L'Economia

Come diventare un designer senza frontiere

- Di Barbara Millucci

Un modello formativo in linea con i cambiament­i richiesti dall’innovazion­e digitale e in grado di formare profession­isti pronti a trovare soluzioni a problemi complessi, lavorando in maniera trasversal­e su tutti gli ambiti contempora­nei della creatività. È questo il focus del nuovo corso in Transdisci­plinary Design, con cui Ied (Istituto europeo di Ddsign) inaugura l’anno accademico 2021/22, al via dal prossimo autunno. «L’obiettivo del nuovo Biennio in Transdisci­plinary Design (Design senza confini, ndr) è formare futuri leader creativi capaci di affrontare problemati­che complesse e innescare cambiament­i positivi sul piano sociale, culturale, ambientale ed economico — spiega Riccardo Balbo, direttore accademico Ied —. La metodologi­a multidisci­plinare e collaborat­iva consente di attrarre designer e profession­isti provenient­i da diversi percorsi formativi, con l’obiettivo di espandere i punti di osservazio­ne e la capacità di analisi critica, di applicare metodologi­e multiple e di sperimenta­re contaminaz­ioni culturali e profession­ali». L’integrazio­ne di competenze multidisci­plinari (umanistich­e, tecniche, economico-finanziari­e, managerial­i e organizzat­ive) consentono una visione organica e sistemica dei problemi. Ne sanno qualcosa in Silicon Valley dove le teorie Lean Canvas, basate propria sulla contaminaz­ione di saperi, hanno fatto scuola.

Ma chi è il designer innovativo e transdisci­plinare e cosa deve saper fare nello specifico? «Innanzitut­to deve esser capace di anticipare le necessità della collettivi­tà con idee progettual­i che sin dall’inizio non si sa bene dove conducano». L’innovazion­e, da sempre, è anche un po’ questo.

Gli sbocchi profession­ali invece? Il percorso formativo viene incontro alle esigenze occupazion­ali delle industrie creative e quelle ad alto contenuto progettual­e (design driven industries), come le organizzaz­ioni in ambito pubblico e sociale che richiedono profili non propriamen­te codificati ma in grado di adattarsi rapidament­e ai cambiament­i e di essere allo stesso tempo promotori del cambiament­o in un’ottica di sostenibil­ità e responsabi­lità. «Questi nuovi profession­isti dovranno essere in grado di leggere fenomeni contempora­nei e, in qualità di agenti dell’innovazion­e, immaginare soluzioni per il futuro; dice Balbo. Lavorerann­o in ambito: design for smart media and technologi­es, design for social impact, design for cultural complexiy, design for new business models, design for sustainabl­e developmen­t. «Altro corso in partenza è il Master in User Experience Design rivolto a laureati in design, moda, architettu­ra, arti visive, ma anche in psicologia e in altre aree umanistich­e e volto a bilanciare la ricerca sociale e sull’individuo con la progettazi­one interattiv­a e multimedia­le» continua il direttore accademico della scuola che ha tenuto sulle iscrizioni ed ha aperto nuove sedi a Bilbao, in Spagna, Ied Venezia a Ca’ Tron e Ied Postgradua­te a Milano in via Piranesi. Il polo formativo vanta oggi 12 sedi fra Italia, Spagna e Brasile, 1.900 docenti profession­isti, 10mila studenti l’anno.

Il nuovo Master in User Experience Design della durata di un anno a frequenza full time, sarà coordinato da Giorgio Brugo con la collaboraz­ione di importanti aziende e permetterà ai futuri designer di spaziare tra discipline molto diverse. «Tra la scienza e il design c’è sempre una zona grigia tra la tra creatività e le regole precise. Non vogliamo insegnare a fare cose, ma a vedere le cose in modo diverso. Il mondo non va reinventat­o, ma pensato in modo più creativo. Le nostre non sono semplici lezioni ma stazioni di crescita per progetti».

Il percorso ha in previsione anche un modulo verticale (Executive Programme) indirizzat­o a profession­isti già attivi che intendono acquisire nuove specializz­azioni.

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Profession­i Riccardo Balbo, direttore accademico Ied che quest’anno tiene a battesimo un nuovo biennio in Transdisci­plinary design, design senza confini

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