Il Made in Italy va realizzato, celebrarlo non basta
Non dice niente, ai responsabili della politica industriale italiana, il fatto che il presidente degli Stati Uniti vada ad esprimere la propria solidarietà ai lavoratori dell’automobile rappresentati dal sindacato Uaw, che chiedono ai big Stellantis, Gm e Ford di redistribuire parte dei profitti in aumenti salariali? Eppure qualcosa dovrebbe dire, soprattutto all’unico Paese dove i salari da vent’anni non crescono. Due brevi riflessioni. La prima è l’esigenza di una politica industriale avanzata nel settore simbolo delle trasformazioni in corso. Perché nell’automotive, dopo le fasi storiche del taylorismo e del toyotismo, sta cambiando di nuovo tutto: i processi produttivi, l’intensità della digitalizzazione, il valore del prodotto, lo stesso concetto di proprietà del veicolo. Come reagisce l’italia, dove l’industria dell’auto ha una posizione cruciale? Al momento il nostro Paese è fuori dal grande gioco delle batterie per l’auto elettrica e annovera poche aziende come la Texa che in Veneto inizia a produrre centraline elettroniche di controllo e motori elettrici per Lamborghini e per altre supercar. Per ora questi temi non sono al centro della nostra politica industriale. La seconda riflessione è ancora più amara. Secondo alcuni sembra quasi che la priorità delle aziende sia liberarsi della manodopera e la priorità della politica sia dare sussistenza e favorire l’uscita «volontaria» dei lavoratori dalle fabbriche. Eppure i molti esempi di successo
(spesso raccontati da L’economia) dimostrano che la transizione si fa con le persone, non senza di loro. Ma le persone devono essere aggiornate e formate. Perciò la sfida oggi è lanciare un grande piano di riqualificazione professionale che dia a tutto il sistema Italia le competenze utili. Lo ripetiamo, gli esempi di successo sono davanti a noi: dalle scuole d’azienda eccellenti ai migliori Its. Perché non mettiamo in rete le cose che funzionano? Perché non rendiamo disponibili a tutti le esperienze di alcuni? Il made in Italy va realizzato, celebrarlo non basta.