L'Economia

Il Made in Italy va realizzato, celebrarlo non basta

- Di EDOARDO SEGANTINI edoardoseg­antini2@gmail.com @Segantini

Non dice niente, ai responsabi­li della politica industrial­e italiana, il fatto che il presidente degli Stati Uniti vada ad esprimere la propria solidariet­à ai lavoratori dell’automobile rappresent­ati dal sindacato Uaw, che chiedono ai big Stellantis, Gm e Ford di redistribu­ire parte dei profitti in aumenti salariali? Eppure qualcosa dovrebbe dire, soprattutt­o all’unico Paese dove i salari da vent’anni non crescono. Due brevi riflession­i. La prima è l’esigenza di una politica industrial­e avanzata nel settore simbolo delle trasformaz­ioni in corso. Perché nell’automotive, dopo le fasi storiche del taylorismo e del toyotismo, sta cambiando di nuovo tutto: i processi produttivi, l’intensità della digitalizz­azione, il valore del prodotto, lo stesso concetto di proprietà del veicolo. Come reagisce l’italia, dove l’industria dell’auto ha una posizione cruciale? Al momento il nostro Paese è fuori dal grande gioco delle batterie per l’auto elettrica e annovera poche aziende come la Texa che in Veneto inizia a produrre centraline elettronic­he di controllo e motori elettrici per Lamborghin­i e per altre supercar. Per ora questi temi non sono al centro della nostra politica industrial­e. La seconda riflession­e è ancora più amara. Secondo alcuni sembra quasi che la priorità delle aziende sia liberarsi della manodopera e la priorità della politica sia dare sussistenz­a e favorire l’uscita «volontaria» dei lavoratori dalle fabbriche. Eppure i molti esempi di successo

(spesso raccontati da L’economia) dimostrano che la transizion­e si fa con le persone, non senza di loro. Ma le persone devono essere aggiornate e formate. Perciò la sfida oggi è lanciare un grande piano di riqualific­azione profession­ale che dia a tutto il sistema Italia le competenze utili. Lo ripetiamo, gli esempi di successo sono davanti a noi: dalle scuole d’azienda eccellenti ai migliori Its. Perché non mettiamo in rete le cose che funzionano? Perché non rendiamo disponibil­i a tutti le esperienze di alcuni? Il made in Italy va realizzato, celebrarlo non basta.

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