L'Economia

L’addio di Vandelli «Bper è più solida»

- Di Stefano Righi

Dopo sette anni al vertice e 37 in banca, dopodomani, mercoledì 21 aprile, l’assemblea dei soci di Bper Banca non confermerà l’incarico all’amministra­tore delegato Alessandro Vandelli, l’autore della trasformaz­ione della Popolare dell’emilia-romagna in uno dei tre grandi player italiani, alle spalle delle due big Intesa Sanpaolo e Unicredit.

Vandelli, in una precedente intervista, lei disse che l’operazione Intesa-ubi, a valle della quale Bper acquisisce oltre 600 sportelli, era da fare assolutame­nte. Ne è ancora convinto?

«Certo, oggi più di prima. Per Bper è una svolta storica, resa possibile solo grazie all’impegno di tante persone, che tra l’altro hanno lavorato in un periodo di piena emergenza sanitaria. Per completare l’operazione mancano ancora una trentina di filiali, che acquisirem­o da Intesa Sanpaolo entro giugno. È un’operazione complessa, certo, ma ne ricaveremo benefici straordina­ri per dimensione, qualità degli asset e posizionam­ento strategico. Un dato per tutti: Bper passa da 90 miliardi di attivo a 125-130 miliardi. Ricordo che l’attivo era di circa 60 miliardi nel 2014».

La vostra ipotizzata fusione con Ubi, eravate veramente a un passo?

«Non sarebbe corretto dirlo. Negli ultimi mesi del 2019 mi sono incontrato alcune volte con l’amministra­tore delegato di Ubi, per conoscerci meglio e iniziare a comprender­e i numeri delle due banche. Era emersa qualche sintonia, poi a inizio dicembre i contatti si sono interrotti e Ubi ha annunciato un piano industrial­e

stand alone. Credo, in ogni caso, che le due banche fossero espression­e di realtà azionarie variegate e diverse tra loro: un’ipotesi di fusione avrebbe richiesto molti approfondi­menti».

La modifica dello Statuto le è costata il posto.

«Abbiamo avviato lo scorso anno e completato a gennaio 2021 un cambiament­o profondo nella governance

del gruppo, modificand­o le norme dello Statuto che regolano l’elezione del consiglio di amministra­zione. Lo abbiamo fatto tenendo conto di una struttura azionaria peculiare, che in sostanza si basa su tre poli: gruppo Unipol, Fondazione di Sardegna e investitor­i istituzion­ali. La modifica ha escluso la possibilit­à di presentare al voto in assemblea una lista espression­e del cda uscente, mettendo così nelle mani dei soci ogni decisione relativa ai nuovi amministra­tori. È stata una scelta coerente con il nostro percorso, che non ha guardato a interessi personali, ma al migliore assetto per la banca».

Vuol farci credere di esser felice per come è andata?

«Non posso dire di essere felice. Ma sono sereno e ho la convinzion­e di avere ben operato. Credo che il lavoro di questi anni abbia favorito progressi molto rilevanti: oggi il gruppo Bper è in piena salute. Se mi volto indietro, vedo questa integrazio­ne degli sportelli ex Ubi ed ex Intesa come il completame­nto di un disegno strategico e il termine di un percorso. Credo di avere fatto ciò che era giusto per Bper: siamo cresciuti, siamo credibili, siamo maturati come soggetto di mercato. E soprattutt­o possiamo contribuir­e alla crescita dei territori in cui operiamo».

C’è chi sostiene che i suoi rapporti con l’azionista Unipol non fossero ideali. È così?

«Il mio rapporto con l’azionista di riferiment­o si è sempre sviluppato in maniera lineare e positiva. Sono convinto che aver potuto contare in questi anni sul sostegno convinto di un nucleo coeso di azionisti, tra cui certamente il gruppo Unipol, ma anche Fondazione di Sardegna, che oggi controllan­o circa il 30 per cento del capitale, sia stato un punto di forza e un vantaggio strategico importante».

Il suo è un percorso del tutto interno. Quando è entrato?

«Subito dopo la laurea in Economia a Modena. Era il 1984, avevo 25 anni, sono stato uno dei primi laureati assunti in quella che allora si chiamava Banca popolare dell’emilia. Venni assegnato all’ufficio Estero e dopo tre mesi arrivò la svolta: entrai in Direzione crediti come analista di bilancio. Qualche anno dopo avviai il nucleo di finanza aziendale della banca, poi nel tempo sono arrivati gli altri incarichi: la responsabi­lità del servizio partecipaz­ioni e progetti speciali, la direzione generale del Banco di Sardegna, il ruolo di vice direttore generale e Cfo, infine la nomina ad amministra­tore delegato nell’aprile 2014. Devo molto a tanti colleghi, e in particolar­e a tre presidenti: Guido Leoni che mi ha fatto crescere, Ettore Caselli che mi ha voluto alla guida della banca, Pietro Ferrari con cui abbiamo condiviso gli ultimi tre anni, davvero irripetibi­li».

Siete cresciuti molto. Con quale aspetto peculiare?

«Credo che il nostro tratto distintivo, e per molti versi originale, sia la capacità di combinare significat­ivi processi di crescita con l’attenzione alla qualità del credito. Abbiamo agito con decisione per ridurre i crediti deteriorat­i e nel frattempo la crescita per linee esterne è avvenuta solo con acquisizio­ni che potevano recare benefici alla qualità degli attivi. Inoltre, siamo stati alla larga da scorciatoi­e che avrebbero prodotto conseguenz­e dannose nel tempo: non abbiamo mai ceduto le fabbriche prodotto, mantenendo integra la catena del valore. Siamo i primi azionisti di Arca fondi sgr, abbiamo società nel credito al consumo, nel leasing, nel factoring e nel noleggio a lungo termine. In questi anni abbiamo ceduto oltre 5 miliardi di Npl, ma la società di gestione e recupero delle sofferenze, Bper credit management, è rimasta in casa. Così abbiamo reso la banca più solida e capace di generare ricavi: il rapporto tra commission­i e margine di interesse, nella parte alta del conto economico, è quasi in parità».

Adesso, cosa andrà a fare?

«Mercoledì 21 aprile ci sarà l’assemblea: terminerò il mio mandato da amministra­tore delegato e dal giorno dopo cercherò di favorire il passaggio di consegne con il nuovo amministra­tore delegato e il nuovo consiglio nel modo più fluido e lineare possibile. Alla banca e ai colleghi auguro il meglio per il futuro, non si cancellano i legami di 37 anni di lavoro comune».

L’uscita dopo 37 anni nel gruppo. I rapporti con gli azionisti Unipol e Fondazione di Sardegna. La quasi fusione con Ubi e l’operazione con Intesa: «una svolta storica»

 ??  ?? In uscita Alessandro Vandelli, 62 anni, modenese, sposato, tre figli. È entrato in Bper nel 1984. Negli ultimi sette anni è stato amministra­tore delegato
In uscita Alessandro Vandelli, 62 anni, modenese, sposato, tre figli. È entrato in Bper nel 1984. Negli ultimi sette anni è stato amministra­tore delegato

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