Contribuenti: difendersi sia possibile, anche da remoto
L’emergenza Covid rende indifferibile la revisione del processo tributario e ancora più evidente la lesione del diritto del contribuente al giusto processo. Lo dice l’avvocato tributarista Roberto Cordeiro Guerra, dopo la denuncia di Conf-contribuenti per leso diritto al giusto processo per 366.870 cittadino.
L’avvocato ricorda che «in tempo di pandemia, i provvedimenti emergenziali hanno lasciato alla buona volontà dei giudici la gestione dell’emergenza». Il che ha portato a una scarsa omogeneità e «comportamenti difformi da parte delle varie Commissioni tributarie» con la sostanziale paralisi delle udienze in presenza. E con l’imposizione, di fatto, «della trattazione scritta come unica soluzione per ottenere la decisione del processo». Solo alla fine del 2020 è stata presa in considerazione la trattazione orale a distanza: «Peraltro — osserva Cordeiro Guerra — con provvedimenti velleitari ed ancora lontani dal funzionare a regime». Conseguenza evidente: «L’affievolimento del diritto ad esporre al giudice le proprie ragioni in un’udienza pubblica». Un problema tanto più grave perché «in Italia la giustizia tributaria è affidata a giudici non professionali (fanno parte delle Commissioni avvocati, notai, commercialisti, ragionieri, periti industriali e parecchie altre categorie) che per la loro funzione di giudici ricevono compensi irrisori». Il processo, ricorda l’avvocato, «è spesso scritto e documentale: non possono essere sentiti testimoni, non ci sono udienze istruttorie. Alla fine, se in un processo che già lascia a desiderare, si elimina il momento centrale in cui si dà corpo al diritto del contribuente di difendersi e dire la sua, c’è una palese violazione dei suoi diritti». Secondo il tributarista, «l’unica soluzione è quella di garantire in ogni caso al contribuente la discussione orale, in presenza o anche da remoto, purché tecnicamente organizzata e attuata su tutto il territorio».
I numeri, al momento, parlano da soli. Il processo tributario, nei suoi tre gradi, ha una durata media di circa otto anni; un giudice percepisce un compenso fisso mensile di circa 390 euro e 93 euro a sentenza, da suddividere tra i tre componenti del collegio. «Sarebbe una riflessione seria capire se una parte delle risorse provenienti del Recovery plan possa essere impiegata per migliorare a regime la giurisdizione tributaria, il cui buon funzionamento è uno degli elementi presi in considerazione dai grandi investitori esteri», conclude Cordeiro Guerra.