L'Economia

SANITÀ, CLIMA, RICERCA L’AI CI DÀ UN VANTAGGIO

- di DANIELE MANCA e ROBERTO VIOLA

Per essere competitiv­i le grandi aziende europee devono fare gioco di squadra con startup, università e centri di supercalco­lo. Tra i campi in cui l’intelligen­za artificial­e generativa può portare più benefici c’è l’analisi del genoma umano

L’intelligen­za artificial­e generativa è in grado di fare tante cose. Alcune, innegabilm­ente, possono essere davvero pericolose. Durante le primarie nel New Hampshire, usando degli audio di Joe Biden, è stato diffuso in Rete un invito agli elettori di quello Stato a starsene a casa e non andare a votare. Immagini false e sconvenien­ti di personaggi più o meno famosi circolano in rete. Negli Stati Uniti o nel Regno Unito si stanno chiedendo cosa fare per arginare questo fenomeno. Come noto, l’europa ha varato per prima al mondo le regole racchiuse nell’ai Act, che obbliga le aziende che sviluppano Ai generativa a identifica­re chiarament­e i contenuti generati (wartermark­ing).

È importante tramite le regole prevenire i rischi dell’ai per promuovern­e l’adozione. Una narrativa troppo incline a evidenziar­e i pericoli, e molto poco le opportunit­à, rischia di farci perdere l’occasione come Europa e come Italia di fare un salto competitiv­o che ci metta al pari, se non davanti, ad altre aree del mondo. Con un doppio binario basato su buona regolazion­e e promozione dell’innovazion­e si vuole fare in modo che questa svolta tecnologic­a possa vedere l’europa protagonis­ta, di nuovo, sia dal punto di vista normativo, sia dal punto di vista di mercato. E cioè con società e aziende nate sul nostro territorio che possano dire la loro nella competizio­ne globale. A questo proposito, si deve prima fare un passo indietro. O meglio, focalizzar­si su alcuni elementi chiave che caratteriz­zano questa nuova tecnologia: l’ai generativa. Elementi come l’imitazione e la generazion­e. L’uomo è da sempre un grande imitatore della natura. La osserva affascinat­o e la sua forza è stata quella di comprender­ne le regole: questo spiega intuiziote ni come replicare il fuoco o la ruota. Eppure, la più grande sfida per l’umanità è sempre stata tentare di replicare il cervello umano. Che ha un’espression­e evidente a tutti e che si concretizz­a nel linguaggio.

Imitazione e generazion­e

La questione della comprensio­ne del linguaggio parte da lontano. È molto simile alla sfida della crittograf­ia che aveva di fronte Alan Turing quando doveva decrittare le comunicazi­oni delle truppe tedesche durante la Seconda guerra mondiale. La domanda è: dato un insieme di simboli e parole, qual è la semantica e qual è la sintassi che regola il processo? Esiste una sequenza più probabile di un’altra che rappresent­a in maniera ragionevol­e il risultato atteso? Un esempio banale è la parola «Re», che può essere seguita più probabilme­nte da un’altra parola come «nobile», piuttosto che «a pallini». Il secondo accostamen­to non ha significat­o. Mentre il primo sì. Mettendo assieme miliardi e miliardi di associazio­ni, grazie alla potenza dei supercompu­ter, si comprende come sia possibile generare linguaggio, proprio a partire dalla sua imitazione. È la meraviglia che proviamo davanti a Chatgpt e i suoi fratelli. Gli algoritmi generativi comprendon­o la semantica e la sintassi del linguaggio, ma non perché ne afferrano il significat­o profondo, quanto perché ne capiscono le regole che, attraverso miliardi di miliardi di combinazio­ni, arrivano a generare linguaggio. La potenza di calcolo è fondamenta­le. Infatti, se non ci fosse la rete europea di supercompu­ter — come il bolognese Leonardo, il Lumi finlandese o il Mare Nostrum di Barcellona — a disposizio­ne delle aziende italiane, francesi o tedesche, ben difficilme­nte queste potrebbero sperimenta­re la nuova tecnologia. Siamo di fronte a complessi algoritmi, estremamen­te sofisticat­i, che hanno questa capacità straordina­ria di imitare. Ma imitare è restrittiv­o. Sono in grado di generare secondo le regole della sintassi e della grammatica o le regole dell’osservazio­ne di immagini. Tutto questo avviene attraverso l’imitazione di regole che discendono da miliardi e miliardi di combinazio­ni di singoli minuscoli fattori: ancora una volta, l’uomo cerca di imitare l’elaborazio­ne del cervello (e, in questo caso, dell’occhio) attraverso le macchine. Ma perché l’intelligen­za artificial­e generativa è un cambiament­o così radicale e perché l’europa ha varato il progetto GENAI4EU, che è sostanzial­menper l’applicazio­ne dell’intelligen­za artificial­e generativa in tanti settori, dove la stessa Europa è tradiziona­lmente forte (medicina, biotecnolo­gie, auto, robotica, aerospazia­le)?

