DRONI, ROBOT, QR CODE AGRICOLTURA 4.0 A 2 MILIARDI ORA SERVONO I TECNICI
Il mercato in Italia è raddoppiato in due anni, dice l’ultimo Osservatorio del Polimi. Le aziende: «I processi produttivi migliorano e si fanno meno errori, ma mancano le competenze». Tre casi
Droni nei campi e co-robot in produzione, sistemi di tracciamento degli alimenti dall’appezzamento al consumatore, adozione di raggi X per selezionare la massima qualità dei prodotti: l’agroalimentare 4.0 è già realtà. Secondo i dati dell’osservatorio smart agrifood del Politecnico di Milano relativi al mercato italiano, il settore è passato dai 100 milioni del 2017 ai 2,1 miliardi di euro del 2022 (+31% dal 2021).
«Un incremento che non si arresta benché il 2022 sia stato caratterizzato dal rialzo dei costi delle materie prime agricole e dell’energia e da condizioni climatiche estreme», spiega Chiara Corbo, la ricercatrice che, con Lucreazia Collu e Cosimo Pacciani, ha condotto l’analisi.
Vantaggi e punti deboli
Il digitale nel food è vincente. Secondo il report Innovazione digitale nell’industria alimentare di luglio 2023, infatti, le imprese della filiera della trasformazione hanno puntato su tecnologia cloud computing (+30% dal 2020) e su Qr code, Rfid e app rivolte al tracciamento degli alimenti e alla comunicazione con i consumatori. Più la timida adozione di soluzioni complesse come blockchain, intelligenza artificiale e realtà virtuale. Tra i motivi della digitalizzazione c’è il miglioramento dei processi produttivi (64% del campione), poi la riduzione degli errori e la standardizzazione delle produzioni (38%), la gestione delle scorte (26%), la sostenibilità ambientale e sociale (15%). Tra le criticità ci sono i costi, al primo posto per metà delle aziende intervistate (erano il 71% nel 2021); la mancanza di competenze (24% dal 38%); l’adattabilità della tecnologia alla specificità del settore (15% dal 37%). «Un campo dove queste soluzioni trovano più applicazione è la logistica — dice Corbo — . Significa migliore gestione della catena del freddo e riduzione di tempi e percorsi, con vantaggi ambientali». Qualche esempio.
Logistica e tracciabilità
Si muove nel campo della tracciabilità Genuine Way, startup creata a Lugano nel 2019 da Walfredo della Gherardesca (già fondatore dell’ecommerce alimentare Lorenzo Vinci), dallo sviluppatore Luca Nardelli e da Amelia Bassini, chief operating officer. Che dichiara: «L’idea era applicare la blockchain per tracciare e certificare la filiera delle piccole e medie imprese agroalimentari. Eravamo convinti che le piccole aziende avessero più difficoltà delle grandi nel raccontare la propria eccellenza. Teniamo traccia e certifichiamo ogni passaggio che diventa controllabile dall’utente attraverso un Qr code sul prodotto». Alla soluzione si sono interessanti anche i marchi del sistema moda e le grandi aziende che stanno sperimentando la tecnologia per alcune filiere di prodotto. Il fatturato 2022 della Genuine Way è stato di 180 mila euro ed è previsto quasi raddoppiare nel 2023. Il primo miglio della logistica è, invece, l’obiettivo di Legur, fondata da Damiano Frosi, Filippo Renga, Maria Pavesi, Daniele Marazzi e Stefano Capoferri. «Abbiamo notato — spiega Frosi che è anche direttore dell’osservatorio contract logistics della School of management del Polimi — che, anche nelle multinazionali, la logistica “in uscita” è molto strutturata, quella “in entrata” no. Lyma (Legur yard management app) gestisce gli ingressi e il piazzale di carico e scarico in modo da razionalizzare le attese, evitare code fuori dagli stabilimenti e aumentare la sicurezza degli autisti». In pratica l’app monitora le spedizioni partite dai campi, le geolocalizza e, in base ai dati raccolti, organizza il ricevimento della merce. Legur dichiara di aver generato il primo utile nel 2021 e di avere avuto una crescita dei ricavi di circa l’80% nel 2022.
Feelera è invece una società benefit nata nel 2020 da un’idea di Gianluca Mazza (ceo) e Giorgio Marini (cto). La sua piattaforma permette a ogni azienda della filiera di condividere passo a passo le informazioni sulla produzione e il suo impatto ambientale e costruisce in tempo reale il flusso produttivo, dalla materia prima al prodotto. L’insieme dei dati raccolti racconta la storia di ogni singolo pezzo, è il suo passaporto digitale. «Dice Mazza: «L’obiettivo è proseguire nel programma di ricerca e sviluppo, in particolare nell’intelligenza artificiale applicata alle filiere anche grazie al finanziamento Smart&start di Invitalia».
Il futuro? «Stiamo progettando un algoritmo di intelligenza artificiale che assegni una valutazione di sostenibilità e comunichi l’impatto complessivo che più aziende in rete tra loro hanno sul pianeta e sulla società».
La piattaforma di Feelera dà il «passaporto digitale» a ogni singolo pezzo, Genuine Way usa la blockchain per certificare i passaggi delle piccole imprese