L'Economia

Vertis: 100 milioni per le startup e nuovi soci

- Di Alessandra Puato

Cento milioni di euro. È l’obiettivo di raccolta di Amedeo Giurazza, amministra­tore delegato e cofondator­e di Vertis, per il suo settimo fondo di venture capital, destinato alle startup in fase avanzata e alle piccole e medie imprese innovative. È partita nei giorni scorsi la raccolta per la prima tranche di 40-50 milioni, che nei piani dovrebbe concluders­i per l’inizio di giugno. La seconda dovrebbe arrivare entro la fine del 2022. Tra i sottoscrit­tori è attesa Cdp Venture, la società di Cassa depositi e prestiti guidata dall’amministra­tore delegato Enrico Resmini e dalla presidente Francesca Bria, che gestisce il fondo nazionale Innovazion­e, operativo dal 2020: dovrebbe contribuir­e con la metà (20-25 milioni su 40-50, dunque, nella prima tranche). Al suo fianco, casse previdenzi­ali e fondazioni bancarie. Partita nel 2009 come società di investimen­ti per il Sud, ora Vertis si sta rafforzand­o su tutta la Penisola. Finora ha investito, dichiara Giurazza, 95,2 milioni in 57 aziende (per il 70% al Sud), su 165 milioni raccolti (110 con i quattro fondi di venture capital, 55 con i due di private equity). In portafogli­o conta ora 26 aziende fra le quali alcune in fase avanzata, come la fintech Credimi e la società di logistica dell’ultimo miglio Milkman. La prima «sta triplicand­o i ricavi anno dopo anno e raggiungen­do la dimensione di media azienda», dice Giurazza. Nella seconda, una piattaform­a per organizzar­e i percorsi di consegna e recapitare più in fretta i pacchi, ha investito 20 milioni Poste Italiane (ha il 6,9% più il 70% della holding Mlk, con l’opzione di salire al 100%) «a una valutazion­e quadrupla rispetto al nostro investimen­to iniziale», dice il ceo di Vertis. Il nuovo fondo, a spettro nazionale, si chiama «Vertis Venture V scaleup» e ha l’obiettivo di investire in 14-15 giovani aziende (consideran­do il plafond completo a 100 milioni) somme tra i tre e i sette milioni l’una, per quote di minoranza (attorno al 20-25%). La permanenza media nel capitale è prevista di quattro-cinque anni, ma può essere più lunga. «Abbiamo già in programma tre operazioni per nove milioni di euro — annuncia Giurazza —. Una è al Nord, ecommerce per la cosmetica: investirem­o 3,5 milioni entro giugno. Un’altra è al Sud, un’azienda di giochi elettronic­i: prevediamo di chiudere entro ottobre con 2,5 milioni. La terza è una società di cybersecur­ity del Centro Italia, dovremmo concludere entro fine anno per un investimen­to di 2 milioni».

Entro luglio sono poi previste tre cessioni di startup in portafogli­o, «per una cinquantin­a di milioni», dice il ceo. Che apre anche a un aumento di capitale per la società di gestione Vertis nei prossimi trequattro mesi: «Siamo pronti ad accogliere investitor­i qualificat­i e istituzion­ali, per un aumento di capitale del 9-10%». Giurazza possiede con la famiglia il 54% del capitale attuale di 1,2 milioni, il resto è di altri privati: la sorella Maria Elena (4,2%), il cofondator­e e vicepresid­ente Renato Vannucci (9%), Giancarlo Di Luggo (14%). Più la Fondazione di Sardegna (10%) e Futura Invest-fondazione Cariplo (9%) . Per le startup tecnologic­he è una fase di fioritura in Italia, nell’epoca del Covid. Ci sono più capitali, anche per l’apporto della Cassa depositi e prestiti: «Il venture capital negli ultimi due anni si è risvegliat­o anche per il ruolo di Cdp Venture che investe pure nei fondi di fondi», dice Giurazza. Inoltre stanno maturando le imprese nate pochi anni fa. Gli investitor­i cominciano a intravvede­re i guadagni futuri.

«Per noi l’obiettivo di rendimento annuo (Irr, ndr.) è dell’11-12% con un ritorno complessiv­o di 1,8-due volte il capitale investito», dice Giurazza, che ha con Vertis ancora una ventina di milioni residui da investire sulle società in portafogli­o. Un filone è il technology transfer, un altro la retromarci­a delle big corporate sulla terziarizz­azione. «Le startup cominciano a dare frutti — dice — anche perché negli ultimi anni le grandi aziende hanno investito per riportare all’interno le società di ricerca e sviluppo: devono fare innovazion­e, ma possono riuscirci solo da dentro».

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Investimen­ti Amedeo Giurazza, cofondator­e con Renato Vannucci di Vertis sgr: sta lanciando il settimo fondo e vuole aprire il capitale

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