Vertis: 100 milioni per le startup e nuovi soci
Cento milioni di euro. È l’obiettivo di raccolta di Amedeo Giurazza, amministratore delegato e cofondatore di Vertis, per il suo settimo fondo di venture capital, destinato alle startup in fase avanzata e alle piccole e medie imprese innovative. È partita nei giorni scorsi la raccolta per la prima tranche di 40-50 milioni, che nei piani dovrebbe concludersi per l’inizio di giugno. La seconda dovrebbe arrivare entro la fine del 2022. Tra i sottoscrittori è attesa Cdp Venture, la società di Cassa depositi e prestiti guidata dall’amministratore delegato Enrico Resmini e dalla presidente Francesca Bria, che gestisce il fondo nazionale Innovazione, operativo dal 2020: dovrebbe contribuire con la metà (20-25 milioni su 40-50, dunque, nella prima tranche). Al suo fianco, casse previdenziali e fondazioni bancarie. Partita nel 2009 come società di investimenti per il Sud, ora Vertis si sta rafforzando su tutta la Penisola. Finora ha investito, dichiara Giurazza, 95,2 milioni in 57 aziende (per il 70% al Sud), su 165 milioni raccolti (110 con i quattro fondi di venture capital, 55 con i due di private equity). In portafoglio conta ora 26 aziende fra le quali alcune in fase avanzata, come la fintech Credimi e la società di logistica dell’ultimo miglio Milkman. La prima «sta triplicando i ricavi anno dopo anno e raggiungendo la dimensione di media azienda», dice Giurazza. Nella seconda, una piattaforma per organizzare i percorsi di consegna e recapitare più in fretta i pacchi, ha investito 20 milioni Poste Italiane (ha il 6,9% più il 70% della holding Mlk, con l’opzione di salire al 100%) «a una valutazione quadrupla rispetto al nostro investimento iniziale», dice il ceo di Vertis. Il nuovo fondo, a spettro nazionale, si chiama «Vertis Venture V scaleup» e ha l’obiettivo di investire in 14-15 giovani aziende (considerando il plafond completo a 100 milioni) somme tra i tre e i sette milioni l’una, per quote di minoranza (attorno al 20-25%). La permanenza media nel capitale è prevista di quattro-cinque anni, ma può essere più lunga. «Abbiamo già in programma tre operazioni per nove milioni di euro — annuncia Giurazza —. Una è al Nord, ecommerce per la cosmetica: investiremo 3,5 milioni entro giugno. Un’altra è al Sud, un’azienda di giochi elettronici: prevediamo di chiudere entro ottobre con 2,5 milioni. La terza è una società di cybersecurity del Centro Italia, dovremmo concludere entro fine anno per un investimento di 2 milioni».
Entro luglio sono poi previste tre cessioni di startup in portafoglio, «per una cinquantina di milioni», dice il ceo. Che apre anche a un aumento di capitale per la società di gestione Vertis nei prossimi trequattro mesi: «Siamo pronti ad accogliere investitori qualificati e istituzionali, per un aumento di capitale del 9-10%». Giurazza possiede con la famiglia il 54% del capitale attuale di 1,2 milioni, il resto è di altri privati: la sorella Maria Elena (4,2%), il cofondatore e vicepresidente Renato Vannucci (9%), Giancarlo Di Luggo (14%). Più la Fondazione di Sardegna (10%) e Futura Invest-fondazione Cariplo (9%) . Per le startup tecnologiche è una fase di fioritura in Italia, nell’epoca del Covid. Ci sono più capitali, anche per l’apporto della Cassa depositi e prestiti: «Il venture capital negli ultimi due anni si è risvegliato anche per il ruolo di Cdp Venture che investe pure nei fondi di fondi», dice Giurazza. Inoltre stanno maturando le imprese nate pochi anni fa. Gli investitori cominciano a intravvedere i guadagni futuri.
«Per noi l’obiettivo di rendimento annuo (Irr, ndr.) è dell’11-12% con un ritorno complessivo di 1,8-due volte il capitale investito», dice Giurazza, che ha con Vertis ancora una ventina di milioni residui da investire sulle società in portafoglio. Un filone è il technology transfer, un altro la retromarcia delle big corporate sulla terziarizzazione. «Le startup cominciano a dare frutti — dice — anche perché negli ultimi anni le grandi aziende hanno investito per riportare all’interno le società di ricerca e sviluppo: devono fare innovazione, ma possono riuscirci solo da dentro».