Come a Wall Street Le azioni italiane con il ritmo americano
A New York i Magnifici sette sono i titoli tecnologici che hanno guadagnato oltre tre volte L’S&P500. Ecco chi in Piazza Affari ha dimostrato di saper correre con lo stesso passo, da Unicredit a Iveco, da Leonardo ad Altea Gp
Apple, Amazon, Google, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla rappresentano quasi il 50% della capitalizzazione totale di Borsa
I«Magnifici Sette» sono i sette titoli big tech che stanno trascinando da circa 1 anno il mercato azionistico americano verso l’alto. Apple, Amazon, Google, Meta, Microsoft, Nvidia, Tesla, insieme hanno guadagnato più di tre volte l’indice principale ovvero L’S&P500, più di 8,5 volte gli altri 493 titoli quotati e sono arrivate a rappresentare quasi il 50% dell’intera capitalizzazione di Borsa. Una posizione «dominante» che lo scorso mese di luglio ha costretto l’autorità di governo del mercato a un ribilanciamento «speciale» per proteggere l’integrità dell’indice Nasdaq.
L’ultimo ribilanciamento speciale fu fatto nel 2011, e bisogna arrivare addirittura al 1998 per trovarne un altro. Numeri record, che non hanno pari anche nel resto del mondo. Un’euforia alimentata dalla fiducia degli investitori nei confronti dell’intelligenza artificiale, che vede coinvolti i «magnifici» a vari livelli, ed ha inizialmente spinto questi titoli al rialzo.
Che Nvidia
La più esposta in assoluto è Nvidia, +200% di rialzo da inizio anno, che pochi giorni fa è finita sotto indagine della Unione Europea per la sua posizione dominante nel mercato dei chip per l’intelligenza artificiale. Ma dopo Jackson Hole, ovvero il simposio annuale dei banchieri mondiali, dove è stato confermato che i tassi resteranno più alti più a lungo, gli operatori hanno iniziato a considerare «tirate» certe valutazioni e che i tech dovranno affrontare la sfida aggiuntiva di un contesto di recessione economica, seppure lieve.
Questo almeno sino alla metà di novembre quando le banche centrali di Stati Uniti ed Unione Europea, si riuniranno per decidere nuovamente sulla politica monetaria. Uno scenario a cui non è immune neanche Piazza Affari. Quarto listino del mondo per performance da inizio anno, che può vantare società con performance che si avvicinano a quelle dei big tech statunitensi. Ma in questo caso l’intelligenza artificiale centra poco. Sono altre le ragioni che hanno spinto al rialzo. L’economia del Corriere della Sera ha scelto di mettere a confronto i campioni statunitensi con quelli italiani, che sono stati selezionati all’interno dell’indice Ftse Mib, il segmento Star e l’euronext Growth Milan, ovvero il mercato delle Pmi ad alto potenziale di crescita. I risultati sono riportati nella tabella a fianco.
Il confronto è ovviamente sfidante per le società italiane. Solo Meta, vale 10 volte, l’intera capitalizzazione dei magnifici di Piazza Affari. Ma al netto del «peso», che in Borsa ha la sua rilevanza, in termini di performance il gap si riduce molto. Con una grande differenza, i titoli italiani sono molto più diversificati e meno esposti delle società tech statunitensi ai movimenti dei tassi di interesse. Con l’eccezione di Unicredit, i profitti record hanno beneficiato molto positivamente della politica monetaria restrittiva della Bce, gli altri hanno un profilo di rischio basso, e si potrebbero definire quasi delle value stock, ovvero la categoria privilegiata nelle fasi di incertezza. È questo il caso di Leonardo, che complice il conflitto geopolitico, è poco esposta alla ciclicità e beneficia anche del flusso di notizie legato agli sviluppi bellici.
Radar accesi
A Milano le dimensioni delle società quotate sono diverse, ma non manca chi da gennaio 2023 è cresciuta del 120 per cento
Lo ha spiegato bene Banca Akros che ha confermato il rating Buy e il prezzo obiettivo di 16 euro in scia alle notizie provenienti dal Bundestag tedesco, che ha approvato l’installazione di nuovi dispositivi radar prodotti da Hensoldt, azienda di cui Leonardo detiene il 25,1%.
Tra le Mid Cap il titolo più brillante è Sogefi, società attiva nella produzione di componenti per l’industria automobilistica. Da inizio anno guadagna oltre il 60% sui massimi pre pandemia. Il titolo piace agli analisti di Intesa Sanpaolo che hanno alzato da 1,23 a 1,46 euro il prezzo obiettivo confermando la raccomandazione Hold. Una decisione che tiene conto del trend dei volumi più forte delle attese e il solido andamento dei prezzi emersi dai conti del secondo trimestre del gruppo. Tra le small cap a mettersi in luce è invece una società ad alto potenziale di crescita. In questo caso però il trend che stanno cavalcando gli analisti è quello delle fonti rinnovabili di energia. Altea Green Power, ha appena fatto segnare un nuovo massimo storico realizzando una performance del 114% negli ultimi dodici mesi e del 50% negli ultimi sei. Il risultato di una crescita che nel corso dell’ultimo semestre è stata tumultuosa con margini e utile netto in aumento a tre cifre. Sul titolo gli analisti di Intesa Sanpaolo e Integrae sim hanno una raccomandazione Buy, con un target medio superiore ai 6 euro.