Perché la nostra ricchezza è più lenta
Dopo il 2008 risparmi pro capite medi per 7 mila euro l’anno, contro i 17 mila francesi e i 26 mila tedeschi. Ma prima...
Da ormai più di un anno gli italiani si trovano a vivere un’esperienza che in passato sarebbe stato difficile anche solo immaginare. Sono cambiate le abitudini, sono emerse nuove preoccupazioni, nuovi bisogni. In uno scenario complesso ed incerto, le famiglie hanno ridotto i consumi ed aumentato il risparmio, sia perché limitate dalla situazione generale, sia perché preoccupate per il futuro. In poco tempo, si è passati dal mettere da parte 8 euro per ogni 100 di reddito ad accantonarne quasi 16, come non accadeva dalla seconda metà degli anni Novanta.
Il flusso
Un flusso crescente di risparmio che è, però, riuscito solo in parte a compensare gli effetti della crisi sulla ricchezza delle famiglie. Nonostante nei primi nove mesi del 2020 gli italiani siano riusciti ad investire in attività finanziarie 75 miliardi di euro di nuove risorse, più del doppio di quanto fatto in media ogni anno tra il 2014 e il 2019, il rendimento negativo del portafoglio ha, infatti, penalizzato il patrimonio. Il valore delle attività finanziarie detenute dagli italiani, dopo essere sceso dai 4.326 miliardi di euro della fine del 2019 a 4.055 a marzo 2020, ha recuperato solo in parte, fermandosi a settembre poco sotto i 4.290 miliardi. La complessità dello scenario ha, inoltre, portato le famiglie a porre al centro la sicurezza e la liquidità dell’investimento. Un cambiamento rispetto agli anni precedenti, quando ancora appariva chiara la ricerca di un equilibrio tra rischio e rendimento. Tra gennaio e settembre 2020, ben 65 miliardi di euro sono stati accantonati nei depositi e nella liquidità, circa il doppio di quanto investito in fondi comuni e prodotti assicurativi, mentre le obbligazioni bancarie hanno registrato nuovi disinvestimenti e l’attenzione per l’investimento diretto nei titoli pubblici è rimasta bassa. Il saldo dei depositi e delle disponibilità liquide delle famiglie ha, dunque, superato i 1.500 miliardi, quasi il 36% del patrimonio. A circa 1.160 miliardi ammonta, invece, il valore dei prodotti assicurativi, con una quota sul totale pari al 27%, mentre quella dei fondi comuni si è stabilizzata intorno all’11% e quella dei titoli obbligazionari sotto il 6%. Quasi un quinto del patrimonio è, infine, investito nelle azioni e partecipazioni non quotate, che non sono una vera e propria attività finanziaria, quanto piuttosto la rappresentazione della partecipazione dell’imprenditore nel capitale delle piccole e medie imprese.
A settembre 2020, ogni italiano avefrancia quindi, teoricamente a disposizione investimenti finanziari per quasi 72mila euro. Ovviamente, si tratta di una media, che non tiene conto della distribuzione.
Per farsi un’idea se siano tanti o pochi, è utile un confronto internazionale, seguendone l’evoluzione nel tempo. A metà degli anni Duemila, la ricchezza finanziaria pro-capite in Italia superava i 65mila euro, mentre in e Germania si fermava intorno a 50mila. Nel confronto tra settembre 2020 e dicembre 2005, quella francese e quella tedesca sono cresciute di oltre il 65%, superando gli 83mila euro, mentre la ricchezza pro-capite italiana è aumentata di poco più del 10%, avvicinandosi a 72mila. In quindici anni, il patrimonio finanziario degli italiani è, quindi, passato dal valere il 30% più di quello francese e tedesco a risultare più basso di quasi il 15%.
È la rappresentazione della situazione generale del Paese, che dallo scoppio della crisi finanziaria del 2008 ha mostrato crescenti criticità, con effetti sulle condizioni economiche delle famiglie. In Italia, il reddito lordo disponibile pro-capite, dopo essere aumentato di quasi un terzo tra il 2000 e il 2008, era cresciuto di solo poco più del 3% tra il 2009 e il 2019, per poi perva, dere nel 2020 circa la metà di quanto guadagnato nei dieci anni precedenti.
La dinamica
La capacità di accantonare nuovo risparmio ha risentito della debole dinamica del reddito, mostrando un crescente ritardo rispetto alle altre grandi economie europee. Nell’insieme degli otto anni che vanno dal 2000 al 2007, ogni italiano era riuscito in media ad investire in attività finanziarie quasi 17mila euro di nuove risorse, mentre francesi e tedeschi si erano fermati intorno a 13mila.
Nell’insieme dei dodici anni successivi, il nuovo risparmio finanziario medio di un italiano è crollato poco sopra i 7mila euro, mentre un francese si è avvicinato a 17,5mila e un tedesco ha superato i 26,5mila. Anche l’aumento registrato nei primi nove mesi del 2020 risulta inferiore: i quasi 1.300 euro investiti in media da ogni italiano in attività finanziarie si confrontano, infatti, con i circa 3.000 dei francesi e i 3.300 dei tedeschi.
*Servizio Studi Bnl (Bnp Paribas)
Tra il 2009 e il 2019 il reddito è cresciuto solo del 3%, per poi perdere nel 2020 circa la metà di quanto guadagnato nei dieci anni precedenti