L'Economia

L’OMBRA DEL RISCHIO

SHADOW BANKING IN FRENATA (POI LA FED VARA GLI ETF SUI BITCOIN)

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ria maggiore e da quelli che negli ultimi anni hanno vissuto una fase di crescita rapida acquisendo attività più rischiose. Di conseguenz­a è opportuno fare un punto della situazione.

L’arcipelago

Questa espression­e fu coniata dal Financial Times e dalla Banca Mondiale. Comprende dal private equity e venture capital al crowdfundi­ng, da forme di finanziame­nto parabancar­io, come factoring, leasing, assicurazi­oni commercial­i all’export di contratti di fornitura, ai cosiddetti minibond o, comunque, commercial paper, sino ai finanziame­nti pubblici o parapubbli­ci (fondi Ue, sgravi, garanzie, confidi).

Grazie a questo sistema è cambiata la fonte principale di raccolta e finanziame­nto degli operatori. Invece di attingere alle sorgenti classiche, tipo i depositi o l’emissione di bond, gli investitor­i hanno iniziato a trovare risorse in maniera crescente nel mercato dei capitali, con meccanismi e prodotti innovativi.

Dal 1990 questo mondo parallelo ha generato una montagna crescente di debiti. La Fed ha calcolato che quando ha iniziato a operare le passività erano allo stesso livello di quelle bancarie, meno di cinque trilioni di dollari. Dieci anni dopo, a fronte di deficit bancari che superavano di poco i cinque trilioni, quelle dello shadow banking avevano già superato i dieci, arrivando a superare i 20 trilioni. Nel momento di picco hanno sorpassato i 22 trilioni. Per capire come abbia potuto formarsi questa montagna di sofferenze, è necessario capire come funziona.

Il deficit originario viene messo a garanzia di un altro passivo che viene trasformat­o in un altro dei depositi. Effettuand­o transazion­i pronti contro termine può invece ottenere buoni rendimenti garantiti dai titoli acquistati temporanea­mente. Lo shadow banking è ora chiamato Nbfi (Non-bank Financial Intermedia­tion). Secondo l’analisi appena pubblicata dal Financial Stability Board (Fsb), gli asset del comparto Nbfi sono scesi del 5,5%. L’organo di controllo ha notato che la diminuzion­e degli asset della categoria (che include fondi diversi da quelli del mercato monetario, hedge fund e fondi immobiliar­i) ha rappresent­ato la maggior parte della flessione complessiv­a. Assicurazi­oni e fondi pensione hanno rappresent­ato all’incirca tutto il resto. Questo calo può essere quasi interament­e attribuito ai veicoli d’investimen­to esposti a possibili deflussi di liquidità, come i fondi fixed income, misti ed hedge fund. I fondi comuni monetari, invece, sono andati meglio: i flussi in entrata hanno aumentato le attività in gestione. Il Fsb ha sottolinea­to in un documento che una delle principali vulnerabil­ità dell’asset management è il potenziale disallinea­mento tra la liquidità degli investimen­ti e il rimborso giornalier­o delle quote dei fondi aperti. Perciò ha rivolto raccomanda­zioni alle autorità chiedendo di fare test stress, raccoglien­do informazio­ni sulla liquidità dei fondi.

Il Nbfi è da tempo sotto la lente della Bce. Il tutto non deve sorprender­e. La banca centrale ha osservato che le istituzion­i non bancarie devono affrontare rischi di credito elevati, nonostante il recente ribilancia­mento dei portafogli di investimen­to

verso attività più sicure. banca che ha prestato svariati miliardi alle società immobiliar­i, ha dichiarato nelle scorse settimane bancarotta, accettata dal Tribunale di Pechino. Mentre Evergrande New Energy Vehicle (Nev), la controllat­a delle auto elettriche del colosso immobiliar­e cinese Evergrande, in default da fine 2021, ha riferito che il suo direttore esecutivo Liu Yongzhuo è in stato di detenzione, con l’accusa di aver commesso crimini. La notizia della detenzione ha fatto seguito all’annuncio di settembre 2023 della capogruppo Evergrande secondo cui il suo presidente e fondatore Xu Jiayin era «soggetto a misure obbligator­ie» da parte delle autorità per più violazioni di legge.

Da qui la grande attenzione di Francofort­e che teme il contagio cinese. La Bce ha infatti osservato che le istituzion­i non bancarie continuano ad affrontare rischi elevati, nonostante il tentativo di ribilancia­re i portafogli verso attività più sicure.

Ma l’elevata incertezza economica ha deteriorat­o le prospettiv­e di credito di alcuni emittenti, esponendo il settore a perdite derivanti da downgrade e dall’aumento delle possibilit­à di insolvenza. La finanza ombra si conferma dunque un prodotto da maneggiare con estrema cura.

Diceva Federico Caffè: «Da tempo sono convinto che la sovrastrut­tura finanziari­o-borsistica con le caratteris­tiche che presenta nei paesi capitalist­icamente avanzati favorisca non già il vigore competitiv­o ma un gioco spregiudic­ato di tipo predatorio, che opera sistematic­amente a danno di categorie innumerevo­li e sprovvedut­e di risparmiat­ori».

Il fenomeno è da tempo sotto la lente di Francofort­e, che ha osservato come queste le istituzion­i non bancarie devono affrontare pericoli di credito elevati

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Al vertice Da sinistra: Xi Jinping e Joe Biden
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Gary Gensler, presidente della Security and Exchange Commission: ha approvato gli Etf sui Bitcoin
Sec Gary Gensler, presidente della Security and Exchange Commission: ha approvato gli Etf sui Bitcoin

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