L'Economia

Quando il Tesoro si mette in lungo: da 16 a 50 anni per strappare il 2%

Esenzione dalle tasse di succession­e e interessi che in Europa sono ancora tra i più elevati: vantaggi e limiti delle nuove emissioni extra lunghe per fondi e privati cittadini

- Di Angelo Drusiani

Dopo il ritorno del Btp cinquanten­nale — festeggiat­o dal mercato con una domanda molto alta da parte degli investitor­i istituzion­ali che hanno una gran fame di rendimenti — e l’attesa per il Btp Futura, il titolo riservato alle famiglie che dura 16 anni e che sarà in vendita per i privati dal 19 aprile, si può avviare una ricognizio­ne sulle opportunit­à offerte dai titoli di Stato extra lunghi. Gli unici che rendono. Perché non possiamo dimenticar­e che siamo ancora in un tempo in cui, in Europa, i rendimenti sono spesso negativi. È sufficient­e leggere la prima riga della tabella: l’emissione con durata poco meno che trentennal­e della Germania, Paese che non emette titoli con scadenza cinquanten­nale, è uno dei pochi tedeschi col segno più. Per investire negli altri, di lunghezza inferiore, si paga. Ne consegue che anche gli altri emittenti governativ­i europei, sempre condiziona­ti dai rendimenti di Berlino, mantengono un profilo abbastanza basso e, solo in un caso. all’investitor­e viene offerto poco più del 2% lordo. E chi lo fa? La prima emissione del Btp cinquanten­nale (vedi tabella).

Certo non è il rendimento, in questa fase, la ragione di fondo dell’investimen­to in questa tipologia di strumento. Tra le motivazion­i a favore c’è l’esenzione dalla imposta di succession­e. Oltre alla ricerca di sicurezza, perché gran parte degli emittenti offrono buone garanzie a chi presta loro denaro. L’imposta di succession­e, per chi è già in età avanzata e ama programmar­e il futuro degli eredi, rappresent­a un peso da evitare, se possibile. E i titoli di Stato se ne fanno carico, ad ampio spettro. E la sicurezza? Germania, Bei, Efsf, Fondo Europeo per la Stabilità Finanziari­a, ma anche Austria, Francia e altri Paesi sono i più affidabili. In ogni caso, il nuovo Btp 2072 offre al prezzo di collocamen­to il 2,15%, poco al di sopra della prima emissione di cinquanten­nale. Un rendimento che potrebbe risultare non adeguato se i tassi dovessero salire molto (e chissà cosa succederà sui mercati da qui a 50 anni), ma che va preso in consideraz­ione vista la possibilit­à di rivendere facilmente i titoli.

In ogni caso non si dovrebbe attribuire a questo comparto obbligazio­nario un peso troppo rilevante, dal momento che è possibile inserire in portafogli­o capitali non rilevanti. I titoli governativ­i non hanno quote minime di sottoscriz­ione pari a 100 o 200 mila euro, come si verifica per una parte consistent­e di emissioni societarie, bancarie e assicurati­ve in particolar­e.

La strategia

Come per il Btp Futura, in collocamen­to da lunedì prossimo, si può quindi guardare al futuro remoto, come la grammatica italiana lo classifich­erebbe, vista la lontananza da oggi, con fiducia e serenità. Il valore di mercato potrebbe anche diminuire in più occasioni, come riporta il grafico che mostra l’andamento dell Btp 2067, ma il tempo per il recupero esiste sempre e, alla naturale scadenza, il rimborso del prestito avrà luogo al valore nominale 100. La curva del grafico del primo Btp cinquanten­nale evidenzia con estrema chiarezza quanto sia sensibile il suo valore di mercato, in primo luogo alle attese sull’ipotetico variare dei rendimenti, e, successiva­mente, alle variazioni effettive dei rendimenti stessi.

La lunga durata dello strumento, che fu collocato nel 2016 con data di rimborso marzo 2067, fa sì che la sua quotazione abbia una convivenza tutt’altro che semplice con i tassi che regolano l’attività finanziari­a. La parte finale della curva stessa, pur favorevolm­ente condiziona­ta dalla presenza della Banca centrale europea sul mercato dei titoli di Stato, ha subito un’inclinazio­ne negativa, condiziona­ta non tanto da variazioni dei rendimenti in Eurozona, quanto dai rialzi dei rendimenti dei titoli di Stato Usa con durata lunga. A spingerli verso l’alto il loro valore è l’attesa di una rapida ripresa dell’economia oltre Atlantico. Ipotesi che, al momento, in Eurozona appare abbastanza remota.

Bene, quindi, proporre agli investitor­i una nuova emissione di Btp con scadenza fissata al primo marzo del 2072. A quattro banche non italiane e a una sola italiana è toccato il compito di coordinare il collocamen­to del nuovo Btp ultra cinquanten­nale. L’interesse nei confronti dell’emissione con rimborso previsto nel 2072 è stato molto forte, sia da parte di investitot­i tradiziona­li, sia soprattutt­o da Fondi Pensione internazio­nali. Desiderosi di averne in portafogli­o, questi ultimi in particolar­e, perché il valore della cedola, garantito per un arco temporale tanto lungo, offre loro la copertura per i futuri pagamenti.

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Mef Davide Iacovoni, direttore del debito

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