LE CALDAIE (VENETE) SOTTO PRESSIONE FERROLI ALLA SVOLTA
Il ceo Garrè: Attestor, missione compiuta. Lazard al lavoro per individuare nuovi investitori industriali. L’accelerazione sui prodotti ibridi
Non è solo questione di incentivi e di effetto Superbonus. C’è soprattutto la spinta del risparmio e della transizione energetica. Mentre sullo sfondo si è aperto il cantiere legato a nuovi combustibili come l’idrogeno. Protagonista Ferroli, arrivata a oltre 400 milioni di ricavi, di cui il 50% in Italia, nel 2021 e la prospettiva di arrivare a mezzo miliardo quest’anno. Ha dieci impianti produzione nel mondo, di cui uno in Cina e due in Vietnam, e due marchi: oltre a Ferroli anche Lamborghini, come dire, il lusso della caldaia. Che però richiede continui investimenti in ricerca, soprattutto quella nei sistemi per i combustibili del futuro. Domani inaugurerà il nuovo Centro, nato per realizzare sistemi efficienti ed ecologici e gettare le basi della nuova fase di crescita della multinazionale del comfort termico. Un orizzonte che vedrà prodotti sempre più sostenibili, pompe di calore con refrigeranti naturali, con impatto ambientale pressoché nullo, e, appunto, caldaie a idrogeno. Al lavoro, in un settore di frontiera come la ricerca l’azienda investe il 2% del fatturato.
L’idrogeno
Sede a San Bonifacio in provincia di Verona, quella di Ferroli è un po’ anche storia di rinascita. Nel 2015 l’azienda veneta era una delle tante storie di ristrutturazione finanziaria che si trovavano sul mercato all’indomani degli anni più difficili della crisi finanziaria. Aveva sfiorato il concordato, poi superato con l’intervento del fondo inglese Attestor che ha chiuso l’accordo con banche e fornitori iniettando 60 milioni di liquidità sotto forma di finanza d’urgenza, un impegno (senza stralcio dei crediti) che ha portato il fondo al 60% del capitale, con la famiglia di imprenditori Ferroli rimasta al 40%.
Il ceo Riccardo Garrè l’ha traghetta ta dai 150 milioni di ricavi — e una redditività ancora a zero — agli oltre 400 milioni attuali con un margine all’11% circa dei ricavi e la convinzione di poter arrotondare ancora la percentuale. «Abbiamo anticipato il cambiamento che sta portando in modo sempre più spedito verso l’elettrificazione dei prodotti. L’azienda ha scommesso quindi su pompe di calore, sistemi ibridi. Nei sistemi aerotermici il mercato in questo momento cresce a due cifre», dice Garrè, convinto che questi prodotti siano destinati a essere protagonisti sul mercato, aldilà degli incentivi: «La transizione energetica sta accelerando spinta dallo switch dal metano».
È in Veneto che si concentra il distretto dell’industria del riscaldamento animato da 40 aziende, fra costruttori e rete di forniture, con nomi come Riello, Fraccaro, Blowtherm,
Lovato, con un fatturato che complessivamente arriva a almeno 2 miliardi.
È un settore percorso da una forte vivacità, di quella che piace anche a chi si occupa di m&a tra banche d’affari e investitori istituzionali. Venerdì la piattaforma di investimenti NB Renaissance ha completato l’acquisizione da Ersel della Arbo, il principale distributore italiano indipendente di impianti idrotermici e sistemi di condizionamento.
Anche Ferroli sta per entrare in movimento sul mercato, con un mandato all’advisor Lazard che dovrà individuare il nuovo investitore che guiderà
«Abbiamo anticipato il cambiamento verso l’elettrificazione. La transizione energetica accelera spinta dallo switch dal metano»
Se fino al 2018 la produzione aerotermica rappresentava il 20% di quella totale del gruppo oggi è al 50%
l’azienda di San Bonifacio nella nuova fase di sviluppo industriale e sui mercati.
La selezione
«Per Attestor è un po’ una missione compiuta quella su Ferroli che ora potrebbe trovare un investitore industriale», dice Garrè che accompagnerà il processo di selezione su un mercato dove i multipli di valorizzazione delle aziende in questo settore girano tra le dieci e 15 volte l’ebitda.
Il nuovo percorso è già impostato dal manager già artefice in passato del rilancio del gruppo Bormioli Rocco, Acciaierie Beltrame ed ex manager in Saint Gobain e Kme. All’attivo ci sono già un accordo tecnologico con Vodafone per la caldaia connessa e uno con Microsoft per la realtà aumentata, utile anche per l'assistenza tecnica.
Poi c’è la caldaia alimentata a idrogeno, un progetto sul quale Ferroli collabora con l’università di Eindoven. «La caldaia che stiamo già vendendo — sottolinea Garrè — può essere alimentata al 20% a idrogeno e può funzionare anche con il metano. Per noi non è più solo sperimentazione». Se fino al 2018 la produzione aerotermica rappresentava il 20% di quella totale della Ferroli oggi quel valore è salito al 50%. Una quota destinata a salire anche grazie alla spinta della riconversione verde di case e appartamenti privati che valgono circa il 95% del fatturato dell’impresa veronese.