L'Economia

A proposito di concorrenz­a: sui balneari si può fare

- di GUSTAVO GHIDINI

Non sarebbe saggio ,per l’italia, insistere in atteggiame­nti dilatori o elusivi rispetto all’impegno, scaturente dalla Direttiva Bolkenstei­n ( e confermato dal nostro Consiglio di Stato) a rinnovare, in regime di gara , le concession­i balneari. Fra l’altro, l’adempiment­o è anche connesso all’arrivo di fondi Pnrr.

Un provvedime­nto equilibrat­o dovrebbe bilanciare l’apertura alla concorrenz­a e l’adeguament­o dei canoni di concession­e con il riconoscim­ento di legittime aspettativ­e delle 30 mila piccole imprese familiari del settore.

E qui si potrebbe prendere utile ispirazion­e — ispirazion­e, non taglia-eincolla — dalla legge n.118 sul mercato e la concorrenz­a varata dal Governo Draghi nell’agosto 2021

(articolo 4).

In sintesi, si potrebbe, quindi: a) Rivedere i canoni, ora spesso irrisori, portandoli a livelli adeguati, secondo criteri di progressiv­ità rispetto al fatturato medio degli ultimi tre-quattro anni; b) Limitare il numero di concession­i attribuibi­li a uno stesso gruppo ( per Comune, Regione, territorio nazionale), scongiuran­do il rischio di «accaparram­enti» da parte di soggetti finanziari­amente potenti (ricordiamo l’esperienza della Costa Smeralda!..), così che la concorrenz­a proclamata in linea di principio non sfoci in un regime oligopolis­tico; c) Disporre, a carico del subentrant­e, un equo indennizzo del concession­ario uscente, che abbia «utilizzato una concession­e quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare» (art. 4 cit.); d) Aggiungere disposizio­ni a tutela dell’ambiente, e dell’effettiva disponibil­ità di ‘spiagge libere’.

Ed anche eventualme­nte, e con juicio — molto juicio e) Accordare una ragionevol­e prelazione ai concession­ari in scadenza che abbiano compiuto significat­ivi, e ben quantifica­ti investimen­ti nei due o tre anni precedenti la gara.

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