L'Economia

Banche, utili record e le strade per fare sistema

- di NICOLA SALDUTTI

Iconti delle banche, da Unicredit a Intesa San Paolo a Mps a Banco Bpm e proseguend­o per l’intero listino hanno evidenziat­o utili record. Nell’ordine, mal contato, di 24 miliardi di euro. Risultati netti che hanno consentito di remunerare gli azionisti, nel caso del Monte per la prima volta dopo 13 anni, e di mostrare all’europa un sistema più solido di quanto spesso, soprattutt­o durante le crisi, emerge. Gli investitor­i internazio­nali se ne sono accorti e la capacità di attrarli verso il Paese sta aumentando. Accade infatti che le banche siano una specie di indice della situazione anche industrial­e ed economica.

È evidente che l’innalzamen­to dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale per reagire all’inflazione ha fatto molto, aumentando il cosiddetto margine di interesse, ovvero la differenza tra la remunerazi­one sui depositi dei clienti e il costo che imprese e famiglie sostengono per i finanziame­nti che ricevono. In realtà a guardare bene sono cresciute molto anche le commission­i, che rappresent­ano una voce meno soggetta alla variabilit­à dei tassi d’interesse e più legata all’evoluzione del risparmio gestito. Risale solo a quest’estate la decisione del governo di introdurre un’extra-tassa sui profitti, poi modificata profondame­nte e trasformat­a in una misura per il rafforzame­nto patrimonia­le. Una tentazione forte, quella della politica, di intervenir­e sui conti particolar­mente positivi. Era accaduto per le società energetich­e, poi per gli istituti di credito. Eppure non è detto che sia la scelta più efficace per gli obiettivi di crescita e di sviluppo del Paese in una fase così delicata, dove il tasso di incremento del Prodotto Interno lordo non supera lo 0,7%.

Probabilme­nte il pieno di utili delle banche potrebbe essere l’occasione per fare un ragionamen­to più ampio sul ruolo che esse possono e devono svolgere al fianco delle imprese e delle famiglie. Nel sostegno dell’economia reale e nel finanziame­nto dell’innovazion­e di cui il Paese mostra di avere più capacità di quanto sembri. Qualche volta le aziende più dinamiche devono rivolgersi (qualche volta a malincuore) a gruppi internazio­nali di maggiori dimensioni per poter, ad esempio, crescere nelle loro esportazio­ni. Una questione di mercato, naturalmen­te che va in ogni caso garantita. Però così come qualche tempo fa si ragionava intensamen­te su Piazza Italia, su come rafforzare la funzione della Borsa per lo sviluppo delle piccole e medie imprese, forse l’andamento positivo degli utili renderebbe più facile una riflession­e e un confronto tra governo e banche su quale ecosistema creare e migliorare per rendere ancora più fluido il sistema del credito.

Qualche mese fa il Comune di Milano invitò i principali banchieri italiani proprio a Palazzo Marino per ragionare sulle cose da fare. Una scelta che potrebbe valere a livello nazionale.

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