L'Economia

La scout delle biotech italiane

Paola Pozzi (Sofinnova Telethon) scova le startup in cui investire. Come Genenta. Ora ne sta cercando 15 nel Paese...

- Di Alessandra Puato

raccolta di 35 milioni da investitor­i come Roche e Abbvie (oltre a Sofinnova). La seconda, startup dell’anno nel 2019, è la biotech italo-americana che sulla terapia genica contro i tumori è stata scelta per collaborar­e dalla big americana Amgen. È in Genenta che hanno investito imprendito­ri italiani come Lucio Rovati, i Bormioli, i fratelli Beppe e Aldo Fumagalli. Ha raccolto più di 20 milioni tra il 2016 e il 2019.

Il fondo Sofinnova Telethon — basato su Telethon per la ricerca scientific­a e sull’europea Sofinnova Partners per l’apporto finanziari­o —, tutto dedicato all’italia, ha raccolto 108 milioni l’anno scorso, superando l’obiettivo iniziale di 75-100 milioni: un record. Ha investito una decina di milioni in tre progetti biotech, su 71 analizzati nel 2020: Epsilon Bio e Genespire, terapia genica; Pincell, anticorpi monoclonal­e per malattie dermatolog­iche rare. «Vogliamo investire in una quindicina di progetti entro il 2025, tre possibilme­nte quest’anno — dice Pozzi —. Guardiamo in particolar­e alle malattie genetiche rare perché abbiamo individuat­o nell’italia un’eccellenza».

Alcuni progetti potrebbero emergere dalla gara aperta il 19 marzo che si concluderà il 23 aprile, Sofinnova Telethon fund venture contest, rivolta alle startup e ai ricercator­i, di enti pubblici o privati, che vogliono fondarne una. Dietro la selezione sull’opportunit­à d’investimen­to dei quattro-cinque finalisti ci sarà anche Pozzi. Sofinnova Partners guarda anche agli approcci terapeutic­i per il Covid, alternativ­i ai vaccini. «Abbiamo in portafogli­o aziende che lavorano su terapie contro questa pandemia — dice Pozzi —. Inotrem, per esempio, ha un grande studio clinico in fase 2 sul Covid. E Corvent, negli Usa, sta sviluppand­o un ventilator­e a risposta rapida per il supporto respirator­io di assistenza critica, che può essere usato da più pazienti contempora­neamente».

Sui rendimenti, la politica aziendale è non rivelarli. L’operazione di riferiment­o, quella di maggior successo sul piano finanziari­o per Sofinnova, è stata Corvidia, spin off di Astra Zeneca terapie per le malattie cardio-renali, che l’anno scorso è stata rivenduta a Novo Nordics per 2,1 miliardi di dollari. «Sofinnova Partners è stato l’unico investitor­e finanziari­o nel 2015 e ha contribuit­o a portare le assunzioni chiave dell’amministra­tore delegato e del presidente», dice Pozzi.

Chiaro che il settore non è semplice. «I nostri sono investimen­ti precoci, di altissimo rischio, impensabil­e non sbagliare», dice. E come si fa? Intuito e mestiere. «Investiamo nelle persone — dice Pozzi —. L’importante è che siano progetti validi, che dimostrino una superiorit­à e un chiaro utilizzo, che risolvano bisogni reali; ma soprattutt­o contano le persone per gestire questi progetti. Tra il 2019 e il 2020 Sofinnova ha investito 25 milioni con questi criteri in Italia».

È confidando nelle capacità attrattive del Paese che Pozzi ha contribuit­o a portare in Italia, con Sofinnova e The European House Ambrosetti, Bioequity Europe per l’edizione del 2022. «È il maggiore evento in Europa di venture capital nella biofarmace­utica — dice —. Raccoglie investitor­i, startup e scienziati, 700 operatori e partecipan­ti ogni anno. Sarà un’occasione importante per riuscire a fare rete e attrarre manager e talenti internazio­nali».

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Paola Pozzi, 45 anni, partner di Sofinnova Partners: laurea in biotech pharma, master in diritto della proprietà intellettu­ale
Fondi Paola Pozzi, 45 anni, partner di Sofinnova Partners: laurea in biotech pharma, master in diritto della proprietà intellettu­ale

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