Il mega show di Balich dall’expo ai nuovi soci
CON SOCI, MANAGER SMART CITY
Simone Merico. Alle spalle avevano vent’anni di lavoro nello show business. Agli esordi avevano fondato la Filmmaster Events un’avventura che si lasciano alle spalle con uno strascico legale. Nella nuova azienda puntano sulle cerimonie olimpiche, i grandi eventi legati a cultura, istituzione e aziende
Non solo spettacoli e grandi eventi, il gruppo punta anche sulla rigenerazione urbana. E non troppo lontano dalla chiusa di Leonardo. Intanto salgono Saluzzi e Dotti
«Tra una grande corporation come Disney e una realtà come il Cirque du Soleil, anche se finita in difficoltà ma salvata da investitori canadesi, l’italia ha un campionato tutto da giocare a livello globale. E l’industria italiana dell’entertainment parte con un vantaggio in più rispetto alle Big corp americane: ha un serbatoio di cultura, moda, lusso e design e competenze del Made in Italy che può portare nel mondo». Marco Balich, 59 anni veneziano, una gioventù da organizzatore di concerti rock, è l’imprenditore a capo di uno dei più grandi player mondiali dello spettacolo dal vivo. Che qui annuncia un nuovo capitolo della sua storia.
È il cofondatore insieme a Gianmaria Serra e Simone Merico della Balich Worldwide Shows, l’impresa che ha avuto la direzione artistica del Padiglione Italia. L’imprenditore ha ideato l’albero della Vita per l’expo Milano 2015, ed è stata l’anima delle Cerimonie Olimpiche di Torino 2006, Sochi 2014 e Rio 2016. Crea progetti speciali e grandi eventi a livello internazionale come «Il Giudizio Universale», lo spettacolo multimediale ideato da Balich, con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani. È stato premiato per il suo lavoro con un Emmy Award e il Compasso D’oro. Ma per sfidare i big americani e crescere sui mercati ora la sua azienda deve cambiare ancora. Lo farà seguendo il percorso tipico di un’impresa che vuole diventare grande: una nuova architettura societaria più snella ed efficiente, l’apertura a manager esterni e, infine, l’ingresso di nuovi soci che si aggiungeranno ai tre fondatori che ne hanno fatto la storia. Sigillo finale al cambiamento anche un nuovo nome, che di quel percorso vuole essere il simbolo.
Il primo capitolo di questo progetto è stato l’ingaggio del ceo Stefano Core, arrivato nella cabina di regia milanese alla fine del 2019, dopo il lavoro in Telecom Italia e Argentina e fondatore di Italian Creation Group (Driade e Fontanaarte), chiamato dai soci per riorganizzare l’azienda.
Oggi il board comunicherà agli oltre 150 dipendenti che d’ora in poi il gruppo si chiamerà Balich Wonder Studio, marchio che contiene un po’ tutto: dal concetto di studios americani, al quale il gruppo aspira, a quello all’innovazione tecnologica costante, indispensabile per «stupire» il pubblico. Insomma, non solo show ma vera e propria industria dell’entertainment.
La sfida americana
«Abbiamo gettato le basi per creare un gruppo internazionale, più sganciato dall’immagine del singolo imprenditore, una futura Disney. Ma — puntualizza Balich —, la decisione non è nata dall’urgenza del post pandemia. È frutto di un progetto di lungo percorso verso una dimensione più grande e quindi più strutturata, con molti progetti nel cassetto, solo rimandati a causa della pandemia». Tanto che l’azienda ha deciso, nel pieno della crisi e del blocco totale di concerti, spettacoli e manifestazioni culturali o sportive, di continuare ad investire sul capitale umano, cardine di questo mestiere fatto di tanti talenti, assumendo nei mesi più duri 26 giovani.
«L’italia può diventare un’industria dell’entertainment — dice Balich —, ma bisogna avere un po’ di coraggio e cambiare le cose. Magari anche ricostruire lo stadio di San Siro a Milano per farne una struttura più efficiente per ospitare gli eventi culturali. Poi, c’è un aspetto che riguarda la burocrazia. Soprintendenze e assessorati dovrebbero aprire a competenze e professionalità seguendo una logica di merito. Solo così si può fare dell’italia una grande industria culturale e dello spettacolo da portare nel mondo. Solo se saremo in grado di fare sistema potremo superare sui mercati quel pregiudizio del mondo anglosassone che si ritiene il depositario di questa industria».
Due imprenditrici
«La prima tappa del riassetto vede il gruppo passare da una struttura con una holding non operativa e sei società controllate e indipendenti a una piattaforma operativa integrata con quattro business unit e due società estere con responsabilità sui singoli mercati locali», spiega il ceo Core. Il riordino è anche stato l’occasione per aprire il capitale a Valentina Saluzzi e Carolina Dotti che nel 2016 avevano fondato la Feelrouge Worldwide Shows — regista dei grandi eventi nel lusso con nomi come Dolce & Gabbana, Bulgari, Maserati — e della quale la società aveva rilevato il 51%. Ora viene fusa nella nuova Balich Wonder Studio di cui le due imprenditrici avranno il 4% a testa, con Balich al 46,92%, Serra al 31,38% e Merico al 13,80%. Le due imprenditrici entreranno così nel board della capogruppo che avrà una nuova governance allargata.
La rigenerazione urbana
Le quattro nuove gambe di business dovranno far camminare l’azienda nel mondo delle grandi cerimonie internazionali tra Olimpiadi, commemorazioni e feste nazionali, eventi corporate legati ai marchi, show teatrali. La quarta gamba si chiama Destination Experience e indica anche un nuovo fronte di sviluppo, quello della rigenerazione urbana. «Protagonista può essere il quartiere di una città, oppure un progetto di sviluppo immobiliare. Ci sono tanti progetti in Europa in cui possiamo avere un ruolo, dice Balich —. In Italia c’è una grande ricchezza storica che si può valorizzare in una città, pensando ai giovani e agli anziani e sempre con una approccio ecosostenibile. Mi piace citare Renzo Piano quando parla di ‘ricucire le periferie’». Inevitabile che l’azienda guardi ai grandi cantieri aperti nelle periferie di Milano.
Questo sarà l’anno della ripartenza, con la prospettiva — dice Core — di superare i valori del 2019, chiuso con 103 milioni di ricavi che, nell’anno della pandemia, sono scesi a 35 milioni. «Sono convinto che la gente voglia tornare a incontrarsi e partecipare ai grandi eventi», sostiene Balich e come sembra indicare un’indagine di EY, secondo la quale il 90,6% del target di clienti di Balich Wonder Studio prevede di aumentare il budget in questo settore. L’italia resta un mercato chiave con un milione tra piccole e grandi iniziative e un valore poco sotto un miliardo, con un indotto che ne vale però 65. «Solo la nostra società si rivolge a oltre venti Pmi nazionali. Un esempio? Le luci delle nostre realizzazioni più belle vengono dalla Clay Paki di Bergamo e le portiamo nel mondo». Arriveranno anche all’expo di Dubai nel mese di ottobre.
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