Come diventare un designer senza frontiere
Un modello formativo in linea con i cambiamenti richiesti dall’innovazione digitale e in grado di formare professionisti pronti a trovare soluzioni a problemi complessi, lavorando in maniera trasversale su tutti gli ambiti contemporanei della creatività. È questo il focus del nuovo corso in Transdisciplinary Design, con cui Ied (Istituto europeo di Ddsign) inaugura l’anno accademico 2021/22, al via dal prossimo autunno. «L’obiettivo del nuovo Biennio in Transdisciplinary Design (Design senza confini, ndr) è formare futuri leader creativi capaci di affrontare problematiche complesse e innescare cambiamenti positivi sul piano sociale, culturale, ambientale ed economico — spiega Riccardo Balbo, direttore accademico Ied —. La metodologia multidisciplinare e collaborativa consente di attrarre designer e professionisti provenienti da diversi percorsi formativi, con l’obiettivo di espandere i punti di osservazione e la capacità di analisi critica, di applicare metodologie multiple e di sperimentare contaminazioni culturali e professionali». L’integrazione di competenze multidisciplinari (umanistiche, tecniche, economico-finanziarie, manageriali e organizzative) consentono una visione organica e sistemica dei problemi. Ne sanno qualcosa in Silicon Valley dove le teorie Lean Canvas, basate propria sulla contaminazione di saperi, hanno fatto scuola.
Ma chi è il designer innovativo e transdisciplinare e cosa deve saper fare nello specifico? «Innanzitutto deve esser capace di anticipare le necessità della collettività con idee progettuali che sin dall’inizio non si sa bene dove conducano». L’innovazione, da sempre, è anche un po’ questo.
Gli sbocchi professionali invece? Il percorso formativo viene incontro alle esigenze occupazionali delle industrie creative e quelle ad alto contenuto progettuale (design driven industries), come le organizzazioni in ambito pubblico e sociale che richiedono profili non propriamente codificati ma in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti e di essere allo stesso tempo promotori del cambiamento in un’ottica di sostenibilità e responsabilità. «Questi nuovi professionisti dovranno essere in grado di leggere fenomeni contemporanei e, in qualità di agenti dell’innovazione, immaginare soluzioni per il futuro; dice Balbo. Lavoreranno in ambito: design for smart media and technologies, design for social impact, design for cultural complexiy, design for new business models, design for sustainable development. «Altro corso in partenza è il Master in User Experience Design rivolto a laureati in design, moda, architettura, arti visive, ma anche in psicologia e in altre aree umanistiche e volto a bilanciare la ricerca sociale e sull’individuo con la progettazione interattiva e multimediale» continua il direttore accademico della scuola che ha tenuto sulle iscrizioni ed ha aperto nuove sedi a Bilbao, in Spagna, Ied Venezia a Ca’ Tron e Ied Postgraduate a Milano in via Piranesi. Il polo formativo vanta oggi 12 sedi fra Italia, Spagna e Brasile, 1.900 docenti professionisti, 10mila studenti l’anno.
Il nuovo Master in User Experience Design della durata di un anno a frequenza full time, sarà coordinato da Giorgio Brugo con la collaborazione di importanti aziende e permetterà ai futuri designer di spaziare tra discipline molto diverse. «Tra la scienza e il design c’è sempre una zona grigia tra la tra creatività e le regole precise. Non vogliamo insegnare a fare cose, ma a vedere le cose in modo diverso. Il mondo non va reinventato, ma pensato in modo più creativo. Le nostre non sono semplici lezioni ma stazioni di crescita per progetti».
Il percorso ha in previsione anche un modulo verticale (Executive Programme) indirizzato a professionisti già attivi che intendono acquisire nuove specializzazioni.