DALL’ARTIGIANATO A INDUSTRIA 4.0 LE MARCHE CRESCONO (UNITE)
Secondo appuntamento con «L’economia d’italia», dedicato alle eccellenze del territorio. Le ricette per ripartire dopo la pandemia
Sostenibilità e digitale sono i filoni di investimento prediletti per le aziende che hanno in programma di potenziare l’export
Il presidente Domenico Guzzini
Giovani, sostenibilità, innovazione: sono gli ingredienti per navigare nel post-pandemia e costruire un futuro di successo. La pensano così le aziende eccellenti delle Marche, che si sono confrontate sul palco del secondo appuntamento de «L’economia d’italia», il tour nel Paese organizzato da L’economia e Bper, alla scoperta dei distretti produttivi più resilienti e innovativi.
La regione, con una dozzina di imprese ogni mille abitanti, è prima in Italia per tasso di imprenditorialità. Qui la quota di occupati nella manifattura supera il 24%, una quota più alta della media nazionale; le Marche sono anche terze per numero di distretti. Per il presidente della regione Francesco Acquaroli, tra le sfide da affrontare per favorire la ripresa c’è il potenziamento infrastrutturale del territorio. «Vogliamo implementare i collegamenti e costruire un corridoio adriatico — ha detto —. Stiamo lavorando con Open Fiber per colmare il gap digitale e attrarre persone da tutta Europa nei nostri borghi digitali».
Le voci
Da parte loro, le aziende testimoniano l’impegno a portare avanti la tradizione del made in Italy e a innovare nel solco di digitalizzazione e industria 4.0. «Il nostro driver è la sostenibilità — commenta Domenico Guzzini, presidente di Fratelli Guzzini, dal 1912 simbolo della creatività italiana —: abbiamo il 40% materiali riciclati, vogliamo arrivare al 60% entro fine anno anche grazie a partnership con aziende italiane e del territorio».
«La nostra sfida è portare automazione e robotizzazione in un settore tradizionale come la trasformazione agroalimentare», interviene Simone Mariani, amministratore delegato di Gruppo Sabelli, caseificio con cent’anni di storia. Gli fa eco Roberto Selci, ceo di Biesse, multinazionale tascabile che produce macchinari avanzati per la lavorazione dei materiali. «Stiamo creando una “one company” per standardizzare i processi aziendali e fare in modo che tutte le unità, dal commerciale alla supply chain, lavorino in modo integrato. L’innovazione è da sempre la nostra peculiarità, torneremo presto in Israele a cercare nuove tecnologie da implementare».
L’internazionalizzazione e la capacità di ampliare i propri orizzonti di mercato sono tipiche anche del gruppo delle cucine Scavolini. «Oltre al focus sulla sostenibilità — spiega l’amministratrice delegata Fabiana Scavolini —, vogliamo continuare a crescere all’estero con il progetto “casa”, che va oltre la cucina».
Per innovare e rinnovarsi fondamentale è coinvolgere le nuove generazioni. Lo sa bene il gruppo Loccioni che, con i suoi 450 giovani dipendenti, vanta clienti come Daimler, Ferrari, Pfizer, Eni e realizza sistemi di controllo per l’industria. «Facciamo progetti tailor made per ogni cliente, abbiamo sei sedi nel mondo, le aziende ci chiedono soluzioni per migliorare i loro processi industriali — racconta il presidente Enrico Loccioni —. Quest’anno coinvolgeremo 50 nuovi ragazzi delle università di Perugia e Ancona».
L’università Politecnica delle Marche già collabora fattivamente con l’industria: «Abbiamo lanciato progetti formativi,
Cruciale il ruolo dell’università nel dialogo con le società e quello del credito nel supportare questi distretti-laboratorio
come la laurea in Digital science, che puntano sulle esigenze delle aziende: sostenibilità e innovazione digitale», racconta il rettore Gian Luca Gregori. Cruciale, nello sviluppo del territorio, anche l’impegno delle banche. «Abbiamo una rete di 130 filiali e un prodotto bancario lordo di oltre 10 miliardi, che ci colloca al secondo posto tra i gruppi bancari nelle Marche — dichiara Stefano Rossetti, vice direttore generale vicario di Bper Banca —. Conosciamo molto bene il tessuto imprenditoriale marchigiano, da sempre un laboratorio del sistema economico nazionale». Bper ha poi premiato le aziende del territorio che si sono distinte per le loro doti di resilienza e innovazione: Diasen, eccellenza nel settore dell’edilizia ecologica; Leonardi, azienda innovativa del settore delle materie plastiche; Rays, fiore all’occhiello per ricerca e sviluppo applicate ai settori della salute e della sicurezza; Websolute, digital company che nel 2020 ha concluso tre acquisizioni di società dei settori dell’intelligenza artificiale, della formazione e della realtà virtuale. «Le imprese marchigiane lavorano in modo silenzioso ma con concretezza — conclude Giuliano Lugli, responsabile direzione regionale Marche di BPER —. Dobbiamo un costruire ecosistema perché possano continuare a sviluppare i loro business. Bisogna lavorare per il recupero occupazionale, per non lasciar fuggire i talenti e creare ricchezza sul territorio». E ripartire più forti, tutti insieme.