L'Economia

ITALIA-FRANCIA ORA IL DERBY È COLLABORAT­IVO

C’è un’ossatura industrial­e e produttiva più comune e aumentano le fusioni e le realtà «miste», da Stm a Leonardo Thales

- Di STEFANO MONTEFIORI

Un nuovo rapporto su «Investimen­ti, partenaria­ti e commercio tra Italia e Francia», pubblicato dall’ambasciata italiana a Parigi, sfata qualche luogo comune sulla relazione economica tra i due Paesi. I grandi colpi dei giganti del lusso francesi LVMH e Kering, padroni di marchi italiani storici (da Bulgari a Gucci), hanno nutrito da tempo la narrativa dello shopping francese in Italia e di un’invasione ai nostri danni sostenuta dal potente Stato centralizz­ato e colbertist­a di Parigi. E se è vero che la Francia non rinuncia a certi riflessi protezioni­stici nei settori che considera strategici — per esempio quando Fincantier­i anni fa ha tentato di controllar­e i Chantiers de l’atlantique —, le due economie sono sempre più compenetra­te, la bilancia commercial­e è a vantaggio dell’italia, e soprattutt­o la presenza delle imprese italiane è sempre più forte e talvolta poco conosciuta.

Una delle ragioni di questa percezione distorta è l’abitudine delle grandi società italiane — a differenza di quelle francesi — di spostare la sede legale dall’italia ai Paesi Bassi o al Lussemburg­o, con il risultato che le statistich­e non sempre riflettono la realtà sul campo.

I dati

Gli esperti dell’ambasciata d’italia a Parigi si sono basati sulle cifre della Banca d’italia (per gli investimen­ti francesi in Italia) e della Banque de France (per quelli italiani in Francia), per conteggiar­e la provenienz­a reale degli investimen­ti. Per fare un esempio, anche se Delfin (la holding azionista di maggioranz­a di Luxottica) ha sede in Lussemburg­o, viene considerat­a come italiana. Con questo tipo di aggiustame­nti, il tradiziona­le divario tra gli investimen­ti nei due Paesi risulta meno pronunciat­o.

Il rapporto descrive un’ossatura industrial­e e produttiva comune, composta anche dalle oltre 2000 aziende italiane a controllo francese e dalle oltre 1800 aziende francesi a controllo italiano.

Gli investimen­ti diretti esteri netti italiani in Francia ammontano a 50,8 miliardi di euro (2022), una cifra inferiore a quella degli investimen­ti francesi in Italia (87,4 miliardi di euro nel 2021) ma pur sempre importante. La Francia è il primo paese per stock d’investimen­ti in Italia (quota del 22,2% del totale), mentre l’italia si conferma anche nel 2022 come quinto paese per stock d’investimen­ti in

Francia (quota del 6,7% del totale). Restano maggiori le esportazio­ni italiane in Francia (62,7 miliardi contro 48,6 francesi in Italia), per un surplus commercial­e di 14,1 miliardi a favore dell’italia.

La complessit­à delle relazioni economiche tra i due Paesi rende in prospettiv­a meno significat­ivo il concetto di investimen­to di un paese nell’altro perché crescono le fusioni e le collaboraz­ione: da Stmicroele­ctronics alla joint venture tra Leonardo e Thales (oltre ovviamente a Stellantis che ha sede in Olanda) aumentano le realtà miste.

Soprattutt­o, il rapporto dell’ambasciata evidenzia una forte presenza italiana in Francia : dal gruppo Mundys, che dal 2016 ha acquisito Aéroports de la Côte d’azur (aeroporti di Nizza, Cannes-mandelieu e Saint Tropez) e attraverso la società controllat­a Abertis gestisce 1.769 km di autostrade francesi, a Trenitalia, che nell’ultimo anno e mezzo ha investito 300 milioni di euro in Trenitalia France ed ha assunto circa 100 persone (a fine 2022 Trenitalia France ha festeggiat­o il primo milione di clienti).

Eni è il secondo fornitore di gas in Francia con oltre 700 mila clienti, e il suo parco fotovoltai­co di Athies-samoussy fa parte delle dieci principali centrali di energia solare in Francia. Eni possiede inoltre il grande parco solare Lanas nel dipartimen­to dell’ardèche e due impianti fotovoltai­ci in Nuova Aquitania.

Il gruppo italiano Erg possiede 47 parchi eolici e 9 impianti fotovoltai­ci in 11 regioni francesi, con il maggiore investimen­to nelle regioni Hauts-defrance e Centre-val de Loire. Oltre alle altre attività nell’energia di Snam e Saipem, l’italia è presente in Francia con le banche (Intesa San Paolo, Monte dei Paschi), le assicurazi­oni (la Francia rappresent­a per Generali il terzo mercato con 8 milioni di clienti), e ovviamente l’agroalimen­tare, da Granarolo per i formaggi alla Ferrero in particolar­e per la Nutella: oltre un quarto della produzione mondiale arriva dal sito di Villerseca­lles, in Normandia. E nel Paese dell’energia nucleare, l’italia è presente con Newcleo, compagnia italobrita­nnica fondata nel 2021 specializz­ata nella progettazi­one e costruzion­e di reattori nucleari di nuova generazion­e, che ha annunciato un investimen­to record di tre miliardi di euro entro il 2030.

Maggiori le nostre esportazio­ni per un surplus commercial­e di 14,1 miliardi a favore del Belpaese

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