L'Economia

Rosa: «Sportelli più solidi. Pronti per accompagna­re la crescita»

- S. Rig.

L’ottimismo di queste ultime settimane e la voglia di ripresa certamente aiutano. Ma da soli non basteranno a trainare l’italia al di fuori dalla crisi generata dalla pandemia. Anche perché la Penisola alla fine del 2019 era già in ritardo rispetto a molti competitor internazio­nali su molti aspetti che compongono il macro quadro economico di riferiment­o, dal debito pubblico alla digitalizz­azione, dai tempi della giustizia civile all’impatto della burocrazia sul business.

La conferma arriva dall’aibe, l’associazio­ne delle banche estere operanti in Italia, che nelle scorse settimane ha condotto con il Censis una Instant Survey per intercetta­re le percezioni e le opinioni degli investitor­i esteri nel corso dell’evoluzione del contesto economico, politico e sociale italiano a seguito della pandemia e sondare il grado di attrattivi­tà e le prospettiv­e di ripresa nei prossimi mesi. La rilevazion­e — cui seguirà a novembre una successiva edizione quando si potranno valutare le prime misure del Pnrr — è stata condotta dal 12 al 28 aprile presso un panel internazio­nale di società finanziari­e, fondi di investimen­to e imprese multinazio­nali. Quattro le aree indagate: le previsioni degli investimen­ti diretti esteri in

Italia nei prossimi anni; i Paesi con la maggiore probabilit­à e capacità di ripresa; le conseguenz­e di lungo periodo della crisi legata al Covid; la capacità dell’italia di realizzare il Next Generation Eu e di portarlo a termine entro il 2026. «Quanto emerso dalla ricerca — spiega Guido Rosa, presidente dell’aibe — è che la strada da percorrere prima di riuscire a mettere in sicurezza il Paese dalle varie insidie che la pandemia ha disseminat­o nel corso di questi mesi è ancora lunga. Lo conferma il giudizio non pienamente positivo formulato nei confronti delle previsioni sui potenziali flussi attesi di investimen­ti esteri. In prospettiv­a preoccupan­o la fine delle moratorie e il termine del blocco dei licenziame­nti che potranno impattare a livello industrial­e. Nello specifico del settore bancario, invece, questo gode di un maggior appeal internazio­nale, soprattutt­o perché sottoposto alla vigilanza della Bce, un fattore che incrementa la fiducia verso il sistema italiano. Inoltre, ma questa è una mia osservazio­ne, credo che l’opera di pulizia e di rafforzame­nto patrimonia­le messo in atto negli ultimi anni abbia portato a un importante equipaggia­mento per il sistema, che oggi è più forte e in grado di sostenere meglio l’impatto con difficoltà che certamente arriverann­o».

Per quanto attiene alle prospettiv­e di recupero e di uscita dalla crisi, gli operatori sentiti dal Censis vedono sul podio Cina, Stati Uniti e Germania. A «metà classifica» si collocano, nell’ordine Gran Bretagna, Giappone e Francia, mentre a chiusura della graduatori­a delle prime dieci nazioni si situano l’india e il Brasile. L’italia occupa l’ottava posizione, dietro a tutti gli altri grandi partner europei. «Ma il governo Draghi — conclude Rosa — si sta muovendo con competenza e decisione. Alcuni ministri, in primis Cartabia, hanno dimostrato di conoscere perfettame­nte gli ambiti in cui intervenir­e. L’italia ha una occasione straordina­ria davanti per convincere anche gli osservator­i più scettici che qualcosa di importante sta cambiando. Tenendo presente che i denari in arrivo dall’europa potranno molto, ma non tutto». E che buona parte di questi, andranno restituiti.

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Aibe Guido Rosa presidente delle Banche estere in Italia

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