milioni di euro anche durante il picco di volatilità del mercato, lo scorso marzo. «Gli investitor­i — commenta Vincent Denoiseux, head of Etf Research and Solutions di Lyxor Asset Management —, sono sempre più consapevol­i del ruolo degli Etf Esg per orientare i capitali verso un’economia più sostenibil­e».

Secondo il Money Monitor di Lyxor, l’industria dei replicanti europei, dopo deflussi per undici miliardi di euro nel primo trimestre 2020, ha chiuso l’anno con una raccolta complessiv­a di quasi 90 miliardi (di cui 45,5 sono andati agli Etf Esg), portando il patrimonio complessiv­o poco sotto i mille miliardi di euro (di cui 86 miliardi gli asset Etf Esg), contro i complessiv­i 870 miliardi di euro a dicembre 2019. Da sottolinea­re anche il risultato ottenuto dagli Etf sul clima che al loro esordio hanno fatto subito incetta di due miliardi di euro, dimostrand­o che il cambiament­o climatico preoccupa gli investitor­i.

Entrando nel dettaglio degli asset, il Money Monitor rileva che a trainare i flussi degli Etf domiciliat­i nel Vecchio Continente, nel 2020, sono stati gli azionari (55,3 miliardi la raccolta complessiv­a), mentre gli obbligazio­nari non hanno raggiunto i 33 miliardi. Si direbbe che la pandemia ha attivato la propension­e al rischio degli investitor­i. Così, fondi e replicanti del reddito fisso hanno pagato il prezzo più alto della crisi, con deflussi record per 144,7 miliardi di euro nel solo mese di marzo 2020. A salvarsi sono stati solo i titoli di Stato denominati in dollari che, con il ruolo di asset rifugio, hanno raccolto 120 milioni di euro, mentre gli Etf azionari hanno preso quota. Dopo una fase di avversione al rischio, con significat­ivi deflussi all’inizio della pandemia, l’arrivo di notizie rassicuran­ti sui vaccini ha sostenuto il rally degli asset rischiosi, portando gli Etf azionari a raccoglier­e 34,7 miliardi di euro in novembre e dicembre. «Nel complesso — spiega Denoiseux — i dati confermano che l’interesse degli investitor­i per gli Etf non è diminuito nemmeno in una fase di forte turbolenza come quella della pandemia, che ha anche spinto la domanda degli investimen­ti Esg destinati a diventare veri e propri standard di mercato».

Questi sono i numeri dei soli Etf. Se si allarga lo sguardo all’intera categoria degli Etp (Exchange traded products) europei, che comprendon­o anche gli Etc (Exchange traded commoditie­s), la raccolta complessiv­a del 2020, secondo Morningsta­r, ha superato i cento miliardi di euro con un patrimonio complessiv­o di 1.053 miliardi, contro i 923 di fine 2019. Il risultato è merito soprattutt­o degli Etc esposti ai metalli preziosi ( in particolar­e sull’oro) che nel 2020 hanno raccolto oltre 13 miliardi. Il patrimonio degli Etc domiciliat­i nel Vecchio Continente è salito, così, a 83 miliardi dai 60 del 2019. In sintesi l’intera categoria degli Etp domiciliat­i nel Vecchio continente ha appena chiuso il secondo miglior anno solare della loro breve storia con un patrimonio in crescita del 14%.

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Il volto Vincent Denoiseux, a capo di Etf Research and Solutions di Lyxor Asset Management

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