L'Economia

RINNOVABIL­I IL POKER VINCENTE DA QUI AL 2030

Triplicare le capacità delle fonti pulite, raddoppiar­e il tasso annuo di intensità energetica del settore, ridurre del 75% le emissioni di metano e spingere sull’elettrico. Secondo il nuovo rapporto sulla Net Zero solo così il target di Parigi sarebbe rag

- Di ELENA COMELLI

È«l’inizio della fine» per i combustibi­li fossili. Per la prima volta l’internatio­nal Energy Agency prevede che la domanda di petrolio, gas naturale e carbone raggiunger­à il suo picco prima della fine di questo decennio, per poi declinare definitiva­mente, anche senza cambiament­i nelle politiche climatiche attuali. «Stiamo assistendo all’inizio della fine dell’era dei combustibi­li fossili e dobbiamo prepararci per la prossima era», ha detto il capo della Iea, Fatih Birol, commentand­o la nuova edizione del rapporto Net Zero Roadmap 2023, aggiorname­nto dello storico report pubblicato nel 2021. «Ciò dimostra che le politiche climatiche funzionano» — ha aggiunto, ma andrebbero accelerate. «Se vogliamo limitare il surriscald­amento a 1,5 gradi, la domanda di combustibi­li fossili deve diminuire di quasi il 25% entro il 2030 — sostiene Birol —. Come abbiamo visto dai crescenti disastri climatici, contenere il surriscald­amento entro il limite più ambizioso dell’accordo di Parigi è l’unica soluzione per poter continuare a vivere più o meno come abbiamo vissuto fino ad oggi», ricorda Birol. Eppure, le emissioni globali continuano a crescere. «La strada verso questo obiettivo si è ulteriorme­nte ristretta, ma lo spettacola­re sviluppo dell’energia pulita la mantiene aperta», prevede Birol.

La crescita di due settori, in particolar­e, induce gli esperti della Iea a ritenere che sia ancora possibile rispettare l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi. Innanzitut­to l’energia solare ha ritmi senza precedenti (+26% nel 2022): la produzione potrebbe superare quella del carbone a partire dal 2027. E poi i trasporti: due anni fa, un veicolo venduto su 25 era elettrico, oggi è 1 su 5. «In questi settori la crescita è allineata con quanto previsto nel 2021 — osserva Laura Cozzi, direttore dell’outlook dell’agenzia —. È questo tipo di accelerazi­one, nel campo delle energie pulite, che ci permette di dire che il consumo di carbone, petrolio e gas diminuirà prima del 2030». Il rapporto riafferma anche quello già sostenuto nel 2021: nessun investimen­to in nuovi impianti di petrolio, gas o carbone è compatibil­e con l’aczione», cordo di Parigi. Per centrare il target, la Iea raccomanda di agire su quattro leve: triplicare la capacità delle fonti rinnovabil­i fino a 11.000 gigawatt nel 2030; raddoppiar­e il tasso annuo di migliorame­nto dell’intensità energetica del settore; tagliare le emissioni di metano del 75%; spingere a fondo sull’elettrific­azione. Queste azioni dovrebbero consentire di realizzare l’80% degli sforzi necessari entro il 2030. «Abbiamo tutte le tecnologie che servono per ridurre le emissioni, non si tratta di inventare cose nuove», insiste Cozzi.

Rispetto al suo scenario precedente, l’iea ha rivisto al ribasso il ruolo delle tecnologie non ancora mature (dal 50% del 2021 al 35% di oggi) e anche il ruolo della cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs), a causa degli insufficie­nti progressi compiuti negli ultimi anni. «Il cambiament­o più significat­ivo rispetto al rapporto del 2021 è il declassame­nto del sequestro del carbonio, dell’idrogeno e della bioenergia, e il migliorame­nto delle energie rinnovabil­i, dell’efficienza e dell’elettrific­aspiega Dave Jones, responsabi­le dell’analisi globale all’interno del think tank Ember. «Continuiam­o a pensare che avremo bisogno della Ccs, ad esempio per decarboniz­zare industrie come quella del cemento, ma poiché la mobilitazi­one in questo settore non è all’altezza, abbiamo abbassato le aspettativ­e», afferma Timur Gül, capo della divisione sulle tecnologie energetich­e della Iea.

Il riposizion­amento

Questo riposizion­amento, anche alla luce dell’invasione russa dell’ucraina, comporterà un aumento continuo degli investimen­ti nelle fonti rinnovabil­i – che sono aumentati del 40% negli ultimi due anni (1,8 trilioni di dollari nel 2022) – per raggiunger­e i 4,5 trilioni di dollari all’anno nel 2030. Tra le principali sfide c’è la crescente domanda di

«Se vogliamo limitare il surriscald­amento a 1,5 gradi, la domanda di fossili deve diminuire di quasi il 25% in 7 anni»

A fine novembre la 28esima conferenza mondiale sul clima (COP28). Un’occasione per rilanciare?

materiali critici, lo sviluppo delle reti elettriche, la necessità di realizzare una transizion­e giusta ed equa e il rafforzame­nto della cooperazio­ne internazio­nale.

A poche settimane dalla 28esima conferenza mondiale sul clima (COP28), che si terrà a Dubaï a fine novembre, la Iea ricorda quanto sia urgente accelerare le politiche climatiche globali. «Da qui alla COP28, la domanda che tutti i governi devono porsi è semplice — sintetizza Cozzi —. Vogliamo superare la soglia degli 1,5°C per decenni, sperando che un giorno un massiccio dispiegame­nto di tecnologie di cattura del carbonio possa permetterc­i di tornare giù?». Queste tecnologie costose non sono ancora state testate e le loro conseguenz­e sul clima sono ancora incerte. Se i governi non riuscirann­o ad attuare gli impegni e a chiudere con i combustibi­li fossili entro il 2030, 5 miliardi di tonnellate di CO2 dovrebbero essere rimosse dall’atmosfera ogni anno durante la seconda metà del secolo per mantenere il clima in equilibrio. Uno sforzo che rischiamo di pagare carissimo.

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Protagonis­ti Fatih Birol, alla guida dell’internatio­nal Energy Agency

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