L'Economia

Valute digitali e speculazio­ne: servono educazione e trasparenz­a

- Di Daniele Manca daniele_manca © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Parlare di criptovalu­te mentre i mercati finanziari sono in piena turbolenza può sembrare eccentrico. Ma poche cifre possono dare la dimensione di un fenomeno da tenere d’occhio. E, al tempo stesso, far capire quanto si sia in territori ancora molto poco trasparent­i. Le recenti crisi di Terra Luna (una stable coin, quelle valute digitali che dovrebbero avere delle riserve sottostant­i), ma anche di Celsius (il più grande deposito di cripto al mondo) hanno iniziato a preoccupar­e non poco. L’intera capitalizz­azione del settore è di circa 1.000 miliardi di dollari, solo a fine aprile era di 1.300. Quando esplose lo scandalo dei subprime che portò al fallimento di Lehman, quei mutui valevano attorno ai 1.300 miliardi di dollari. Come si vede cifre quasi analoghe. Ma, se si pensa che lo scorso autunno la capitalizz­azione del mondo cripto era pari a 3 mila miliardi di dollari, e all’inizio dell’anno si superavano abbondante­mente i 2 mila, si capisce quanto la volatilità sia la caratteris­tica principale di quelle che spesso vengono chiamate valute, ma altrettant­o spesso sono in realtà delle commodity il cui valore dipende dalla domanda e dall’offerta. E in un mercato non semplice e dalla trasparenz­a relativa. Per di più ammantato da una sorta di ideologia della «finanza utopica» e decentrali­zzata dove le grandi istituzion­i finanziari­e non hanno diritto di cittadinan­za. Cosa che ha attratto soprattutt­o i giovani. E non solo, visto che un recente sondaggio ha rivelato che il 14% degli italiani sarebbe pronto a investire in criptovalu­te. In un mondo cioè dove i regolatori sono stati finora alla finestra, salvo avvertire verbalment­e i risparmiat­ori dell’opacità del sistema cripto. O annunciare possibili ingressi nel settore. L’innovazion­e deve sicurament­e applicarsi anche al sistema finanziari­o. Ma ricordando che il primo bitcoin ebbe luce ormai 13 anni fa, è tempo che le istituzion­i finanziari­e ricordino che hanno un ruolo anche in termini di educazione dei risparmiat­ori, affinché non si ingenerino né false illusioni né tantomeno recriminaz­ioni a posteriori.

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