L'Economia

L’IMPENNATA DEL PRIVATE LABEL AL SUPERMARKE­T C’È PIÙ ETICHETTA

- di ANDREA SALVADORI

Con l’inflazione alta, le marche del distributo­re coprono ormai un terzo delle vendite complessiv­e. Prezzi più bassi, qualità in aumento e spazi di crescita in settori poco presidiati. Sotto le Due Torri focus sulle prospettiv­e del comparto

Il bilancio 2023 del private label, la marca del distributo­re, si è chiuso in positivo. Il giro d’affari , consideran­do la grande distribuzi­one organizzat­a classica (ed escludendo i discount), ha raggiunto i 13,2 miliardi: un incremento delle vendite superiore al 15% e una quota di mercato salita al 22,2%. La crescita a valore, nota la società di ricerche Circana per l’osservator­io Marca by Bolognafie­re, è stata sostenuta anche in termini reali con volumi in aumento del 4,7%, in controtend­enza rispetto alla contrazion­e dell’1,4% registrata da tutto il mercato del largo consumo confeziona­to. Secondo l’analisi «Marca del Distributo­re e Made in Italy: il ruolo della Distribuzi­one Moderna», realizzata da The European House Ambrosetti per Associazio­ne distribuzi­one moderna in occasione del convegno inaugurale di Marca by Bolognafie­re 2024 (l’evento di Bolognafie­re in programma il 16 e 17 gennaio), se si consideran­o anche i discount e l’online il fatturato delle private label raggiunge i 25,4 miliardi: è il 31,5%, quasi un terzo, del giro d’affari della distribuzi­one moderna in Italia (nel 2019 era al 28,3%), con 332 milioni di nuovi ricavi nel 2023.

Tutto questo a fronte di una flessione dei volumi per il retail alimentare superiore al miliardo. «I tassi elevati d’inflazione hanno concesso maggiore visibilità alle private label grazie al loro posizionam­ento di prezzo inferiore rispetto ai prodotti dell’industria di marca — spiega Angelo Massaro, amministra­tore delegato di Circana —. La loro affermazio­ne però è anche collegabil­e a una svolta. Il settore sta adottando un approccio più maturo e strategico, che gli permette di adattarsi più velocement­e ai cambiament­i del mercato. La marca del distributo­re è sempre più in grado di rispondere con successo alle mutevoli esigenze dei consumator­i. Nel prossimo futuro prevediamo un ulteriore rafforzame­nto della crescita di questi prodotti, in termini di offerta e di quote di mercato».

Il divario

Anche gli investimen­ti sui prodotti a marchio privato da parte degli attori della grande distribuzi­one aumentano, tanto che lo scorso anno la quota assortimen­tale è salita di 0,7 punti rispetto al 2022 raggiungen­do il 16,6%. Analizzand­o le singole categorie, la crescita è condivisa da tutti i principali segmenti alla luce di un generalizz­ato aumento dei volumi di vendita. «Le performanc­e sono particolar­mente positive per il freddo, che guadagna 2,7 punti di quota di mercato, per la cura persona (+2,1%), la cura casa (+1,8%) e il fresco (+1,6%) — prosegue Massaro —. I segmenti di offerta a primo prezzo guidano la crescita a valore mentre lo sviluppo delle linee di alta gamma frena, a eccezione del funzionale (+15,3%)»

Benché i numeri siano positivi, all’italia resta ancora da colmare il divario con il resto d’europa. Il migliorame­nto del posizionam­ento competitiv­o della marca del distributo­re, infatti, è un fenomeno che accomuna i principali Paesi europei. Consideran­do il totale omnicanale, nei primi sei mercati per giro di affari (Gran Bretagna, Germania, Spagna, Francia, Italia, Olanda) la quota media è del 38,8%, più alta di quella del nostro Paese. «Questo indica un ulteriore spazio di crescita in Italia, anche perché a livello merceologi­co a fronte del buoni risultati ottenuti in alcuni settori, altri sono meno saturi e potrebbero offrire nuove occasioni di sviluppo», dice il ceo di Circana.

Nel nostro Paese la marca del distributo­re è presidiata dai principali gruppi italiani della Gdo in un mercato che è ancora molto concentrat­o. «Tuttavia, osserviamo che anche molti

Nella Gdo classica il giro d’affari 2023 è salito del 15% a più di 13 miliardi Con i discount e l’online si toccano i 25,4 miliardi

Massaro (Circana): «I risultati migliori sono quelli del freddo, +2,7% di quota di mercato Poi cura della persona, della casa e il fresco»

altri retailer hanno deciso di sviluppare linee di prodotto a marchio proprio — dice Massaro —. A livello geografico, il suo posizionam­ento competitiv­o cambia invece da territorio a territorio: è più spiccato al Nord, a eccezione di Veneto e Lombardia, e in alcune regioni del Centro, come Emiliaroma­gna e Toscana, mentre è ancora debole al Sud, sebbene in aumento: la distribuzi­one qui è più frammentat­a e la quota discount più importante rispetto alla media nazionale».

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