COMMERCIALISTI PENSIONI PIÙ ALTE PER I GIOVANI
La cassa di categoria premia le nuove generazioni: l’aliquota di calcolo della rendita è superiore di 5 punti rispetto a quella versata. Cresce il giro d’affari degli studi, salito del 10% nel 2022
Nel mondo dei dottori commercialisti, come in altre professioni ordinistiche, esiste un profondo gap generazionale tra giovani e over 50. Una frattura di redditi che si ripercuote sulle retribuzioni previdenziali. È per questo che la cassa dei dottori commercialisti ha varato una riforma che aumenta l’importo delle pensioni degli iscritti, proseguendo così il percorso tracciato dall’ente con la riforma del 2004. Gli obiettivi delle modifiche sono appunto quelli di riequilibrare il sistema in favore delle generazioni più giovani e garantire l’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche. Dopo gli anni della crisi dovuta al credit crunch, la categoria si è spaccata in due e i giovani commercialisti hanno patito la differenza di fatturato generata da un mercato più selettivo e meno premiante per loro. Dalla pandemia in poi i fatturati sono tornati a crescere per tutti ma il «buco» di quegli anni potrebbe farsi sentire nella vita previdenziale dei professionisti. Per questo la cassa di categoria sta mettendo a punto una serie di iniziative di tutela generazionale.
Le misure
Le delibere approvate prevedono l’incremento dell’aliquota di computo rispetto a quella di finanziamento e l’aumento delle pensioni di inabilità e indirette. «L’approvazione di queste misure rappresenta un ulteriore tassello nell’ottica di una maggiore equità intergenerazionale e del rafforzamento delle politiche di welfare. Come ente di previdenza e assistenza, con la riforma del 2004 e il passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo, abbiamo lavorato per garantire un sistema pensionistico sostenibile — afferma Stefano Distilli, presidente della Cassa dottori commercialisti —. Per questo riteniamo che, oltre agli investimenti in welfare strategico a supporto della categoria, è necessario incrementare l’adeguatezza delle future rendite degli iscritti e costruire le basi per la previdenza delle nuove generazioni».
La misura prevede, infatti, che, versando un’aliquota pari o superiore al 22%, all’iscritto sarà riconosciuto un 5% in più di contributo. «Questa modifica — spiega Distilli — ha lo scopo di aumentare l’adeguatezza della futura pensione, stimolando gli iscritti a versare importi sempre maggiori di contributi soggettivi e consolidando il positivo trend di graduale crescita dell’aliquota media. La novità si basa sul rispetto del principio di equità intergenerazionale: infatti, la premialità è riconosciuta in misura piena a coloro che non possono far valere periodi di iscrizione antecedenti alla riforma del 2004 (passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo), mentre è riproporzionata per coloro che vantano periodi nel sistema reddituale presso la cassa antecedenti al 2004».
Il sostegno
Nell’ottica di rafforzare la tutela e il sostegno delle categorie socialmente fragili come gli inabili e i familiari superstiti dei dottori commercialisti, la cassa ha deciso di incrementare la misura minima dei trattamenti pensionistici di inabilità e la base di calcolo delle pensioni indirette adeguando la misura minima riconosciuta dall’attuale 70% al 100% dell’importo minimo di pensione (14.468 euro il valore 2023).
«Stiamo cercando di attivare — spiega il presidente della cassa — tutti i meccanismi utili per sostenere il reddito delle nostre fasce deboli. I dati del 2022 per la categoria sono stati particolarmente positivi: reddito e volume d’affari sono cresciuti di circa il 10%. Questo però non deve farci abbassare la guardia nella tutela previdenziale di chi fa fatica a tenere il passo con la crescita nazionale. A questo si aggiunge la necessità di investire sulla formazione come supporto alla categoria per consentire l’aggiornamento delle competenze al passo con i cambiamenti (dall’intelligenza artificiale alle aggregazioni) che stanno caratterizzando il nostro settore».