Energie verdi, Enel è nella top five dei campioni globali
La sede milanese della maison internazionale interpreta lo spirito di scoperta proprio di Marcel Proust, allestendo un catalogo online di Moderna e Contemporanea
Se il tema dell’ambiente, delle energie rinnovabili e della sostenibilità sociale sarà il vero business dei prossimi 20 anni, l’europa ha tutte le carte per essere il protagonista assoluto. È quanto sostiene Bank of America, notando come il Vecchio Continente sia stato il primo ad aver varato un piano di emissioni zero entro il 2050 e a questo scopo stia lavorando già da tempo. Notano gli analisti di Bofa, come ben otto delle dieci maggiori aziende mondiali (per capitalizzazione) che producono energia pulita siano europee, come da noi le cinque più grandi società dell’energia rinnovabile capitalizzino più delle 5 maggiori società petrolifere. Tra queste spicca l’enel (nella foto, l’amministratore delegato Francesco Starace) con una capitalizzazione di 87 miliardi di euro, non lontana da un colosso dell’economia tradizionale, come Shell.
Nel 2030, nota Bofa, 85% dell’elettricità prodotta sarà a zero emissioni e l’europa è l’unica area «posizionata per attrarre industrie a grande crescita nella produzione di batterie e dell’idrogeno» da impiegare nel settore dell’auto. Non a caso, il Vecchio continente è l’indiscusso leader nell’emissione di titoli Esg: nel primi 11 mesi del 2020 ha collocato bond verdi per 160 miliardi di $, contro i 60 degli Usa e i 33 dei paesi asiatici. La conversione alle energie pulite potrebbe rappresentare la prossima rivoluzione industriale e l’europa ha le carte per esercitare quella posizione da leader che ora ricoprono le società tecnologiche americane.
Marcel Proust scriveva: «Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi». A partire dal XVII secolo si diffonde tra classi agiate europee l’abitudine al cosiddetto Grand Tour. Si trattava di un itinerante viaggio che i rampolli dell’aristocrazia intraprendevano, con lo scopo di perfezionare le loro conoscenze. Non aveva una durata definita e di solito la destinazione per eccellenza era il nostro Paese. Il termine turismo, inteso come fenocorso meno di massa, trova in questo costume la sua origine. Dopo l’avventura napoleonica ad esempio, il grande Marie-henri Beyle, più noto come Stendhal, compie un Tour e scrive un libro pungente intorno alle città italiane. A Milano resta incantato dal teatro alla Scala capace di colmare la sua «sete di musica», dai cenacoli intellettuali che frequenta e dalla bellezza delle donne.
Si innamora dell’italia e scrive: «Mentre nel 1496 Leonardo faceva il canale che unisce l’adda al Ticino, noi eravamo ancora dei barbari, come tutto il Nord». Insomma, il nostro Paese era all’apice della sua fama e godeva di una meritata gloria.
Ora la filiale Christie’s di Milano ha inventato una vendita solo online (in sino al 10 febbraio) che si intitola Mapping Modern and Contemporary Art e trae ispirazione proprio dallo spirito del Grand Tour.
Il concetto è quello di creare una mappatura dell’arte moderna e contemporanea delle nostre principali regioni. Includendo opere di artisti nazionali ma anche di quei maestri internazionali che hanno trovato ispirazione nel nostro Paese, talvolta vivendo e lavorando in Italia o, semplicemente, influenzati dalla cultura italiana nella loro pratica.
Il catalogo propone 71 lotti molto interessanti alcuni dei quali offerti addirittura senza prezzo di riserva. Dal Veneto, ad esempio, arriva Emilio Vedova (1919-2006), pittore autodidatta che ha dedicato tutta la sua vita allo sviluppo della pittura astratta. Raggiunta la fama negli anni Quaranta si ritrova, all’inizio degli anni Ottanta, come figura di riferimento per la generazione più giovane di artisti che amano in lui la vitalità del segno di Willem de Kooning o il vigore monocromo di Franz Kline uniti in una chiara ed equilibrata visione compositiva. Di Vedova compaiono un grande Dittico del 1989, olio su tela, due elementi di centimetri 165,5 x 165,5 ciascuno (che parte da 120 mila euro) e una bellissima opera del 1947, Cantiere (35 mila).
Aria parigina
Dalla Toscana arriva Alberto Magnelli (1888-1971) considerato il primo astrattista italiano. Fiorentino di nascita e amico, a Parigi, di Picasso, Gris e Léger, questo artista si orienta verso un’astrazione geometrica. In catalogo una sua Still Life del periodo giovanile (1912) offerta da 26 mila. Mentre un suo olio astratto del 1947 parte da 45 mila. Dall’umbria proviene Piero Dorazio (1927-2005) che incanta con le sue griglie cromatiche incrociate con pennellate fluide. Un suo inchiostro e acquerello Senza titolo del 1959 quota 7 mila. Mentre Onde, un piccolo olio del 1967, stima 18 mila.
Dal Lazio emerge Franco Angeli (1935-1988) in asta con un suo lavoro precoce datato 1960, che parte da 12 mila euro. In Sicilia, Carla Accardi (1924-2014) rivoluziona l’astrazione unendo la struttura geometrica del colore alla gestualità. Un suo bellissimo Rossoverde del 1966 quota 24 mila. Mentre una china su carta applicata su tela del 1956 parte da 30 mila. Infine la Sardegna dove Maria Lai (1919-2013) grazie all’amicizia con lo scrittore Giuseppe Dessì, riscopre le tradizioni sarde come la tessitura femminile e trasforma l’atto del cucito in un gesto artistico. Il suo Libro dei telai, un’opera del 1979, è offerta a partire da 20 mila. Un suo piccolo Senza titolo, del 1978, quota 8 mila. In mezzo a questo virtuale Grand Tour dell’italica arte tanti altri artisti, alcuni stranieri. Un’asta squisita, da seguire con attenzione. Tutto online.