NET ZERO, LA TRANSIZIONE PESA L’OBIETTIVO? DISTRIBUIRE VALORE
L’indagine di Hokuto e Vision: il 49% degli italiani è spaventato per le ricadute economiche della decarbonizzazione Ecco in che modo si può trasformare ciò che è percepito come un prezzo da pagare in un investimento per il futuro
Gli italiani sono consapevoli del pericolo legato al cambiamento climatico ma temono i costi della transizione energetica. La percezione dei rischi legati al climate change varia in base all’età. I più preoccupati sono i giovani: il 62% degli under 35 intervistati pensa che avrà un effetto negativo contro il 59% di coloro che hanno dai 35 ai 54 anni e il 54% di coloro che hanno dai 55 anni in su. I giovani e coloro che hanno figli sono anche i più consapevoli del contributo delle attività umane alla crisi climatica. A fotografare la situazione è un’indagine condotta da Hokuto e Vision e presentata in occasione della seconda Conferenza delle Dolomiti sulla governance globale del cambiamento climatico, che si è svolta la scorsa settimana, dal 5 al 7 ottobre. L’evento è stato ideato dal think tank Vision, con il contributo scientifico di Università Bocconi, Politecnico di Milano, Università di Trento e Università di Oxford. Il gruppo Axa, insieme a Autostrada del Brennero, è founding partner dell’iniziativa.
«Nel sondaggio c’è una fotografia del dilemma nel quale sembriamo esserci intrappolati — spiega Francesco Grillo, economista e direttore del think thank Vision —. Gli italiani sono, in grandissima maggioranza, convinti che i fenomeni che si stanno dispiegando avranno un impatto negativo sul futuro. Tuttavia, prevale anche la percezione che la transizione energetica da un modello che era dominato dal petrolio e dal gas, avrà costi significativi. Sembra da queste evidenze che dobbiamo fare una scelta dolorosissima tra salute ed economia. Tra un presente già precario e il futuro che sarà abitato dai nostri figli». Il cambiamento climatico ci costringe, quindi, a fare i conti con l’inadeguatezza di modelli di sviluppo pensati per un secolo completamente diverso, dandoci l’opportunità di immaginare un mondo nuovo.
Ma a che prezzo? Il 49% di coloro che hanno partecipato all’indagine di Hokuto e Vision ritiene che la transizione energetica incida negativamente sul costo della vita, mentre l’impatto appare più bilanciato se si parla di salute e benessere. A spaventare le persone è anche il costo delle misure di efficientamento energetico necessarie per raggiungere gli obiettivi della direttiva Epbd (Energy performance of buildings directive) , su cui è in corso il negoziato tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione.
A questo si aggiunge l’impatto che la transizione energetica avrà sul mercato del lavoro: un 26% degli intervistati teme ricadute negative sulla propria carriera lavorativa. Come si coniuga l’esigenza di decarbonizzare le nostre economie con quella di tutelare i lavoratori? Trovare una soluzione non è banale, ma di certo non possiamo permetterci di ignorare la crisi climatica. Secondo gli scienziati dell’ipcc potremmo essere vicini a un punto di non ritorno: l’ultimo aggiornamento del rapporto dell’intergovernmental Panel on Climate Change segnala che, in soli dieci anni, il mondo potrebbe finire per essere costantemente intrappolato in un allarme rosso che è oltre la soglia di 1,5 ° C. Non c’è più tempo da perdere. Bisogna agire con urgenza e trovare soluzioni concrete.
La scelte da fare
«La Conferenza delle Dolomiti ha provato a dare una risposta a una domanda fondamentale: come possiamo trasformare quello che è percepito come un costo in un investimento che si possa ripagare con i benefici futuri? — racconta Grillo —. Lo abbiamo chiesto a scienziati naturali, politici ed economisti; manager e imprenditori innovativi». Tra i temi affrontati, come riformare le organizzazioni che
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