INTELLIGENZA ARTIFICIALE IL 70% DEI CEO CREDE ALLA SVOLTA
La nuova edizione del report di EY: gli algoritmi influenzano già le strategie. Ma per il 74% dei top manager del nostro Paese bisogna restare prudenti: non conosciamo i rischi. E nel 2024 si investirà ancora in innovazione...
«Sostenibilità e intelligenza artificiale saranno i principali driver di crescita. Secondo il nostro ultimo Ceo outlook pulse, il primo fattore è importante per il 64% dei manager del nostro Paese, una percentuale quasi doppia rispetto ai ceo a livello globale. Mentre per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, le aziende la stanno adottando perlopiù su progetti pilota — dice Massimo Antonelli, ceo di EY Italia —. Il suo pieno potenziale è ancora lontano dall’essere sfruttato, ma le imprese sono consapevoli che avrà un impatto rivoluzionario, nonostante siano prudenti nei confronti di eventuali rischi. E sarà un fenomeno che non per forza porterà alla riduzione della forza lavoro, ma che genererà semmai nuove professionalità con nuove competenze. Anche noi come EY a livello globale
abbiamo investito già 1,4 miliardi». Le trasformazioni che sta generando l’intelligenza artificiale spingono il 70% dei top manager italiani a credere in questa rivoluzione. Il nostro Paese è inoltre in prima linea sulla sostenibilità: il 36% dei ceo italiani intende dare priorità agli investimenti sostenibili nella strategia di ripartizione del capitale.
Allo stesso tempo, a livello di sviluppo tecnologico, restano alcune preoccupazioni: i due terzi degli intervistati affermano che è necessario più lavoro per affrontare i rischi inerenti al nuovo futuro alimentato dall’ia, dagli attacchi informatici alla disinformazione e ai deepfake. Il 74% ritiene inoltre che non si stia facendo abbastanza per gestire le conseguenze negative, sociali ed etiche.
Negli ultimi mesi la crescita è stata frenata da inflazione, riduzione dei consumi, aumento dei tassi d’interesse e diminuzione della disponibilità di credito nonché tensioni commerciali: a fronte di questo contesto macroeconomico, il 62% dei manager prevede una flessione nel mercato in cui opera, anche se sarà di natura temporanea.
In base al report, che ha raccolto le opinioni di oltre 1200 ceo in tutto il mondo (dei quali 50 in Italia) sulle prospettive, sfide e opportunità delle aziende italiane e internazionali, il 48% dei top manager intervistati si dichiara più ottimista rispetto a quanto rilevato a inizio anno riguardo alla performance della propria azienda nei prossimi dodici mesi.«stiamo affrontando un periodo complesso ma in questo contesto è importante sottolineare il livello di consapevolezza degli imprenditori italiani, maggiore rispetto a quella registrata in altri Paesi, sulla necessità di trasformare i modelli di business operativi», aggiunge Antonelli.
Nel dettaglio più della metà dei manager (52%) è preoccupato per i cambiamenti geopolitici, in particolare per la frammentazione e l’instabilità dell’economia globale e le restrizioni al commercio internazionale. L’attuale contesto, le conseguenti tensioni commerciali e il manifestarsi del protezionismo in vari mercati, per il 96% dei manager italiani intervistati stanno impattando in maniera rilevante sulla gestione degli investimenti e sull’analisi delle aree geografiche in cui operare.
Nel 2024, secondo le rilevazioni, i manager italiani si impegneranno innanzitutto in una strategia di ripartizione del capitale, per favorire la crescita organica (34%, contro il 25% a livello globale), mantenere una riserva di liquidità per opportunità future o sfide inaspettate (28%, contro il 29% a livello globale), perseguire fusioni e acquisizioni (24%, contro il 26% a livello global). Solo il 14% (contro il 20% a livello globale) degli intervistati ha evidenziato l’intenzione di continuare con azioni volte al riacquisto di azioni proprie o all’erogazione di dividendi per remunerare gli azionisti.
Obiettivi
Infine a proposito di strategie, le aziende italiane, prevedendo una crescita organica e operazioni di
Il 48% degli amministratori delegati si dichiara più ottimista rispetto a inizio anno sulla performance della propria azienda
M&A, puntano in primo luogo a migliorare le proprie capacità tecnologiche e d’innovazione (28%), espandersi in nuovi mercati o aree geografiche (24%), lanciare nuovi prodotti e servizi o migliorare quelli esistenti (18%) perché il 62% degli amministratori delegati italiani considera joint venture e alleanze con partner strategici uno strumento chiave per la crescita. Il 78% dei ceo italiani conferma di voler proseguire, se non accelerare, la trasformazione dei propri modelli operativi e di business.
Progetti che sono finanziati in larga parte con mezzi propri, attraverso iniziative di efficientamento operativo (45%), rifinanziamento del debito esistente (26%), attraendo nuovi capitali (21%). Solo l’8% del campione intervistato intende procedere con la cessione di asset non fondamentali (8%) per ottenere risorse da destinare allo sviluppo di nuovi prodotti o servizi o per iniziative di riposizionamento di mercato.