La scout delle biotech italiane
Paola Pozzi (Sofinnova Telethon) scova le startup in cui investire. Come Genenta. Ora ne sta cercando 15 nel Paese...
raccolta di 35 milioni da investitori come Roche e Abbvie (oltre a Sofinnova). La seconda, startup dell’anno nel 2019, è la biotech italo-americana che sulla terapia genica contro i tumori è stata scelta per collaborare dalla big americana Amgen. È in Genenta che hanno investito imprenditori italiani come Lucio Rovati, i Bormioli, i fratelli Beppe e Aldo Fumagalli. Ha raccolto più di 20 milioni tra il 2016 e il 2019.
Il fondo Sofinnova Telethon — basato su Telethon per la ricerca scientifica e sull’europea Sofinnova Partners per l’apporto finanziario —, tutto dedicato all’italia, ha raccolto 108 milioni l’anno scorso, superando l’obiettivo iniziale di 75-100 milioni: un record. Ha investito una decina di milioni in tre progetti biotech, su 71 analizzati nel 2020: Epsilon Bio e Genespire, terapia genica; Pincell, anticorpi monoclonale per malattie dermatologiche rare. «Vogliamo investire in una quindicina di progetti entro il 2025, tre possibilmente quest’anno — dice Pozzi —. Guardiamo in particolare alle malattie genetiche rare perché abbiamo individuato nell’italia un’eccellenza».
Alcuni progetti potrebbero emergere dalla gara aperta il 19 marzo che si concluderà il 23 aprile, Sofinnova Telethon fund venture contest, rivolta alle startup e ai ricercatori, di enti pubblici o privati, che vogliono fondarne una. Dietro la selezione sull’opportunità d’investimento dei quattro-cinque finalisti ci sarà anche Pozzi. Sofinnova Partners guarda anche agli approcci terapeutici per il Covid, alternativi ai vaccini. «Abbiamo in portafoglio aziende che lavorano su terapie contro questa pandemia — dice Pozzi —. Inotrem, per esempio, ha un grande studio clinico in fase 2 sul Covid. E Corvent, negli Usa, sta sviluppando un ventilatore a risposta rapida per il supporto respiratorio di assistenza critica, che può essere usato da più pazienti contemporaneamente».
Sui rendimenti, la politica aziendale è non rivelarli. L’operazione di riferimento, quella di maggior successo sul piano finanziario per Sofinnova, è stata Corvidia, spin off di Astra Zeneca terapie per le malattie cardio-renali, che l’anno scorso è stata rivenduta a Novo Nordics per 2,1 miliardi di dollari. «Sofinnova Partners è stato l’unico investitore finanziario nel 2015 e ha contribuito a portare le assunzioni chiave dell’amministratore delegato e del presidente», dice Pozzi.
Chiaro che il settore non è semplice. «I nostri sono investimenti precoci, di altissimo rischio, impensabile non sbagliare», dice. E come si fa? Intuito e mestiere. «Investiamo nelle persone — dice Pozzi —. L’importante è che siano progetti validi, che dimostrino una superiorità e un chiaro utilizzo, che risolvano bisogni reali; ma soprattutto contano le persone per gestire questi progetti. Tra il 2019 e il 2020 Sofinnova ha investito 25 milioni con questi criteri in Italia».
È confidando nelle capacità attrattive del Paese che Pozzi ha contribuito a portare in Italia, con Sofinnova e The European House Ambrosetti, Bioequity Europe per l’edizione del 2022. «È il maggiore evento in Europa di venture capital nella biofarmaceutica — dice —. Raccoglie investitori, startup e scienziati, 700 operatori e partecipanti ogni anno. Sarà un’occasione importante per riuscire a fare rete e attrarre manager e talenti internazionali».