L'Economia

Utili, che rimbalzi dopo il Covid

- Di Walter Riolfi

Materie prime, banche (+76%) e consumi voluttuari (+98%) sono i settori che nel primo trimestre hanno avuto maggiori crescite di profitti. E ora? Wall Street e l’europa alla prova della ripresa «gonfie» di aiuti

Da non credere: gli utili di Goldman Sachs nel primo trimestre sono cresciuti del 498% rispetto a un anno fa, quasi il doppio di quanto stimavano gli analisti. Quelli di Jpmorgan sono aumentati altrettant­o, stracciand­o di un buon 45% le caute previsioni. Persino Wells Fargo ha sorpreso il mercato con utili 7 volte superiori allo scorso anno. La campagna delle nuove trimestral­i, entrata nel vivo la passata settimana, si profila esplosiva a Wall Street e destinata a battere le previsioni, come mai s’era visto in passato. E dire che la revisione al rialzo di quelle stime è stata quasi senza precedenti: a inizio gennaio gli analisti s’aspettavan­o utili in crescita del 16% e li prospettan­o adesso salire del 25% (consenso Refinitiv).

Ma gli operatori, che già in cuor loro accarezzav­ano previsioni assai più generose, ipotizzano che un balzo dei profitti per azione prossimo al 35% sia tutt’altro che fuori luogo. Apparirebb­e ancor più esaltante la situazione in Europa, poiché, secondo il consenso curato da Refinitiv, gli utili per i 600 titoli dell’indice Stoxx dovrebbero aumentare del 47,4% nel trimestre da poco concluso.

Il calcolo

Ma l’ampiezza di questi rialzi si spiega con la ben più disastrosa situazione creata dalla pandemia già a febbraio 2020, cosicché l’anno finì con un crollo dei profitti aziendali superiore al 30%, più che doppio rispetto a Wall Street. Anche ipotizzand­o una crescita degli utili del 37,7% quest’anno, come indica il consenso, le società dello Stoxx rivedrebbe­ro i livelli precrisi solo a marzo 2022, mentre le 500 aziende dell’s&p hanno già pareggiato i conti e, chiudendo l’anno con una crescita del 27%, farebbero meglio del 2018, quando gli utili volarono grazie al taglio delle tasse. Con una campagna di vaccinazio­ni che negli Stati Uniti (e prima ancora in Gran Bretagna) ha già interessat­o il 60% della popolazion­e, la ripresa economica si profila straordina­ria.

Tra aprile e maggio sperimente­remo il picco di questa rinascita e sarà «così forte come non avrete più occasione di vedere in tutta la vostra carriera», scrive un’entusiasta Goldman Sachs nel report destinato ai clienti. Mettete in conto i 4.400 miliardi parcheggia­ti da 13 mesi nei fondi liquidità, ragiona Tony Pasquariel­lo di Goldman, aggiunti ai 1.500 miliardi di risparmi accumulati dalle famiglie (destinati a crescere fino a 2.400 miliardi, l’11% del Pil), e avrete un’idea della potenza di fuoco dei consumator­i americani, il cui grado di fiducia verso l’economia è salito come mai s’era visto negli ultimi 18 anni.

Non per niente Goldman stima un Pil in crescita di oltre l’8% (più di quello cinese) e anche Bofa fornisce previsioni quasi altrettant­o ottimistic­he. Bella forza, si dirà: con sussidi e spese per investimen­to per oltre il 40% del Pil, già elargiti o previsti dall’amministra­zione americana, le famiglie si ritrovano con entrate che superano di quasi il 30% quelle precedenti la pandemia. Quei soldi sono ulteriori risparmi, maggiori spese e persino investimen­ti in Borsa. Finito l’incubo Covid, si tradurrann­o in consumi ancor più sfrenati, in viaggi, case e altri titoli azionari. Non stupisce, pertanto, che le società a maggior crescita di utili nel primo trimestre siano, oltre a quelle delle materie prime, proprio le banche (+76% gli utili per azione) e quelle che producono beni voluttuari (+98%): le prime perché vedono gonfiare i guadagni dall’intermedia­zione di titoli (oltre che dalla riduzione delle riserve prudenteme­nte accantonat­e lo scorso anno), le ultime perché possono finalmente assecondar­e la ritrovata gioia di vivere.

Il discorso vale anche per l’europa, dove la crescita più esorbitant­e degli utili societari nel trimestre spetta al settore dei consumi ciclici (+778%) e dei beni industrial­i (+297%). Ma la vera ripresa per il Vecchio continente si dovrebbe vedere nel secondo trimestre, quando l’economia potrebbe lievitare tra l’1,5 e l’1,9% a seconda delle stime, e gli utili dello Stoxx volare di oltre l’80%. «Intossicat­i da tutti i sostegni fiscali, gli investitor­i non riescono a vedere cosa si prospetta», scrive il pessimista (cronico) Albert Edwards di Socgen, secondo il quale gli operatori e gran parte dei commentato­ri scambiano l’attuale euforia con l’effervesce­nza dei ruggenti anni Venti (del Novecento). Oltre al fatto che allora le cose finirono

Per il Vecchio continente è presto, ma dopo l’estate l’economia potrebbe lievitare tra l’1,5 e l’1,9%

molto male, Edwards sostiene che la ripresa economica in America non sia così eccitante come farebbero credere i sondaggi Ism e Markit sull’attività manifattur­iera e dei servizi. E poi, cosa succederà quando questi sussidi verranno meno, si chiede? Piuttosto scettico è anche il (meno) pessimista Michael Wilson di Morgan Stanley, il quale nota come i balzi dell’indice Ism siano spesso associati al forte calo dei prezzi pagati (dai produttori). Ora quei prezzi hanno invece cominciato a salire. In ogni caso, un’inversione di tendenza non pare così prossima come suggerisce Edwards e la fine della pandemia è davvero in grado di rilanciare l’economia. Anche in Eurozona, dove Goldman Sachs pronostica un forte risveglio da maggio, tale da riportare il pil ai livelli precrisi già a fine anno (con una crescita del 5,1% nel 2021), sei mesi prima di quanto stimi il consenso. Può darsi che le previsioni sui profitti pecchino di ottimismo, anche perché presuppong­ono un forte rialzo dei margini reddituali: utili dell’s&p500 in crescita del 26,5% nel 2021, contro un aumento dei ricavi di appena il 9%. Ma è evidente che il rialzo delle borse negli ultimi 12 mesi poggi più sull’espansione dei multipli che sulla crescita dei profitti. A inizio gennaio 2020, prima della pandemia, l’indice S&P500 esprimeva un p/e di 18,4 sugli utili (immaginati) a 12 mesi. Adesso quel rapporto (sugli utili stimati a fine 2021) è di 23,5, il 28% più elevato: una percentual­e, guarda caso, uguale al rialzo dell’indice.

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Goldman Sachs Il ceo David M. Solomon: utili su del 498% nei primi tre mesi rispetto a un anno fa

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