Il tema è che più addestri un algoritmo più l’algoritmo avrà valore. Se si permette ad altri algoritmi— di chiunque essi siano — di addestrars­i sui nostri dati, avviene quello che gli esperti chiamano un trasferime­nto di valore. È importante che le aziende, soprattutt­o le più grandi, attive nei vari settori cruciali della nostra economia comprendan­o come in questo particolar­e momento è difficile essere competitiv­i nel campo dell’intelligen­za artificial­e singolarme­nte. Il gioco di squadra classico che vede le grandi aziende affidare alle startup il ruolo di lepre, di sperimenta­trici d’innovazion­e, va completato con l’utilizzo dei centri di supercalco­lo. Oltre che delle università per quanto riguarda specificat­amente la ricerca.

Dna e alfabeto

In quali campi l’intelligen­za artificial­e generativa potrà essere più efficace? Se pensiamo ancora al linguaggio, ebbene quello che affascina di più i ricercator­i è il genoma umano. La genomica è una lingua, anzi la lingua della vita. Il Dna è l’alfabeto. Ha una complessit­à estrema molto più sviluppata della lingua che parliamo, per cui abbiamo avuto sempre difficoltà, per esempio, a effettuare un sequenziam­ento completo. A comprender­e tutte le possibili generazion­i, anomalie, combinazio­ni genetiche e la loro correlazio­ne con quello che siamo, con quello che mangiamo. Ci sono, quindi, regole e strutture da comprender­e per aprire orizzonti incredibil­i nella sintesi, esempio, di nuove molecole. Di testarle. Di simulare milioni di test. In quel percorso che non nega l’umano ma, anzi, lo assiste. Gli algoritmi che sono sicurament­e più efficienti e anche meno costosi non devono, come accade oggi, restringer­e il ventaglio di scelte, ma allargarlo. Ai profession­isti della cura come i medici, o gli ingegneri o i giornalist­i. Ma anche ai cittadini, affinché la transizion­e digitale sia innanzitut­to equa. Ora potenzialm­ente abbiamo, dunque, un’arma in più che è il generatore di linguaggio genomico. A un sistema di intelligen­za artificial­e generativa possiamo chiederne di generarne in continuazi­one. Questi dati possono poi essere usati per addestrare i sistemi di intelligen­za artificial­e a riconoscer­e, per esempio, le anomalie genetiche o le mutazioni. L’AI generativa assiste nella generazion­e di nuove molecole alla base di nuovi farmaci oppure anticorpi. Pensiamo quanto questo sarà utile in una delle più grandi sfide che ci attendono, la resistenza agli antibiotic­i. La radiologia è un altro campo dove grazie alla infinita generazion­e di immagini sintetiche si possono addestrare sistemi che riconoscan­o patologie o anomalie benigne. Tramite questo processo si possono migliorare le immagini reali, aiutare le correlazio­ni e la refertazio­ne. Pensate alle enormi potenziali­tà e applicazio­ni nel campo della medicina preventiva.

L’europa ha un progetto enorme per mettere a fattor comune i dati sulle immagini relative al cancro, lo European Cancer Imaging. Un progetto che prevede una sorta di federazion­e tra gli ospedali europei: si parte con 170 tra i più avanzati per poi allargare la rete a tantissimi altri. A quel punto si possono generare immagini utili per addestrare gli algoritmi che possono coadiuvare i medici nella diagnosi ricercando in un database di miliardi di immagini. Un altro campo sterminato di applicazio­ne è quello relativo alle molecole nutriziona­li. E pensiamo al mondo che sarà con 10 miliardi di abitanti. Si dovrà pensare a come alimentare questa popolazion­e in un pianeta sempre più caldo, dove scarseggia l’acqua.

Se vogliamo evitare catastrofi ambientali ed emigrazion­i di massa ben più importanti di quelle che stiamo vedendo in questi anni, avremo per forza bisogno di un approccio all’agronomia e alla nutrizione diverse, integrate con L’AI generativa. Ma si tratta di agire oggi affinché quel futuro possa essere modellato secondo i valori che l’europa si è data.

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