Azimut, il prossimo yacht sarà elettrico
Giovanna Vitelli: ordini per oltre un miliardo, negli Usa siamo in overbooking. Il nodo dei cantieri e la sfida sostenibile: a bordo spazi rivoluzionati
Èuno dei pochi settori industriali su cui il Covid ha avuto un impatto modesto. Anche perché chi compra yacht e maxiyacht segue dinamiche che non sempre sono correlate all’andamento dell’economia reale. Tanto che, pur riconoscendo che «nei primi tre mesi del lockdown dello scorso anno qualche ordine è stato cancellato, pochi in verità», adesso le prospettive che Giovanna Vitelli vede per il settore della nautica sono più che positive. «C’è stato un recupero e una crescita superiore alle attese» racconta la vicepresidente esecutiva del gruppo Azimut Benetti, leader mondiale nella costruzione di megayacht, con un portafoglio ordini che supera il miliardo di euro.
Vuol dire che Covid o non Covid i miliardari non rinunciano alla barca nuova?
«C’è voglia di barca come luogo che ti permette di poter continuare ad assaporare la libertà in sicurezza. E’ vero che alcune forme di ricchezza sono state colpite dalla crisi, penso al settore alberghiero o della ristorazione, ma il farmaceutico o la logistica, per esempio, sono cresciuti moltissimo.
C’è molta liquidità disponibile e il desiderio di vivere il mare in modo nuovo, all’insegna della sostenibilità».
Voi come vi siete adeguati?
«In realtà la nostra forza è stata avere già disponibili modelli in grado di intercettare queste tendenze. D’altronde Azimut Benetti ha sempre fatto dell’innovazione la sua caratteristica fin dagli anni 70 quando Azimut ha realizzato la prima barca al mondo con il tetto apribile. Oggi per noi l’innovazione va in due direzioni: una diversa divisione degli spazi per vivere la barca in modo nuovo, meno formale, più vicino al mare; l’altra più tecnologica che va verso la sostenibilità e quindi lo sviluppo di propulsori elettrici o ibridi».
Partiamo dagli spazi: cosa cambia?
«L’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità sta portando a un maggior desiderio di vivere più vicino alla natura, anche in barca. L’esempio per noi è Oasis, uno yacht di 40 metri in cui gli spazi sono stati completamente rivoluzionati, abbiamo messo a poppa una piscina a sfioro, e abbassando le ali laterali si crea una grande beach area sul mare. L’abbiamo presentata a settembre e stiamo producendo la 14 esima unità. È il simbolo di un’esperienza dove il mare torna centrale».
Sostenibilità però vuol dire soprattutto meno emissioni.
«Abbattere i consumi è il modo più tangibile per fare sostenibilità. Nel tempo il Gruppo si è specializzato nello sviluppo di carene molto idrodinamiche, che abbinate all’ uso di materiali leggeri come il carbonio, porta a una riduzione dei consumi del 30% rispetto a modelli precedenti. Nell’ibrido abbiamo una storia lunga, il prima yacht ibrido era un Benetti Ambrosia del 2006. E oggi siamo arrivati con Besviluppato netti a produrre il più grande yacht ibrido al mondo, 108 metri in acciaio con 3 MWH di batterie installate, zero emissioni, con cui puoi andare ovunque, anche in quei paradisi che per legge non sono accessibili. In cantiere abbiamo ora in costruzione il Benetti Byond 37 metri che, quando sarà varato l’anno prossimo sarà la barca più green nella sua categoria. È dotata di una piattaforma di gestione Siemens che oggi è la più avanzata al mondo. E poi abbiamo iniziato ad installare su alcuni yacht il self docking assistant
dalla Volvo che permette alla barca di ormeggiarsi da sola. Un vero game changer per la nautica».
La svolta sarà elettrica o a idrogeno?
«Credo che la svolta più concreta oggi sia verso l’elettrico. Tra dieci anni, quando per le strade non sentiremo più il rumore delle macchine, sarà inconcepibile arrivare in banchina e sentire il rombo dei motori della barca. La ricerca sta andando in questa direzione e credo che per accelerare la svolta sia importante anche il ruolo del governo».
Con incentivi?
«Il governo britannico ha varato un fondo di supporto alle nuove tecnologie per la nautica soprattutto in campo propulsivo. È un esempio da seguire. L’istituzione di un fondo analogo, con cui punterei sull’elettrificazione
Iniziamo a installare su alcuni yacht il self docking assistant di Volvo che permette al mezzo di ormeggiarsi da solo
Benetti Oasis, 40 metri. Prezzo di listino 19,5 milioni. In produzione la 14esima unità
Al vertice Giovanna Vitelli, 44, vicepresidente Azimut Benetti
Tra dieci anni, quando in città non sentiremo più il rumore delle auto, sarà inconcepibile sentire in banchina il rombo dei motori della barca
delle barche e dei porti, ci renderebbe più competitivi. Serve tuttavia una strategia di lungo periodo. Il costo delle tecnologie è molto alto e innovare è un percorso necessario ed è giusto che siano le aziende leader a portare avanti investimenti in ricerca, anche se non hanno un ritorno immediato».
Gli armatori sono più attenti alle innovazioni tecnologiche o allo stile?
«I risultati di Azimut Benetti direi che premiano la scelta strategica di rivoluzionare in entrambi i campi. I boom di ordini si deve proprio al fatto di essere usciti sul mercato con prodotti di nuova generazione. La sola divisione Benetti ha un portafoglio ordini di 700 milioni con saturazione produttiva per i prossimi due anni. Un exploit. Quanto ad Azimut, abbiamo lanciato negli Usa il Verve 47 e le richieste sono così alte che facciamo fatica a soddisfarle. Oggi la vera sfida è questa».
Quale?
«La produzione. Il mercato è vivace ma è diventato più difficile produrre con le norme anti Covid. Noi abbiamo avuto subito un approccio molto prudente e questo ci ha consentito di contenere al minimo i contagi, tutelando i dipendenti. È stata fondamentale la collaborazione dei sindacati perché per recuperare e riuscire a consegnare le barche in tempo abbiamo dovuto aumentare il numero di turni a fronte della riduzione del numero di persone presenti. Adesso siamo attrezzati, ma poiché contemporaneamente il costo delle materie prime è aumentato, la sfida continua».