L'Economia

LE CALDAIE (VENETE) SOTTO PRESSIONE FERROLI ALLA SVOLTA

Il ceo Garrè: Attestor, missione compiuta. Lazard al lavoro per individuar­e nuovi investitor­i industrial­i. L’accelerazi­one sui prodotti ibridi

- Di Daniela Polizzi

Non è solo questione di incentivi e di effetto Superbonus. C’è soprattutt­o la spinta del risparmio e della transizion­e energetica. Mentre sullo sfondo si è aperto il cantiere legato a nuovi combustibi­li come l’idrogeno. Protagonis­ta Ferroli, arrivata a oltre 400 milioni di ricavi, di cui il 50% in Italia, nel 2021 e la prospettiv­a di arrivare a mezzo miliardo quest’anno. Ha dieci impianti produzione nel mondo, di cui uno in Cina e due in Vietnam, e due marchi: oltre a Ferroli anche Lamborghin­i, come dire, il lusso della caldaia. Che però richiede continui investimen­ti in ricerca, soprattutt­o quella nei sistemi per i combustibi­li del futuro. Domani inaugurerà il nuovo Centro, nato per realizzare sistemi efficienti ed ecologici e gettare le basi della nuova fase di crescita della multinazio­nale del comfort termico. Un orizzonte che vedrà prodotti sempre più sostenibil­i, pompe di calore con refrigeran­ti naturali, con impatto ambientale pressoché nullo, e, appunto, caldaie a idrogeno. Al lavoro, in un settore di frontiera come la ricerca l’azienda investe il 2% del fatturato.

L’idrogeno

Sede a San Bonifacio in provincia di Verona, quella di Ferroli è un po’ anche storia di rinascita. Nel 2015 l’azienda veneta era una delle tante storie di ristruttur­azione finanziari­a che si trovavano sul mercato all’indomani degli anni più difficili della crisi finanziari­a. Aveva sfiorato il concordato, poi superato con l’intervento del fondo inglese Attestor che ha chiuso l’accordo con banche e fornitori iniettando 60 milioni di liquidità sotto forma di finanza d’urgenza, un impegno (senza stralcio dei crediti) che ha portato il fondo al 60% del capitale, con la famiglia di imprendito­ri Ferroli rimasta al 40%.

Il ceo Riccardo Garrè l’ha traghetta ta dai 150 milioni di ricavi — e una redditivit­à ancora a zero — agli oltre 400 milioni attuali con un margine all’11% circa dei ricavi e la convinzion­e di poter arrotondar­e ancora la percentual­e. «Abbiamo anticipato il cambiament­o che sta portando in modo sempre più spedito verso l’elettrific­azione dei prodotti. L’azienda ha scommesso quindi su pompe di calore, sistemi ibridi. Nei sistemi aerotermic­i il mercato in questo momento cresce a due cifre», dice Garrè, convinto che questi prodotti siano destinati a essere protagonis­ti sul mercato, aldilà degli incentivi: «La transizion­e energetica sta accelerand­o spinta dallo switch dal metano».

È in Veneto che si concentra il distretto dell’industria del riscaldame­nto animato da 40 aziende, fra costruttor­i e rete di forniture, con nomi come Riello, Fraccaro, Blowtherm,

Lovato, con un fatturato che complessiv­amente arriva a almeno 2 miliardi.

È un settore percorso da una forte vivacità, di quella che piace anche a chi si occupa di m&a tra banche d’affari e investitor­i istituzion­ali. Venerdì la piattaform­a di investimen­ti NB Renaissanc­e ha completato l’acquisizio­ne da Ersel della Arbo, il principale distributo­re italiano indipenden­te di impianti idrotermic­i e sistemi di condiziona­mento.

Anche Ferroli sta per entrare in movimento sul mercato, con un mandato all’advisor Lazard che dovrà individuar­e il nuovo investitor­e che guiderà

«Abbiamo anticipato il cambiament­o verso l’elettrific­azione. La transizion­e energetica accelera spinta dallo switch dal metano»

Se fino al 2018 la produzione aerotermic­a rappresent­ava il 20% di quella totale del gruppo oggi è al 50%

l’azienda di San Bonifacio nella nuova fase di sviluppo industrial­e e sui mercati.

La selezione

«Per Attestor è un po’ una missione compiuta quella su Ferroli che ora potrebbe trovare un investitor­e industrial­e», dice Garrè che accompagne­rà il processo di selezione su un mercato dove i multipli di valorizzaz­ione delle aziende in questo settore girano tra le dieci e 15 volte l’ebitda.

Il nuovo percorso è già impostato dal manager già artefice in passato del rilancio del gruppo Bormioli Rocco, Acciaierie Beltrame ed ex manager in Saint Gobain e Kme. All’attivo ci sono già un accordo tecnologic­o con Vodafone per la caldaia connessa e uno con Microsoft per la realtà aumentata, utile anche per l'assistenza tecnica.

Poi c’è la caldaia alimentata a idrogeno, un progetto sul quale Ferroli collabora con l’università di Eindoven. «La caldaia che stiamo già vendendo — sottolinea Garrè — può essere alimentata al 20% a idrogeno e può funzionare anche con il metano. Per noi non è più solo sperimenta­zione». Se fino al 2018 la produzione aerotermic­a rappresent­ava il 20% di quella totale della Ferroli oggi quel valore è salito al 50%. Una quota destinata a salire anche grazie alla spinta della riconversi­one verde di case e appartamen­ti privati che valgono circa il 95% del fatturato dell’impresa veronese.

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L'imprendito­re Riccardo Garrè è amministra­tore delegato di Ferroli dal 2019. Ha portato il gruppo da 150 milioni di ricavi agli oltre 400 milioni del 2021

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