ITALIA-FRANCIA ORA IL DERBY È COLLABORATIVO
C’è un’ossatura industriale e produttiva più comune e aumentano le fusioni e le realtà «miste», da Stm a Leonardo Thales
Un nuovo rapporto su «Investimenti, partenariati e commercio tra Italia e Francia», pubblicato dall’ambasciata italiana a Parigi, sfata qualche luogo comune sulla relazione economica tra i due Paesi. I grandi colpi dei giganti del lusso francesi LVMH e Kering, padroni di marchi italiani storici (da Bulgari a Gucci), hanno nutrito da tempo la narrativa dello shopping francese in Italia e di un’invasione ai nostri danni sostenuta dal potente Stato centralizzato e colbertista di Parigi. E se è vero che la Francia non rinuncia a certi riflessi protezionistici nei settori che considera strategici — per esempio quando Fincantieri anni fa ha tentato di controllare i Chantiers de l’atlantique —, le due economie sono sempre più compenetrate, la bilancia commerciale è a vantaggio dell’italia, e soprattutto la presenza delle imprese italiane è sempre più forte e talvolta poco conosciuta.
Una delle ragioni di questa percezione distorta è l’abitudine delle grandi società italiane — a differenza di quelle francesi — di spostare la sede legale dall’italia ai Paesi Bassi o al Lussemburgo, con il risultato che le statistiche non sempre riflettono la realtà sul campo.
I dati
Gli esperti dell’ambasciata d’italia a Parigi si sono basati sulle cifre della Banca d’italia (per gli investimenti francesi in Italia) e della Banque de France (per quelli italiani in Francia), per conteggiare la provenienza reale degli investimenti. Per fare un esempio, anche se Delfin (la holding azionista di maggioranza di Luxottica) ha sede in Lussemburgo, viene considerata come italiana. Con questo tipo di aggiustamenti, il tradizionale divario tra gli investimenti nei due Paesi risulta meno pronunciato.
Il rapporto descrive un’ossatura industriale e produttiva comune, composta anche dalle oltre 2000 aziende italiane a controllo francese e dalle oltre 1800 aziende francesi a controllo italiano.
Gli investimenti diretti esteri netti italiani in Francia ammontano a 50,8 miliardi di euro (2022), una cifra inferiore a quella degli investimenti francesi in Italia (87,4 miliardi di euro nel 2021) ma pur sempre importante. La Francia è il primo paese per stock d’investimenti in Italia (quota del 22,2% del totale), mentre l’italia si conferma anche nel 2022 come quinto paese per stock d’investimenti in
Francia (quota del 6,7% del totale). Restano maggiori le esportazioni italiane in Francia (62,7 miliardi contro 48,6 francesi in Italia), per un surplus commerciale di 14,1 miliardi a favore dell’italia.
La complessità delle relazioni economiche tra i due Paesi rende in prospettiva meno significativo il concetto di investimento di un paese nell’altro perché crescono le fusioni e le collaborazione: da Stmicroelectronics alla joint venture tra Leonardo e Thales (oltre ovviamente a Stellantis che ha sede in Olanda) aumentano le realtà miste.
Soprattutto, il rapporto dell’ambasciata evidenzia una forte presenza italiana in Francia : dal gruppo Mundys, che dal 2016 ha acquisito Aéroports de la Côte d’azur (aeroporti di Nizza, Cannes-mandelieu e Saint Tropez) e attraverso la società controllata Abertis gestisce 1.769 km di autostrade francesi, a Trenitalia, che nell’ultimo anno e mezzo ha investito 300 milioni di euro in Trenitalia France ed ha assunto circa 100 persone (a fine 2022 Trenitalia France ha festeggiato il primo milione di clienti).
Eni è il secondo fornitore di gas in Francia con oltre 700 mila clienti, e il suo parco fotovoltaico di Athies-samoussy fa parte delle dieci principali centrali di energia solare in Francia. Eni possiede inoltre il grande parco solare Lanas nel dipartimento dell’ardèche e due impianti fotovoltaici in Nuova Aquitania.
Il gruppo italiano Erg possiede 47 parchi eolici e 9 impianti fotovoltaici in 11 regioni francesi, con il maggiore investimento nelle regioni Hauts-defrance e Centre-val de Loire. Oltre alle altre attività nell’energia di Snam e Saipem, l’italia è presente in Francia con le banche (Intesa San Paolo, Monte dei Paschi), le assicurazioni (la Francia rappresenta per Generali il terzo mercato con 8 milioni di clienti), e ovviamente l’agroalimentare, da Granarolo per i formaggi alla Ferrero in particolare per la Nutella: oltre un quarto della produzione mondiale arriva dal sito di Villersecalles, in Normandia. E nel Paese dell’energia nucleare, l’italia è presente con Newcleo, compagnia italobritannica fondata nel 2021 specializzata nella progettazione e costruzione di reattori nucleari di nuova generazione, che ha annunciato un investimento record di tre miliardi di euro entro il 2030.
Maggiori le nostre esportazioni per un surplus commerciale di 14,1 miliardi a favore del Belpaese