Tassi, sussidi, prezzi a sconto: la Cina è pronta alla rimonta
C’è grande fermento nelle Borse orientali. Mentre India (+18% il Bse Sensex Index nel 2023) e Taiwan (+24,87%) corrono e fanno concorrenza a Wall Street, James Cook, investment specialist nel team Asia ex-japan di Federated Hermes, guarda alle altre piazze asiatiche oggi trascurate e che potrebbero rappresentare un’opportunità d’investimento ancor più di Nuova Delhi e Taipei. E in cima alle preferenze di Cook c’è la Cina, che in un 2023 di rendimenti positivi (a doppia cifra) per le principali piazze finanziarie internazionali ha fatto registrare un calo del 3,7% (performance dello Shanghai Composite Index). «Siamo investitori contrarian, con un approccio bottom-up (basato sulla selezione dei singoli titoli, ndr), per cui non deve sorprendere che la Cina sia oggi il mercato in cui vediamo le maggiori opportunità — spiega il manager —. Certo, da un punto di vista macro, e considerando la stabilità del governo e lo slancio delle riforme, anche l’india ci piace. Ma se andiamo a guardare le valutazioni il quadro cambia radicalmente, con il listino di Mumbai in termini di multipli è più caro rispetto all’s&p500».
Trovare occasioni d’acquisto oggi in India, quindi, non è facile, «tant’è che in portafoglio abbiamo una sola società locale. In generale, sul mercato di Mumbai ci sono aziende, come Reliance Industries, di qualità sì superiore, ma valutate 30-35 volte gli utili, e nel settore dei consumi privati ci sono società quotate addirittura 60 volte i profitti — prosegue Cook —. In Cina, ma anche in Corea, invece, possiamo trovare maggiori opportunità, con valutazioni più attraenti». Il rallentamento della crescita, la delusione dei consumi dopo la riapertura, le sfide del deleveraging e la crisi del settore immobiliare sono tutti fattori che hanno pesato sulla performance del mercato cinese nel 2023. «Il sentiment su Pechino è diventato super ribassista e questo si riflette nelle valutazioni oggi a sconto del mercato — argomenta Cook —. L’indice Hang Seng (della Borsa di Hong Kong, ndr) scambia addirittura a un multiplo di sette volte e mezzo gli utili. Hong Kong è sempre stato uno dei mercati più economici, ma oggi si trova su livelli che non si vedevano dal 1993. Tutti sono concentrati sulle cose che stanno andando male in Cina, ma nessuno guarda a quelle che Pechino sta facendo di buono. È il caso, per esempio, dell’importante sostengo che, in termini di politica monetaria e fiscale, le istituzioni stanno offrendo al tessuto economico e in particolare al mercato immobiliare».
Da investitore contrarian, poi, l’esperto di Federated Hermes fa notare come le valutazioni delle società cinesi stiano scendendo nonostante risultati trimestrale superiori alle attese e utili in crescita anche del 16% anno su anno: «trip.com, per esempio, una delle più grandi piattaforme di viaggi online, è scesa in Borsa sul finire del 2023 nonostante avesse riportato un trimestre da record (dal picco di 330 dollari di Hong Kong del 4 settembre 2023 il titolo è arrivato a perdere fino al 20%, per poi recuperare un po’ del terreno perduto nei primi giorni di quest’anno, ndr) — racconta il manager —. È come se il mercato fosse convinto che i cinesi non viaggeranno più. Ma non sarà così. Anzi, all’orizzonte vediamo un enorme potenziale di crescita dei viaggi, che non sono ancora tornati sui livelli pre-covid. Insomma, il mercato cinese ci sembra molto interessante dal punto di vista della valutazione e degli utili, e non solo per il prossimo anno».
Inoltre, a sostegno di Pechino, e di tutto il continente asiatico, c’è anche la prospettiva di una riduzione dei tassi di interesse, almeno da parte della Fed, che potrebbe cominciare a cambiare indirizzo di politica monetaria già da marzo 2024. «Ne seguirà una discesa dei rendimenti, che già stiamo vedendo sul mercato, e un indebolimento del dollaro che saranno positivi per l’asia e più in particolare per gli asset a maggior rischio», conclude Cook.