Banche, utili record e le strade per fare sistema
Iconti delle banche, da Unicredit a Intesa San Paolo a Mps a Banco Bpm e proseguendo per l’intero listino hanno evidenziato utili record. Nell’ordine, mal contato, di 24 miliardi di euro. Risultati netti che hanno consentito di remunerare gli azionisti, nel caso del Monte per la prima volta dopo 13 anni, e di mostrare all’europa un sistema più solido di quanto spesso, soprattutto durante le crisi, emerge. Gli investitori internazionali se ne sono accorti e la capacità di attrarli verso il Paese sta aumentando. Accade infatti che le banche siano una specie di indice della situazione anche industriale ed economica.
È evidente che l’innalzamento dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale per reagire all’inflazione ha fatto molto, aumentando il cosiddetto margine di interesse, ovvero la differenza tra la remunerazione sui depositi dei clienti e il costo che imprese e famiglie sostengono per i finanziamenti che ricevono. In realtà a guardare bene sono cresciute molto anche le commissioni, che rappresentano una voce meno soggetta alla variabilità dei tassi d’interesse e più legata all’evoluzione del risparmio gestito. Risale solo a quest’estate la decisione del governo di introdurre un’extra-tassa sui profitti, poi modificata profondamente e trasformata in una misura per il rafforzamento patrimoniale. Una tentazione forte, quella della politica, di intervenire sui conti particolarmente positivi. Era accaduto per le società energetiche, poi per gli istituti di credito. Eppure non è detto che sia la scelta più efficace per gli obiettivi di crescita e di sviluppo del Paese in una fase così delicata, dove il tasso di incremento del Prodotto Interno lordo non supera lo 0,7%.
Probabilmente il pieno di utili delle banche potrebbe essere l’occasione per fare un ragionamento più ampio sul ruolo che esse possono e devono svolgere al fianco delle imprese e delle famiglie. Nel sostegno dell’economia reale e nel finanziamento dell’innovazione di cui il Paese mostra di avere più capacità di quanto sembri. Qualche volta le aziende più dinamiche devono rivolgersi (qualche volta a malincuore) a gruppi internazionali di maggiori dimensioni per poter, ad esempio, crescere nelle loro esportazioni. Una questione di mercato, naturalmente che va in ogni caso garantita. Però così come qualche tempo fa si ragionava intensamente su Piazza Italia, su come rafforzare la funzione della Borsa per lo sviluppo delle piccole e medie imprese, forse l’andamento positivo degli utili renderebbe più facile una riflessione e un confronto tra governo e banche su quale ecosistema creare e migliorare per rendere ancora più fluido il sistema del credito.
Qualche mese fa il Comune di Milano invitò i principali banchieri italiani proprio a Palazzo Marino per ragionare sulle cose da fare. Una scelta che potrebbe valere a livello nazionale.