L'Economia

MODA, TRA BRAND E FUSIONI CHI FA BELLO IL MADE IN ITALY

Globalizza­zione e acquisizio­ni da parte dei big stranieri hanno messo alla prova strutture e strategie delle pmi Alcune hanno risposto con lo shopping. La capacità di affermare marchi ed efficienza della catena produttiva non manca. Le storie di Manteco,

- Di CATERINA DELLA TORRE* *Partner Special Affairs

Doppiata la boa dei risultati pre-covid del 2019 nel 2022 il settore tessile e sistema moda ha veleggiato più stabile e veloce superando quei 108 miliardi che lo posizionan­o in termini di valore aggiunto al terzo posto nella manifattur­a italiana, dopo metalmecca­nica e comparto industrial­e dell’agroalimen­tare e al secondo per avanzo della bilancia commercial­e con un saldo positivo fra export ed import di 35 miliardi.

Emblema del made in Italy, ha subito negli ultimi decenni un cambiament­o radicale sulla spinta di molteplici fattori: globalizza­zione in primis anche crescita dell’egemonia dei gruppi mondiali, indebolime­nto dell’identità dei distretti specialist­ici nazionali, nuovi format di consumo e distributi­vi. Una rivoluzion­e che ha inciso maggiormen­te sul nostro tessuto industrial­e fatto di piccole imprese, più esposte in termini di forza competitiv­a sui mercati. L’indagine sulle imprese Champions, che identifica ogni anno le 1000 migliori pmi italiane, a cura di Italypost e l’economia del Corriere della Sera, mette in risalto le Top 50 del Tessile e Sistema moda. A oggi diverse imprese del panel, presentato in marzo, hanno cambiato struttura sulla scia di trend dominanti : acquisite dai grandi gruppi globali, da fondi di private equity, accorpate e aggregate in poli(come il

gruppo Florence) e poi acquisite anche in questo caso da fondi (stranieri).

L’eccellenza della produzione nell’alto di gamma (l’italia è il primo paese al mondo per la concentraz­ione di manifattur­e in questo segmento) ha spinto i grandi player esteri, soprattutt­o francesi, ad integrare verticalme­nte buona parte dei propri fornitori, dalla materia prima (ad esempio le concerie) fino al prodotto finito, in un trend che se da un lato consente la conservazi­one sul territorio di un know how di altissimo valore, dall’altro pone il problema della progressiv­a indisponib­ilità di competenze di questo tipo a favore delle imprese e dei gruppi nazionali. In questo orizzonte brillano ancora imprese come

Manteco, tessuti di alta gamma per il luxury e 100 milioni di fatturato nel 2022, uno degli ultimi presidi del tessile nel pratese diventato l’hub produttivo cinese in Italia, che tiene ben salde le redini di una filiera efficiente, con la creazione di una rete di fornitori strategici e con il presidio di tutto il processo e la catena di approvvigi­onamento. O come Leo France, produttore fiorentino di accessori per i big del luxury, fatturato a 200 milioni con un balzo del 39% sul 2021 ed un’ebitda margin del 31%.

Chi punta (e vince) sul brand sono imprese come

Liu Jo, che sfiora i 500 milioni di fatturato, unica fra le 50 top, Morellato, 392 milioni che diventano 780 con il closing a gennaio 2023 dell’acquisizio­ne della catena tedesca Christ con 206 negozi o Peserico, che consolida 88 milioni grazie al retail diretto, diviso fra boutique di proprietà e negozi plurimarca in Italia e ad una quota in crescita negli Usa. Forte accelerazi­one nello sportsyste­m, sia nell’abbigliame­nto (Basicnet, 385 milioni, o Valcismon a 132) che nelle calzature, dove troviamo La Sportiva con 217 milioni (+37%) e Calzaturif­icio Scarpa con 169 milioni (+26%), leader globali nella nicchia della calzatura da montagna. La crescita dimensiona­le, che non può prescinder­e da quella per linee esterne, resta uno degli obiettivi più importanti, soprattutt­o nel lungo termine, per evitare di disperdere il potenziale di una delle eccellenze del nostro sistema economico.

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Massimo Carraro, presidente del gruppo principale player italiano di gioielli e orologi
Morellato Massimo Carraro, presidente del gruppo principale player italiano di gioielli e orologi
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Lorenzo Delladio: ricavi su del 37% a 217 milioni per le sue scarpe da montagna
La Sportiva Lorenzo Delladio: ricavi su del 37% a 217 milioni per le sue scarpe da montagna
 ?? ?? Basicnet Alessandro Boglione: il marchio sportivo ha messo la seconda generazion­e al timone
Basicnet Alessandro Boglione: il marchio sportivo ha messo la seconda generazion­e al timone
 ?? ?? Manteco Marco Mantellass­i: tessuti di alta gamma per il luxury e 100 milioni di fatturato
Manteco Marco Mantellass­i: tessuti di alta gamma per il luxury e 100 milioni di fatturato
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Marco Marchi: l’unica fra le 50 pmi eccellenti che sfiora i 500 milioni di ricavi
Liu Jo Marco Marchi: l’unica fra le 50 pmi eccellenti che sfiora i 500 milioni di ricavi

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